Boris Johnson è il nuovo primo ministro del Regno Unito. Uno dei più ferventi propugnatori della Brexit è l’uomo scelto dal suo partito per sciogliere la matassa nel quale il governo di Theresa May è rimasto imbrigliato. Johnson ha sconfitto, nelle primarie convocate dopo le dimissioni di May, il Brexiteer dell’ultima ora Jeremy Hunt, ottenendo il doppio dei suoi voti. Indicato come l’uomo forte che può condurre al termine le negoziazioni con l’Europa, Johnson potrebbe però incontrare più difficoltà di quanto immagina. Anche Theresa May nei primi tempi del suo mandato era circondata da un’aurea di intransigenza e determinazione, andata in frantumi davanti alle divisioni del suo partito proprio in tema di Brexit.
Il principale merito di Boris Johnson agli occhi dei Tory è quello di avere le carte in regola per sconfiggere Jeremy Corbyn nelle prossime elezioni, uno spauracchio non di poco conto. Ma è in gioco soprattutto la credibilità del partito. La strategia dei Conservatori è adesso quella di andare fino in fondo nella crisi e proporsi come coloro che hanno saputo maneggiare la patata bollente. Una crisi, quella della Brexit, che sta tenendo il paese sospeso ormai da tre anni.
La missione politica di Boris Johnson è quella di rinegoziare le condizioni per la Brexit concordate dall’ex-premier britannico, entro il 31 ottobre, e in caso di esito negativo imboccare la strada frastagliata del no-deal. Theresa May ha già visto il proprio accordo bocciato tre volte in Parlamento, aggiudicandosi persino il record della peggiore sconfitta in una votazione parlamentare. Cosa dovrebbe cambiare con Boris Johnson? Al momento, tra i parlamentari conservatori Johnson sta riscuotendo più opposizione che plauso.
Lo stesso giorno della vittoria di Boris Johnson, la ministra Anne Milton si è dimessa, mentre altri tre ministri conservatori, Philip Hammond, Rory Stewart e David Gauke, hanno dichiarato che si sarebbero dimessi entro 36 ore dall’eventuale elezione di Johnson. Lo stesso Gauke ha affermato che esiste una chiara maggioranza contro un eventuale no-deal. E l’Unione Europea ha ribadito più volte che non ci sarà alcun cambiamento decisivo nell’accordo raggiunto con Theresa May.
Il governo di Boris Johnson difficilmente potrà rimediare alla crisi politica che sta vivendo il Regno Unito. Ma è ancora più difficile che i Tory abbandonino il nuovo primo ministro, dopo averlo eletto. Johnson è un personaggio controverso e non gode di grande stima neanche nelle fila del suo partito. Ma per quanto fragile e sfilacciata, è l’unica fune cui i Conservatori possano appigliarsi.
Francesco Salmeri