L’ennesimo caso di bomba inesplosa rinvenuta anni dopo l’ultimo conflitto bellico: dopo più di settant’anni, il Po restituisce alla vista dei torinesi un ordigno della Seconda Guerra Mondiale, probabilmente caduto nelle acque del fiume durante i bombardamenti che colpirono il capoluogo piemontese per cinque anni, dal 1940 al 1945 (il culmine venne toccato nel 1943), e che costrinsero centinaia di famiglie e cittadini a rifugiarsi sulle colline e nella campagna circostante, un evento che viene narrato anche nelle pagine della La casa in collina di Cesare Pavese.
I passanti, avvistata la bomba inesplosa, hanno chiamato subito la polizia, i cui artificieri si sono recati sul posto immediatamente e hanno messo in sicurezza i dintorni. Per le operazioni di disinnesco e rimozione però è stato necessario chiamare i soldati dell’Esercito e gli specialisti del 32 Reggimento dei Genieri Guastatori di Fossano.
Fortunatamente la bomba è di piccole dimensioni ed è stato previsto che al massimo entro oggi, tutte le operazioni necessarie alla rimozione del residuato bellico saranno completate, restituendo così lo spazio dei Murazzi ai torinesi e ai turisti, che potranno godere di uno dei luoghi più celebri, significativi e vivaci di Torino.
Purtroppo analoghi episodi in Italia si presentano con più frequenza che altrove: fatto ancora più singolare se si tiene conto che nel famoso e titanico piano Marshall (nel link un video che spiega in dettaglio il piano Marshall), l’enorme investimento in denaro da parte degli Stati Uniti nella ricostruzione dell’Europa distrutta dalla guerra allora appena conclusa, vi erano dei fondi specifici per i programmi di bonifica e rimozione delle bombe inesplose finite sul territorio europeo, siano esse state mine, bombe aeree o altro genere di ordigni potenzialmente molto pericolosi. Inoltre l’Italia ha ricevuto molti più soldi per questo genere di lavori rispetto agli altri paesi europei. Ciononostante la media dei rinvenimenti di bombe inesplose sul suolo italiano sono maggiori rispetto a quella degli altri stati europei.
Tuttavia non bisogna giungere a conclusioni affrettate, poiché le ricerche degli storici su questo aspetto non sono ancora sufficienti per delineare uno scenario ben preciso, ma non è da escludere che questi particolari possano essere gli indizi di un’eventuale cattiva gestione di quel denaro da parte dei governi italiani passati. Solo con una maggiore ricerca nei documenti e negli archivi storici, si potrà giungere a solide conclusioni supportate da dati certi. Ciò che è certo è che le bombe inesplose sono un pericolo imprevedibile e sempre in agguato, nascoste nel sottosuolo o in mare.
Barbara Milano