Bordeaux, capoluogo della Nuova Aquitania, è una cittadina francese che sorge sulle rive della Garonna, meta turistica sorprendente non solo per gli appassionati di enologia, ma anche per il suo ricco passato storico.
Nel 18esimo secolo, Bordeaux divenne oggetto di una grossa trasformazione urbanistica e sociale, grazie a una crescita economica senza precedenti. Un periodo storico ricco di cambiamenti in Europa, durante il quale iniziò a svilupparsi l’Illuminismo, il movimento politico, sociale ed economico che pose la ragione, la critica e l’uso della scienza al centro del dibattito letterario e culturale.
Ma come spesso succede nella storia, accanto a una ripresa, a un movimento di rinnovamento esiste sempre un rovescio della medaglia, più oscuro, più nero. Abbiamo sottolineato come Bordeaux crebbe grazie a una rinascita economica senza precedenti: rinascita collegata agli introiti generati dal commercio di schiavi.
Compravendita incentivata da una forte ondata migratoria di cittadini Aquitani verso i Caraibi, Santo Domingo in particolare, movimento che crebbe e prosperò fino al 1848, quando venne abolita schiavitù in Francia.
Quattrocentoottanta viaggi: tante furono le spedizioni organizzate dai cittadini di Bordeaux che trasportarono oltre 150,000 schiavi, barattati con merci di vario tipo in Africa e che passavano dalle città francesi, in primis Nantes, prima di compiere la traversata dell’Atlantico.
Un viaggio che oggi sappiamo essere stato un’agonia, una vera e propria tortura, dove l’uomo non era più tale ma diventava merce, una bestia diretta a una vita di lavori forzati.
Ma a differenza di altre città europee, Bordeaux ha iniziato nel 2006 un percorso a ritroso nella memoria, posizionando piccole targhe commemorative lungo le rive del fiume. Nel 2019, è stata eretta una statua in onore di Modeste Testas, una schiava acquistata da dei fratelli di Bordeaux.
Statua che fa parte della Memorial Route, un percorso che comprende non solo le installazioni storiche ma anche sale apposite nel Musée d’Aquitaine.
Un percorso di riconoscimento che quest’anno ha portato a montare cinque targhe commemorative sotto i nomi di altrettante strade famose della cittadina francese: perché cambiare i nomi quando si può contestualizzare il periodo storico e raccontare la vita di chi ha lavorato nel commercio schiavista?
Ad esempio, la targa su Rue David Gradis cita “mandò 221 navi verso le colonie tra il 1718 e il 1789, delle quali 10 furono impiegate nella tratta degli schiavi”, il tutto completo di codice QR per ricevere più informazioni.
Una scelta interessante e controcorrente, che si pone fortemente in antitesi con le proteste americane a seguito della morte di George Floyd, che sfociano in veri e propri atti di vandalismo contro statue che raffigurano il passato schiavista e colonialista americano, non ultimo il tentativo di abbattere la statua di Andrew Jackson, Presidente responsabile del cosiddetto “Sentiero delle Lacrime” (la deportazione forzata dei nativi americani).
Proteste che raggiungono anche l’Europa: recentemente è finita nel mirino anche la statua di Jean Baptiste Colbert, autore del Code Noir, una raccolta di leggi emanata nel 1685 che regolamentava la schiavitù nelle colonie.
Cancellare le tracce o ricordare, integrando con ciò che sappiamo ora? La storia ci lascia sempre interdetti, mutevole e sempre diversa a seconda delle epoche da cui la si studia. Dimenticare però non è mai possibile. E allora perché non spiegare, per andare avanti?
Chiara Nobis