Il 20 aprile scorso il Presidente cileno Gabriel Boric ha annunciato un piano di nazionalizzazione del litio per il suo Paese. A suo parere, porterà allo sviluppo di un’economia sostenibile, ma gli ostacoli non mancano e sono molte le perplessità e le contraddizioni.
L’annuncio di Boric
A circa un anno di distanza dalla sua elezione, Gabriel Boric il 20 aprile ha presentato in un discorso tv alla nazione la Strategia Nazionale per il Litio. Il Presidente, leader del partito progressista Convergencia Social, vuole garantire con la nazionalizzazione del litio «la lotta contro la crisi climatica e un’opportunità di crescita economica che difficilmente si ripeterà nel breve termine».
Il litio, infatti, è un metallo molto presente in Cile e che riveste un ruolo di fondamentale importanza nella transizione energetica. Nello specifico lo si utilizza soprattutto negli accumulatori di energia dei veicoli elettrici e in sistemi di storage per l’accumulo di energia rinnovabile. Per il Presidente Boric, quindi, il monopolio pubblico darebbe la possibilità di sviluppare la mobilità elettrica e la produzione energetica green al suo interno.
Tuttavia, la strategia prospettata nel discorso televisivo presenta una serie di contraddizioni e ostacoli che generano incertezza e sconvolgono i mercati. Le principali aziende minerarie di Litio a seguito del discorso hanno diminuito i loro investimenti nel Paese, nonostante Boric voglia “nazionalizzare” continuando il partenariato pubblico-privato. Le comunità indigene cilene inoltre vedono nello sviluppo minerario “ecosostenibile” una minaccia per i loro territori. In tutto questo, la crescente inflazione e la scarsa disponibilità di capitale stanno ostacolando la crescita economica e stanno portando il paese verso la recessione.
Nazionalizzazione del litio: le prospettive del Presidente
Nel suo discorso alla Cadena Nacional incentrato sulla strategia di nazionalizzazione, Boric ha cercato di dimostrare gli effetti positivi di essa. Innanzitutto ha voluto evidenziare la considerevole produzione nazionale di litio. La produzione di cui dispone il paese, concentrata esclusivamente nel Salar De Atacama, corrisponderebbe al 30 per cento mercato globale. Di conseguenza, secondo il Presidente, la nazionalizzazione del litio darebbe una notevole opportunità economica al Paese se lo Stato se ne appropriasse per fini pubblici. La percentuale presentata, in realtà, è più bassa e corrisponde al 24,8 per cento, ma comunque va ad essere significativa nel caso in cui la manovra politica fosse favorevole all’economia.
Non solo i cileni godrebbero di ciò: le potenzialità minerarie del Paese, su cui si è subito dopo soffermato, favorirebbero la produzione del litio. Con ben 60 lagune saline da cui probabilmente si potrebbe estrarre litio, il Cile ha effettivamente il 41 per cento delle riserve mondiali del metallo. Lo sviluppo, di conseguenza, a detta sua porterebbe con la nazionalizzazione una maggiore distribuzione delle risorse. Tuttavia, delle lagune, che andrebbero esplorate, ha ammesso che si dovrebbe valutare il potenziale estrattivo e bisognerebbe tener conto delle aree in cui si svolge la pesca.
Oltre che di quest’ultime, ha inoltre precisato che bisogna tenere conto il valore delle comunità indigene delle lagune, da proteggere perché «casa di una cultura millenaria». In aggiunta non ha potuto non considerare il fattore ambientale. Ha garantito conseguentemente il minor impatto possibile negli ecosistemi facendo anche affidamento nelle capacità dei cileni di saper creare in futuro tecnologie estrattive migliori. Ma qui, alle parole di Boric, iniziano a dischiudersi dei dubbi sulla strategia di nazionalizzazione del litio.
«Il nostro progetto è l’erede di una lunga traiettoria storica»
Sono queste le parole del suo discorso di inizio mandato, le quali si pongono in continuo con la speranza di una nuova economia come avvenuta tempo addietro. Boric, infatti, si fa erede di un progetto di ristrutturazione economica iniziato con Salvador Allende, politico marxista alle redini del Paese negli anni Settanta. Come lui, ha voluto attuare una strategia di nazionalizzazione delle risorse minerarie perseguendo la redistribuzione delle ricchezze.
Sotto la sua influenza sta tenendo peraltro fede all’impegno socio-economico promosso in campagna presidenziale: contrastare l’incredibile diversità salariale che da diverso tempo caratterizza il paese. E lo ha ribadito il 20 aprile.
A dispetto di Allende, però, il Presidente si trova ad affrontare una situazione economia assai diversa. L’economia del paese, difatti, va in contrasto con la tutela ambientale e non si può garantire un aumento della produzione di Litio. Le conseguenze, altrimenti, sarebbero una maggiore deturpazione dell’ambiente circostante e l’aumento delle emissioni di anidride solforosa, un gas serra responsabile delle piogge acide.
Ciononostante, al contempo non si può fare a meno dell’espansione del settore minerario, in quanto rappresenta un campo di battaglia per la vendita di litio. Le aziende private che si occupano di litio stanno cercando con ogni sforzo di abbassarne il costo di produzione per renderlo più appetibile al mercato. Tra queste, la cilena SQM e l’americana Albermarle si contendono il mercato nazionale da diversi anni contro l’ambiente, come riportato dal The Guardian. Il governo, in tutto questo, peraltro rimane inerte: è costretto a concedere terreni in mano ai privati perché altrimenti l’intera economia nazionale collasserebbe. Senza un’espansione dei privati, appunto, l’alto prezzo del litio porterà a una diminuzione del prodotto interno lordo. La nazionalizzazione del litio si rivelerebbe fallimentare, poiché nello specifico lo Stato non ha né i capitali né l’esperienza di cui dispongono i privati.
Il governo dunque si trova immobilitato
Boric, con la sua sinistra che si trova al potere di conseguenza è consapevole di non poter attuare attuare delle politiche di nazionalizzazione, a maggior ragione dentro una coalizione molto diversificata nelle camere. E Boric nel suo stesso discorso velatamente lo rivela, in quanto «il privato avrà un’opzione preferenziale (…) in collaborazione con una società statale».
Il privato, allora, rimarrà in piedi, e la Strategia Nazionale si tratta solo di una mossa politica tesa a favorire l’opinione pubblica. La nazionalizzazione del litio nei fatti manterrà lo status quo dell’economia nazionale. Tanto quanto prospettato, la partnership pubblico-privato non favorirà il processo di redistribuzione delle risorse economiche del paese, perché il secondo avrà più rilievo del primo sul mercato o altrimenti quest’ultimo verrebbe meno.
L’annuncio di Boric, per di più, contemporaneamente non favorirà le imprese stesse. Già con l’annuncio del 20 aprile SQM e Albermarle hanno calato i loro investimenti nel pomeriggio del giorno successivo. Seppur quest’ultima ha dichiarato che la strategia di nazionalizzazione non interferirà con il suo business, i suoi investimenti sono calati del 10 percento. Gli investimenti invece della SQM, che monitorerà l’iniziativa governativa, sono scesi persino del 18 per cento. Il che è significativo, dato che è il segnale di un cambio di programma per le imprese, le quali cercheranno di delocalizzarsi in aree più favorevoli. Tra queste, probabilmente l’Australia sarà la più favorita, visto che sta espandendo le proprie aree estrattive per contrastare la competitiva produzione cilena. Il Cile con l’attuazione di questa strategia non sarebbe così più in grado di fronteggiare il mercato globale, a dispetto delle sue intenzioni. Oltre a ciò, non è da escludere che in futuro gli investimenti potrebbero diminuire ulteriormente. Se poi si considerano i contratti di estrazione dei privati, la situazione già instabile di per sé potrebbe peggiorare con la nazionalizzazione del litio.
Il governo indirizzerà le imprese ancor più all’estero se non rinnova i contratti
Le imprese, infatti, temono che i loro contratti di estrazione, attraverso solo si possono estrarre minerali in Cile, non vengano rinnovati. La nazionalizzazione del litio ha rappresentato in tutto per tutto un segnale oppositivo da parte del governo. La qual cosa, considerando che Albermarle ha la scadenza di contratto nel 2043 e soprattutto SQM nel 2030, va a costituire un pericolo. Boric a riguardo non ha fornito alcuna rassicurazione, eccetto la prosecuzione dei contratti.
Le imprese, non solo SQM e Albermarle, hanno bisogno tuttavia di certezze per muoversi all’interno del mercato cileno in congiunzione con lo Stato. In caso contrario, potrebbe davvero essere possibile per loro un ritorno delle concessioni allo stato in basa alla legge 18248 (art. 1). Quello in cui sperano da parte del Presidente in carica è proprio l’opposto, affinché ci sia una precisa strategia che non le vada ad eliminare nel paese né porti alla nazionalizzazione del litio. Nonostante appunto le dichiarazioni fatte da SQM e Albermarle, quest’ultime rivelano una perplessità generale sul mercato e bisogna arginarla.
Parlare di nazionalizzazione del litio si rivela dunque preoccupante e non bisognerebbe presentarlo, agli occhi dell’opinione pubblica, come qualcosa di positivo, bensì di controproducente per il Cile. Parlare, al contrario, di partenariato sarebbe più utile, dando rilievo a come il rapporto tra pubblico e privato sia fondamentale per lo sviluppo sostenibile del paese. Ma soprattutto, sarebbe doveroso parlare di una cooperazione tra Cile ed Unione europea, a maggior ragione poiché quest’ultima rappresenta il principale paese importatore di litio dal Cile. L’Unione europea garantirebbe non solo lo sviluppo del settori minerario, ma anche favorirebbe l’industrializzazione del paese.
È necessario favorire l’industrializzazione del Paese per uscire dall’impasse economico a cui si sta ulteriormente portando con la nazionalizzazione del litio
Solo in questo modo sarà possibile per il Cile avviarsi a un processo di sviluppo. Per farlo, in primo luogo bisogna che il paese favorisca i risparmi e aumenti la valuta del Peso, la moneta cilena. Così facendo, in seconda istanza lo Stato potrà comprare capitali dall’estero e attirare le imprese. Il tutto deve chiaramente seguire le indicazioni del Consiglio Fiscale Autonomo, il quale, richiamato anche dallo stesso Boric nel discorso, cercherà di diminuire il debito galoppante da nove anni e di tenere a bada l’inflazione.
In questo modo non solo nel paese si instaurerà un circolo economico tra industriali e imprese, bensì anche lo stesso sviluppo sostenibile. Il paese di questo passo potrà disporre per esempio di industrie per la mobilità elettrica, oppure di industrie per le turbine e i pannelli solari. Come conseguenza, i cileni avranno un più facile accesso ad auto e altri veicoli elettrici, e di tecnologie green per la casa e per altri servizi pubblici. In più godranno di di quest’ultime con una bolletta notevolmente alleggerita come dimostra uno studio, aumentando i consumi e a seguire il reddito nazionale.
A ciò è doveroso aggiungere gli effetti che avranno sulla riduzione delle emissioni, oltre che sulla riduzione di acqua ed energia. La cooperazione con L’Ue, infatti, faciliterà l’invenzione di nuove tecnologie più sostenibili, che ad esempio diminuiscono la quantità d’acqua e di energia necessaria per le estrazioni minerari. Rispetto a ciò, tuttavia, le ricadute sociali non saranno altrettanto positive.
Greenwashing e aziende minerarie
Le compagnie minerarie stanno occupando la nostra identità per mostrare un’immagine pulita al mondo per l’estrazione di acqua di litio, che non è il caso
Sono le parole di Christian Espíndola, un contadino indigeno Atacameñan, riportate da Cnbc in un reportage. Ogni progetto minerario, compresi quelli sul litio, infatti va a portare problemi sociali alle comunità indigene cilene, le quali si sentono portare via la loro terra assieme alle loro tradizioni. Tali problemi vengono spesso coperti con strategie pubblicitarie che attribuiscono un loro valore ecologico alle miniere. Bisogna, come ha detto lo stesso Presidente, cercare di tenere in considerazione l’aspetto sociale, così come, parlando di problemi sociali, migliorare le condizioni precarie attuali dei minatori. Ed è questo che si dovrebbe seguire, cercando di limitare il più possibile le ricadute sociali.
Intanto, comunque, sarà necessario promuovere l’industrializzazione del paese anche con la decentralizzazione della regione di Antofagasta, in cui si concentrano i laghi salini, annunciata anche dallo stesso Boric. Facendo questo sarà più facile la gestione burocratica delle aziende minerarie e non. L’industrializzazione è la chiave d’uscita dallo schiavismo della globalizzazione.
Senza di essa, il paese sarà sempre soggetto alla compravendita del litio e alla fluttuante variabilità dell’indice dei prezzi. E i paesi sviluppati stranieri avranno sempre un’influenza notevole sul paese, andando a incoraggiare l’ascesa di regimi autoritari e in contemporanea leggi come la legge Naín-Retamal. Il Governo di Boric deve discostarsi dalla nazionalizzazione del litio, e cercare, attraverso anche le giuste iniziative per espandere il settore minerario, di adottare un dualismo economico fra Stato e privato per favorire inoltre l’industrializzazione.