Ucciso in un agguato mafioso ordinato da Leoluca Bagarella il 21 luglio 1979, Boris Giuliano, a capo della squadra mobile di Palermo, fu uno dei primi a intuire la rivoluzione criminale che si stava sviluppando nel capoluogo siciliano durante gli anni ’70 e a cogliere i primi segnali dei rapporti tra politica e Cosa Nostra.
Poliziotto brillante e determinato, con una spiccata intelligenza investigativa che lo portò a introdurre nuovi metodi di indagine per combattere i crimini di stampo mafioso. Grazie a questa sua prospettiva innovativa, Boris Giuliano riuscì ad ottenere ammirazione e stima anche a livello internazionale.
Cenni storici sulla vita di Boris Giuliano
Giorgio Boris Giuliano nasce il 22 ottobre 1930 a Piazza Armerina, in provincia di Enna. Passò parte della sua infanzia in Libia perché il padre era un sottufficiale della Marina militare assegnato al Paese nordafricano. Nel 1941, insieme alla famiglia, tornò in Sicilia e si stabilì a Messina. Qui, intraprese la carriera scolastica terminata nel 1956, anno in cui si laureò in giurisprudenza. Inizialmente, cominciò a lavorare in una piccola società di manifattura, “La Plastica italiana”, per poi decidere di trasferirsi a Milano.
Durante gli anni ’70 intraprese la carriera in polizia e sentì un forte richiamo alla sua terra d’origine tanto da richiedere il trasferimento a Palermo, dove nel 1976 divenne capo della Squadra mobile. In questa città erano anni difficili e segnati dalla lotta alla criminalità. La mafia uccideva senza scrupoli chiunque si rivelava un ostacolo per la riuscita delle loro intenzioni.
Boris Giuliano, però, nonostante la sua carriera basata su indagini rischiose nella lotta alla criminalità organizzata, riuscì a coltivare e a non trascurare l’amore che provava nei confronti della sua famiglia. L’affetto per i tre figli (Emanuela, Alessandro e Selima) e per la moglie Maria Leotta lo hanno reso prima di tutto un padre amante delle piccole cose, ma anche un uomo con un grande sentimento di giustizia e voglia di verità.
La carriera internazionale e le innovazioni introdotte nei metodi di indagine investigativa
Durante la sua attività in servizio, Boris Giuliano fu impegnato in moltissime azioni focalizzate a contrastare la criminalità organizzata.
Negli anni ’70, le tecnologie e gli strumenti legislativi a disposizione delle forze dell’ordine per contrastare la criminalità, in questo caso di stampo malavitoso, erano pochi e limitati. Ma grazie alle sue doti innate di investigazione, Boris Giuliano riuscì a introdurre nuove tecniche e metodologie finalizzate specialmente alla lotta contro l’attività mafiosa.
L’intuizione del capo della Squadra mobile di Palermo fu essenziale per l’adozione di nuovi sistemi utili per semplificare e rendere più precise le indagini. Come, ad esempio, l’introduzione di schede informative con le quali si riuscì a stabilire una sorta di mappa dei pregiudicati e che, poi, ha consentito la creazione di uno schema delle famiglie mafiose e dei loro contatti.
Il motto “Follow the money”
Essendo uno dei pochi poliziotti a conoscere l’inglese, Boris Giuliano riuscì a perfezionare le sue doti investigative partecipando a corsi specialistici presso la sede dell’FBI a Quantico, in Virginia. Tale interscambio si rivelò un’occasione per instaurare un ottimo rapporto di collaborazione con i colleghi statunitensi. Ciò fu fondamentale per la scoperta di collegamenti esistenti tra Cosa Nostra e i narcotrafficanti degli USA.
“Follow the money” era il motto della strategia investigativa fondata su indagini bancarie al fine di identificare i capitali illegali e i traffici internazionali. Fu il primo investigatore italiano che riuscì a tracciare il flusso di denaro tra Sicilia e USA. Tale strategia verrà poi molto apprezzata dal giudice Giovanni Falcone, con il quale aveva stabilito un rapporto di fiducia e stima reciproca.
Proprio tra le ultime operazioni condotte da Boris Giuliano si ricorda quella del 1979. Venne smantellata una rete di narcotraffico tra Palermo e New York gestita dal clan dei corleonesi. Vennero sequestrati 500.000 dollari e grandi quantità di droga all’aeroporto di Palermo. Pochi giorni dopo, a New York fu trovata una partita di eroina spedita proprio dal capoluogo siciliano dal valore di 10 miliardi di lire.
L’omicidio di Boris Giuliano
Boris Giuliano viene assassinato, con 7 colpi di pistola sparati alle spalle, il 21 luglio 1979 presso il bar Lux in via Francesco Paolo Di Blasi, a Palermo.
Il movente dell’omicidio, avvenuto per mano del cognato e braccio destro del boss Totò Riina, Leoluca Bagarella, è riconducibile all’impegno del capo della Squadra mobile di Palermo in questioni legate all’indagine su un’evasione fiscale simile a quella che poi verrà definita Tangentopoli.
“Il talento investigativo di Boris Giuliano e gli innovativi metodi di indagine restano ancora oggi la grande eredità lasciata dal capo della Squadra mobile, ucciso 44 anni fa dalla mafia. Ancora oggi è doveroso ricordare il sacrificio di uno dei primi poliziotti che portò avanti una dura lotta contro Cosa nostra”
Queste sono le parole del sindaco palermitano, Roberto Lagalla, intervenuto stamattina durante la commemorazione ufficiale in ricordo del capo della Squadra mobile di Palermo.
Boris Giuliano viene ricordato anche dall’ottava circoscrizione che ha approvato con voto unanime la richiesta della consigliera Giuseppina Chinnici. Tale mozione prevede l’impianto di un albero di alloro. “L’albero dell’immortalità” verrà piantato nel luogo dove é avvenuto l’omicidio, ovvero in via Di Blasi.
Andrea Montini