Nuovo bombardamento israeliano su una scuola dell’UNRWA nella Striscia di Gaza: almeno 16 morti

Bombardamento israeliano su una scuola dell'UNRWA

Ieri, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno effettuato un attacco sulla scuola di Al-Jaouni, gestita dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi (UNRWA), situata nel campo profughi di Nuseirat, nel governorato di Deir al Balah, al centro della Striscia di Gaza. Il bombardamento israeliano su una scuola dell’UNRWA ha causato la morte di 16 persone e il ferimento di circa 75 altre, molte delle quali donne e bambini. La struttura era da tempo usata nella Striscia di Gaza come un rifugio e zona più sicura per tutti i rifugiati palestinesi, in particolare quelli sfollati da Rafah. L’IDF ha giustificato il bombardamento sulla scuola Al-Jaouni come rifugio per i “terroristi di Hamas”.

Dichiarazioni delle parti coinvolte

Le IDF hanno giustificato l’attacco sostenendo che l’edificio era utilizzato da militanti del braccio armato di Hamas per attività ostili. Nonostante ciò, Hamas ha prontamente smentito queste affermazioni, alimentando ulteriormente le tensioni già elevate nella regione. Le informazioni sul bombardamento israeliano su una scuola dell’URNWA sono state pubblicate dal Ministero della Sanità della Striscia di Gaza e dall’agenzia stampa AFP.

Dal canto loro, le forze di occupazione israeliane hanno sottolineato l’unica volontà di annientare Hamas, il loro nemico, e di limitare i danni dei civili. Le loro spiegazioni infatti riguardano l’uso dell’infrastruttura scolastica: “un nascondiglio da cui venivano pianificate e realizzate operazioni terroristiche contro le nostre forze operative nella Striscia di Gaza”. Questa è la profonda ragione del progetto di annientamento, apartheid e colonialismo dello Stato di Israele contro il popolo palestinese.

L’esercito israeliano, pur non commentando direttamente l’attacco alla scuola di Al-Jaouni, ha annunciato di aver distrutto un lanciarazzi di Hamas situato vicino a rifugi civili a Deir al-Balah, dichiarando di agire in risposta a minacce dirette da parte di Hamas. Hamas ha invece dichiarato, in risposta alle accuse dell’IDF, che il bombardamento israeliano su una scuola dell’UNRWA è il “chiaro obiettivo di sterminare la nostra gente”. Oltre a ciò, Hamas ha poi smentito qualsiasi presenza nella scuola Al-Jaouni. 

Conseguenze dell’attacco

Le immagini successive al bombardamento israeliano su una scuola dell’UNRWA mostrano scene di devastazione simili a quelle viste pochi giorni prima, quando altre due scuole delle Nazioni Unite erano state colpite. Gli attacchi israeliani avevano già colpito altre scuole qualche mese fa, causando in una delle infrastrutture almeno 40 morti.

Secondo le informazioni rilasciate dal Ministero dell’Istruzione di Gaza, circa 280 scuole, di cui 65 gestite dalle Nazioni Unite, sono state distrutte con raid e violenti bombardamenti. Le descrizioni sono sempre le stesse: fumo denso e molte persone con mancanza di ossigeno, mobilia distrutta e rischio continuo di incendi, urla di madri disperati e bambini feriti. La scuola di Al-Jaouni ospitava migliaia di sfollati, molti dei quali hanno perso la vita o sono rimasti feriti.

Secondo l’agenzia palestinese Wafa, l’edificio era adibito a rifugio per sfollati interni. Le testimonianze raccolte da Al Jazeera descrivono un quadro tragico: ambulanze incessantemente all’opera per trasportare i feriti all’ospedale Al-Aqsa, dove si registrano corpi mutilati e decapitati.

Raid nel Nord della Striscia e in Cisgiordania

Continuano intanto anche i raid nel nord della Striscia di Gaza, che ha visto ulteriori violenze nei pressi del campo profughi di Jabalia, con un numero imprecisato di vittime. Un attacco al campo profughi di Balata, in Cisgiordania, ha causato 9 feriti, contribuendo all’aumento del bilancio delle vittime e dei feriti nel conflitto.

Come è successo a seguito del bombardamento su una scuola dell’URNWA, in aggiunta agli attacchi emergono testimonianze di torture e abusi fisici. Gli sfollati palestinesi hanno dichiarato tutte le atrocità che subiscono durante le detenzioni e nelle strade della Palestina occupata.



Dal 7 ottobre, il numero di morti nella Striscia di Gaza è salito a 38.098, con 87.705 feriti. Le operazioni militari continuano a devastare la regione, esacerbando una crisi umanitaria già critica. Il Ministero della Sanità ha inoltre detto che l’esercito israeliano ha commesso tre “massacri” nell’ultimo giorno, che hanno portato la morte a 55 persone e hanno causato almeno 120 feriti. Ha sottolineato poi che in queste cifre non si tiene conto di tutti i dispersi sotto terra o sotto le macerie. 

Nove mesi dall’intensificazione del progetto di genocidio

Il bombardamento israeliano su una scuola dell’URNWA, l’ Al-Jaouni, rappresenta un ulteriore capitolo tragico nel processo di sterminio, sollevando domande urgenti sulla protezione dei civili e il rispetto dei diritti umani in zone di guerra. La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione l’evolversi della situazione, mentre le vittime continuano a pagare il prezzo più alto.

Oggi, domenica 7 luglio, sono nove mesi dal “Giorno del Disturbo”, e dalla conseguente escalation di occupazione e morti ininterrotte: in Israele, molti manifestanti hanno bloccato le strade del paese e della capitale, chiedendo a Benjamin Netanyahu le dimissioni immediate. La risposta è stata quella di reprimere: multe salate, scontri con la polizia, e arresti per disturbo della quiete pubblica.

Intanto, la diplomazia internazionale non riesce ad andare avanti. I negoziati per lo scambio di prigionieri e per il cessate il fuoco non trovano alcun punto di incontro, con Israele che – secondo quanto riportato da Haaretz – avrebbe aggiunto nuove richieste e questioni.

Lucrezia Agliani

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