Caso di classe “non tedesca” a Bolzano: accuse di razzismo e divisioni linguistiche. Il senatore Luigi Spagnolli, vicepresidente vicario del Gruppo Autonomie (Svp-Patt, Cb), non ha esitato a esprimere la sua profonda preoccupazione e indignazione in merito alla creazione di una classe composta esclusivamente da bambini di origine straniera. Le sue dichiarazioni hanno evidenziato una divisione sempre più marcata tra le comunità linguistiche e culturali presenti nella regione.
La posizione del senatore
Spagnolli ha espresso con fermezza la sua disapprovazione, accusando la Südtiroler Volkspartei (Svp) e i Freiheitlichen di promuovere una politica educativa che privilegia i bambini di lingua tedesca a discapito degli altri. Secondo il senatore, questa scelta rispecchia una visione intrinsecamente razzista e segregativa, che non tiene conto delle necessità e dei diritti dei bambini non di lingua tedesca. La critica si concentra sulla presunta mancanza di attenzione nei confronti dei vantaggi educativi per i bambini di origine straniera, i quali si troverebbero a dover imparare il tedesco da zero, in una situazione che potrebbe non favorire il loro pieno sviluppo e integrazione.
La questione dell’insegnamento delle lingue in Alto Adige/Südtirol è da sempre un tema sensibile e complesso. In una regione caratterizzata da una forte presenza di gruppi linguistici differenti, con il tedesco, l’italiano e il ladino riconosciuti come lingue ufficiali, la gestione dell’educazione e della convivenza tra le diverse comunità rappresenta una sfida costante. La decisione della scuola Goethe di Bolzano di creare una classe formata esclusivamente da bambini stranieri ha riacceso il dibattito sulla capacità del sistema educativo di promuovere l’integrazione e il rispetto reciproco tra i gruppi etnici e linguistici.
L’intervento di Spagnolli ha sottolineato il timore che la creazione di classi separate possa favorire una segregazione de facto, che rischia di minare i principi di uguaglianza e inclusione. Sebbene il senatore abbia riconosciuto che la preside della scuola, Renate Holzer, potrebbe aver preso una decisione ponderata dal punto di vista didattico, ha comunque espresso dubbi riguardo agli effetti a lungo termine di tale scelta. In particolare, Spagnolli ha messo in luce il pericolo che si possa instaurare una discriminazione indiretta nei confronti dei bambini stranieri, i quali potrebbero non beneficiare degli stessi strumenti e opportunità dei loro coetanei di lingua tedesca.
Il senatore ha inoltre sollevato la questione simbolica dell’ingresso a scuola e dei momenti di pausa, auspicando che tutti i bambini possano accedere agli stessi spazi e condividere i momenti di socializzazione, indipendentemente dalla loro origine linguistica o etnica. Questa richiesta mette in evidenza l’importanza di creare ambienti scolastici inclusivi, dove ogni bambino possa sentirsi parte integrante della comunità educativa, senza subire discriminazioni o esclusioni basate sulla lingua o sulla provenienza.
La reazione di Südtiroler Volkspartei
La risposta della Südtiroler Volkspartei non si è fatta attendere. Gli esponenti del partito hanno difeso la scelta della scuola Goethe, sostenendo che la decisione è stata presa con l’intento di favorire un’educazione più mirata e adeguata alle esigenze specifiche dei bambini di origine straniera. Secondo i rappresentanti della Svp, la creazione di una classe separata non deve essere interpretata come un atto di esclusione, ma piuttosto come un’opportunità per garantire a questi bambini un’istruzione più personalizzata, che possa aiutarli a colmare il gap linguistico e a integrarsi meglio nel contesto scolastico locale.
Tuttavia, le argomentazioni della Svp non sono state sufficienti a placare le critiche. La questione ha infatti sollevato un dibattito più ampio sulla natura stessa delle politiche educative in Alto Adige/Südtirol, mettendo in luce le tensioni latenti tra le diverse comunità linguistiche. L’accusa di razzismo lanciata da Spagnolli ha scosso l’opinione pubblica, aprendo una riflessione profonda sulle dinamiche di potere e sulle responsabilità delle istituzioni scolastiche nella gestione della diversità culturale.