Abbiamo imparato ad essere sommersi da bonus di ogni tipo da quando siamo stati travolti dalla pandemia. L’idea di fondo era legata ad affrontare il periodo emergenziale con minore difficoltà ma, a quanto pare, complice anche la crisi energetica, la necessità di sostegni economici non si è ancora esaurita, anzi! Ed ecco affacciarsi l’ipotesi anche del bonus 20.000 euro per chi si sposa. Ma solo con rito religioso.
Ovvio che una proposta di questo tipo non poteva che destare malcontento e critiche, tra chi contesta l’utilità di un tale bonus e chi ne chiederebbe l’estensione a tutti i matrimoni, non solo a quelli celebrati in Chiesa.
Senza contare che l’incentivo in questione sarebbe vincolato a determinati requisiti, che ridurrebbero la platea dei beneficiari a pochi fortunati.
Vediamo dunque in cosa consiste questo bonus 20.000 per chi si sposa in Chiesa.
La proposta di legge firmata Lega
Il ‘bonus matrimonio’, come è stato immediatamente ribattezzato, è oggetto di una proposta di legge, presentata il 19 novembre 2022 dai deputati leghisti Domenico Furgiuele (vicecapogruppo), Simone Billi, Ingrid Bisa (segretaria della Giunta per le Autorizzazioni), Alberto Gusmeroli (presidente della commissione Attività produttive) ed Erik Pretto. La proposta era già stata presentata in maniera identica, sempre dalla Lega, nel 2018, non giungendo all’esito sperato.
Lo scopo sotteso mirerebbe ad incentivare un settore, come quello che ruota intorno ai matrimoni, duramente colpito dal 2020 ad oggi.
In cosa consiste
Il ‘bonus matrimonio’ di cui stiamo parlando ammonterà a 20.000 euro e sarà ripartito in cinque rate annuali di pari importo attraverso le detrazioni delle spese sostenute e opportunamente documentate nella dichiarazione dei redditi.
L’importo non verrà dunque corrisposto in un’unica soluzione e si dovrà aspettare l’anno successivo per vedersi rimborsare, intanto, la prima quota dei 20.000 euro attraverso il proprio sostituto d’imposta, l’Inps o l’Agenzia delle Entrate.
Requisiti per beneficiare del bonus 20.000 euro
Come anticipato, il bonus 20.000 euro dovrebbe essere rivolto, secondo il testo originario e salvo eventuali modifiche in sede di discussione, solo a coloro che contrarranno matrimonio religioso. Ma non è tutto.
Tra i requisiti richiesti per poter godere di questo incentivo è necessario essere coppie under 35, avere cittadinanza italiana da almeno 10 anni e avere un indicatore della situazione economica equivalente non superiore a 23.000 euro e a 11.500 euro a persona. Anche in questo caso dunque, come avviene per molti bonus, il reddito rappresenta un elemento fondamentale per poter beneficiare del sostegno economico.
Quali spese sono incluse
Nulla è invece ancora trapelato con riguardo alle specifiche spese che consentiranno di usufruire del bonus. Bisognerà infatti attendere l’approvazione della proposta di legge per conoscerne tutti i dettagli.
Saranno però sicuramente incluse le spese legate alle decorazioni floreali, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere, il parrucchiere, il make-up e il servizio fotografico.
Cosa non piace del ‘bonus matrimonio’
Immediate sono state le critiche da parte delle forze politiche dell’opposizione, e non solo.
Incisive sono state le parole di Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay Lgbt+, che ne ha messo in discussione la costituzionalità laddove la proposta di legge passasse circoscrivendo il bonus solo ai matrimoni celebrati in Chiesa: “La proposta fatta dalla Lega (…) non rispetta la Costituzione. La Costituzione prevede che l’Italia sia uno stato laico e questo lo ricordiamo sia a Salvini che al Governo. Quanto proposto è inaccettabile e irrispettoso della Costituzione, pertanto ci auguriamo che questa proposta sia cancellata, altrimenti attueremo tutte le azioni possibili per evitare che la proposta passi. Si tratta di una vera e propria interferenza inaccettabile verso la laicità dello Stato, i bonus non possono discriminare tra religiosi e laici”.
Sulla stessa linea anche Italia Viva, PD e Più Europa.
Inoltre anche Serena Ranieri, presidente Federmep (Feder matrimoni ed eventi privati), prima associazione di categoria nazionale dei professionisti e delle aziende del settore, ha espresso perplessità verso la proposta di legge leghista, soprattutto a seguito del mancato interpello dell’associazione stessa, che avrebbe potuto dettagliare le esigenze odierne del settore.
Calo dei matrimoni religiosi?
Ciò che è stato evidenziato in particolare è un interesse proteso a voler, in un qualche modo, finanziare i matrimoni religiosi.
Questo aspetto sembrerebbe fondarsi su un calo di celebrazioni religiose, almeno dal 2016 ad oggi, come aveva fatto notare già il deputato Furgiuele nel 2018 in occasione della presentazione della precedente proposta di legge. E il motivo dipenderebbe dai maggiori costi legati ai matrimoni religiosi rispetto a quelli civili.
Le modifiche al bonus 20.000 euro annunciate dalla Lega
A seguito della polemica nata dentro e fuori il mondo politico, si è parlato di una retromarcia da parte della Lega. In realtà la proposta non è stata ritirata ma il deputato proponente Furgiuele ha annunciato che la platea dei beneficiari sarà allargata, includendovi tutti i matrimoni, a prescindere dal rito di celebrazione adottato.
Se così fosse, probabilmente, si potrebbe attenuare la tensione principalmente nata intorno al principio di laicità dello Stato italiano. Resterebbero però comunque insoddisfazioni legate al requisito anagrafico e al tetto reddituale.
Sabrina Maestri