Alfonso Bonafede: come salvarsi dalle mozioni di sfiducia senza fare nulla

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Oggi, in Senato, è andata in onda una puntata della telenovela “Il fuoco di paglia”. Guest star: il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Migliori attrici non protagoniste? Le due mozioni di sfiducia presentate contro di lui e bocciate. In Senato, oggi si poteva fare la storia ma, come più spesso accade, non si è fatto nulla.





Alfonso Bonafede ha iniziato la giornata del 20 maggio 2020 da Ministro della Giustizia e la concluderà allo stesso modo, salvo sorprese nel dopocena. Complice dei senatori che prima lanciano il sasso e poi tirano indietro il braccio è sicuramente il clima post apocalittico della pandemia, con quel pretesto tutto sommato condivisibile che ci fa pensare “Bella la crisi di governo, ma non ci vivrei”. Insomma, non fossimo in pandemia a barcamenarci tra fase 3 e stabilità degli affetti, potremmo pure riempire le giornate a parlare di elezioni subito, rimpasti e scioglimento delle Camere, ma per ora la crisi sembra scongiurata. Riassumendo: dopo due mandati come ministro della Giustizia, ci si è accorti che Alfonso Bonafede non è proprio il massimo come Guardasigilli. Incredibile, sono serviti solo tre anni. Di solito ce ne impieghiamo venti, in Italia.



I dati della mozione

Contro Bonafede sono state presentate due mozioni di sfiducia. Bonafede non piace né a destra né a sinistra, praticamente come Renzi, solo che lui qualche fan a destra lo ha. Comunque, +Europa, il partito di Emma Bonino, ha presentato una mozione che ha ricevuto 124 sì e 158 no (oltre a 19 astenuti), mentre il centrodestra ha raccolto 131 sì e 160 no (con un astenuto). Bonafede, quindi rimane al suo posto. Ago della bilancia è stato sicuramente Matteo Renzi, Mister 3%: Italia Viva da giorni cavalcava il clima frizzante da crisi di governo, ma poi alla fine ha votato contro le mozioni. Secondo i giornali, dietro questa conversione sulla via del Senato ci sarebbero promesse di incarichi da parte dei compagni della maggioranza e lo sblocco di alcuni fondi relativi all’edilizia.



Il clima dei giorni scorsi

Allora, Alfonso Bonafede da qualche giorno è al centro della polemica. No, stavolta non ha fatto gaffe su dolo e colpa. No, nemmeno sugli innocenti che non vanno in carcere. Questa volta il polverone è stato sollevato dal magistrato Nino Di Matteo a Non è L’Arena di Massimo Giletti, trasmissione assurta a primo grado di giudizio evidentemente dalla riforma sul processo penale. Insomma:  Nino Di Matteo ha detto che la sua mancata nomina (prima promessa e poi mai concretizzata) a un prestigioso incarico al ministero della Giustizia sia stata motivata da presunte pressioni ricevute da boss mafiosi.

A stupire delle dichiarazioni erano state parecchie cose. In primis, i Cinque Stelle hanno sempre fatto di Di Matteo un’icona della loro lotta alla corruzione. Che proprio il tuo idolo ti scarichi e ti tratti a pesci in faccia è una bella umiliazione. E’ come scoprire che il tuo cantante preferito è uno stronzo. Bonafede ne poteva uscire molto bene e invece si è proprio impegnato per non fare nulla di particolarmente convincente. Su questo bisogna dare ragione a Mariastella Gelmini (ripetiamo: bisogna dare ragione a Mariastella Gelmini): o si dimette il ministro o si dimette il magistrato. E invece nulla.

Su cosa si votava oggi?

Oggi però si votava su altro. Il centrodestra dava contro al ministro per le scarcerazioni avvenute durante l’epidemia, a beneficio di alcuni boss mafiosi. E questa era la prima delle due mozioni di sfiducia contro Bonafede. Emma Bonino, invece, ce l’aveva con il suo approccio giustizialista e populista sul tema della carcerazione, con un aumento non giustificato delle intercettazioni.

La Bonino, in pratica, si è trovata nell’ironica posizione di difendere Bonafede sulla questione presentata dal centrodestra. Ha ricordato infatti che «i boss al 41 bis scarcerati sono 3, di cui 2 malati e ultraottantenni. Nella lista dei 300 [scarcerati, ndr], oltre 120 non hanno mai avuto il primo grado, e 200 neanche una condanna». +Europa invece rimproverava al ministro Cinque Stelle questioni più di principio, come le lacune sulla riforma della giustizia, le gravi mancanze relative al fine rieducativo della pena e le lesioni del principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

“Non chiediamo le sue dimissioni perché ora è lei ad essere sospettato, ma perché riteniamo intollerabile che al ministero della Giustizia sieda un rappresentante della cultura del sospetto

Dall’intervento in Senato della sen. Emma Bonino, +Europa

Anche oggi Renzi show

Verso mezzogiorno ha preso la parola il senatore Renzi che fondamentalmente ha detto che sulle mozioni di sfiducia a Bonafede avevano ragione tutti ma che Italia Viva avrebbe votato no. Insomma, non l’avrebbe sfiduciato. “Noi non siamo come voi”: gli ha tuonato. Ha ricordato infatti tutte le mozioni di sfiducia presentate da Bonafede e Movimento 5 Stelle in questi anni. Ripresa per l’occasione anche una vecchia intervista di Bonafede ad Annalisa Cuzzocrea, in cui, nel 2016 Bonafede diceva che se anche uno fosse stato pulito ma sospettato, si sarebbe dovuto dimettere. Ha sostenuto di come sarebbe stato facile per lui e per il suo partito vendicarsi con il piatto d’argento della sfiducia di questa mattina.

Non sono mancati i riferimenti al suo passato e a quello dei suoi famigliari. Ma poi Renzi ha detto di aver visto dei forti segnali da parte del presidente Conte in questi giorni e di essersi convinto a confermare la fiducia al Ministro. Ha chiesto poi a un sollevato Bonafede di essere ministro della Giustizia e non dei giustizialisti.

Tu chiamale se vuoi mozioni

“Tacci tua, ci hai fatto prendere un colpo”, avrebbe potuto sibilare Bonafede da sotto la mascherina, in risposta a quel mattacchione di Renzi. Il problema, però, non è votare sì o no a una mozione di sfiducia a Bonafede oggi o domani. Il problema è che i giochi di palazzo hanno messo Bonafede a fare il Guardasigilli e saranno solo i giochi di palazzo a toglierlo. Non sarà la sua inadeguatezza, la sua incompetenza o quella doppia morale giacobina tutta 5 Stelle a spostarlo di un millimetro. Questa volta c’è la situazione delicata della pandemia e ce la facciamo andare bene così. Tutto sommato chi avrebbe voglia di ripiombare nel clima da campagna elettorale, con la recessione da una parte e il Vinci Salvini dall’altra?

Ci si riempie la bocca di paroloni come “malapolitica”, “malgoverno” e “incompetenza”, poi, però la baracca della mediocrità sta in piedi anche grazie a episodi come quello di oggi. Per alcuni non c’era alternativa a respingere la sfiducia a Bonafede, ma per molti altri, il voto di oggi non ha avuto nulla a che fare con Bonafede. Peccato.

Elisa Ghidini

 

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