In pista ieri, forse per l’ultima volta alle olimpiadi, Usain Bolt, l’uomo più veloce al mondo.
In principio c’era Jesse Owens, il campione capace di umiliare la Germania nazista a Berlino davanti agli occhi del Fuhrer, poi ci fu Carl Lewis, il “figlio del vento” che vinse 10 medaglie (di cui 9 d’oro) in quattro olimpiadi. Infine nel nuovo millennio fa la sua comparsa un certo Usain Bolt e, nel giro di otto anni e tre olimpiadi, la storia dell’atletica mondiale viene riscritta per sempre.
Con la medaglia d’oro ottenuta questa notte nella 4×100 maschile a Rio, Usain Bolt entra di diritto nell’olimpo non solo dei più grandi atleti di sempre, ma dei più grandi sportivi in senso assoluto.
Non che una eventuale debacle della nazionale giamaicana avrebbe potuto cambiare la sorte di quello che è, senza mezzi termini, il più grande velocista della storia, ma la nona medaglia d’oro vinta su le nove disponibili nelle olimpiadi di Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016 sancisce un’impresa a dir poco irripetibile.
Il dominio nella velocità di questo straordinario atleta non è paragonabile a quello di nessun altro nella storia. Nemmeno Carl Lewis può riuscirci, avendo vinto il maggior numero di medaglie principalmente nel salto in lungo, disciplina che per Bolt, con i suoi oltre 90 chili di peso, sarebbe impensabile da praticare ad altissimi livelli.
L’atleta giamaicano è un talento generato da una congiunzione irripetibile e, nel futuro prossimo, difficilmente consoceremo qualcuno in grado di infrangere i suoi record.
L’isola caraibica, vera e propria fucina di talenti, è l’unico luogo al mondo che avrebbe potuto generare e valorizzare un campione nato con delle caratteristiche fisiche tanto sorprendenti, plasmandolo fino a farlo diventare il più grande di sempre. Perché ormai non è permesso più lesinare nelle definizioni: è stato lo stesso Bolt ad autoproclamarsi “il migliore assieme a Pelè e Alì” e tutti noi non possiamo che constatare l’evidenza di questa affermazione.
Non stupisca allora il fatto che il velocista abbia deciso di ritirarsi nel 2017 a soli 31 anni, rinunciando così alla possibilità di aumentare il bottino di medaglie alle olimpiadi di Tokyo 2020. Un campione come Bolt, infatti, non potrebbe accettare un colore diverso da quello dell’oro, il suo modo di essere non tollera una vittoria che non sia netta e disarmante per gli avversari, e a 34 anni nessuno potrebbe garantirgli tutto ciò.
A meno dunque di sorprese, non troppo impensabili considerando il valore di questo atleta, quella di ieri è stata l’ultima competizione olimpica di Usain Bolt e tutti noi dovremmo essere grati di avere potuto farne in qualche modo parte, seppure mezzi addormentati su un divano alle tre e mezza di notte.
Tra dieci, venti, forse anche trent’anni, staremo ancora ricordando le imprese sovrumane di questo giamaicano gigantesco, sbruffone e sempre sorridente, consapevoli più che mai di avere avuto l’occasione irripetibile di vedere sfrecciare sulla pista l’uomo più veloce di sempre.