La Commissione d’inchiesta del Parlamento brasiliano che ha indagato sulla pandemia del Parlamento brasiliano ha votato la sua relazione finale. Nel documento il presidente Jair Bolsonaro è accusato, tra gli altri capi d’imputazione, di “crimini contro l’umanità”.
Una volta ancora il presidente brasiliano in carica rischia di terminare il suo mandato in tribunale. Nel caso di Lula e Rousseff, a distanza di tempo, i processi – penali e mediatici – destano ancor più perplessità e sconcerto di quanto non fecero sul momento. Ma stavolta la situazione è differente: Bolsonaro è accusato di crimini contro l’umanità per la gestione dell’emergenza covid. Le accuse della Commissione sono dure e concrete e le prove sotto gli occhi di tutti.
La Commissione d’inchiesta
Dopo sei mesi di indagine e numerose udienze, la Commissione ha approvato con 7 voti su 11 il rapporto che accusa il governo di aver “deliberatamente esposto” i brasiliani alla “contaminazione di massa”. Nel rapporto di 1200 pagine si parla anche di “prevaricazione”, “ciarlataneria” e “istigazione a delinquere”.
Sotto accusa è finita la gestione della pandemia da parte del presidente e dei suoi collaboratori (sono 80 gli accusati in tutto) Puntando sull’immunità di gregge e ritardando l’acquisto dei vaccini – spingendo per cure alternative di dubbia efficacia – ha esposto la popolazione brasiliana a dei rischi che sarebbero potuti essere evitati. Sono 606.000, finora, i morti durante la pandemia in Brasile: il bilancio più alto al mondo dopo quello degli USA.
Uno degli fatti più cupi dei quali Bolsonaro è accusato ha anche l’aggravante razziale. Si afferma, nel rapporto, che Bolsonaro ha consapevolmente evitato di rifornire di ossigeno le popolazioni amazzoniche, tra le più decimate dal virus.
Perché Bolsonaro è accusato
Discorsi del presidente in pubblico, dichiarazioni contrarie ai vaccini e favorevoli al ricorso alla clorochina, dati relativi ai ritardi nell’acquisizione dei vaccini, contrarietà del governo all’adozione delle misure sanitarie protettive. Queste sono alcune delle prove che il rapporto porta a sostegno delle accuse mosse a Bolsonaro. Fatti sotto gli occhi di tutti, come l’uso spregiudicato che Bolsonaro fa dei social e che, raccomanda la Commissione, dovrebbe essergli interdetto.
La rilevanza del rapporto che ha presentato la Commissione è nell’aver tradotto queste evidenze in precise accuse. Tra le quali la più rilevante è proprio quella di “crimini contro l’umanità”.
Si va all’Aia?
Le prospettive sono fosche per il presidente. Che, dal canto suo, continua a negare ogni accusa. E prendendosela con la Commissione, la accusa di voler screditare lui e le istituzioni brasiliane, creando danni all’immagine e all’economia del paese.
Ma l’accusa di “crimini contro l’umanità” potrebbe portare il Bolsonaro di fronte alla Corte penale internazionale dell’Aia. Rispondere di queste accuse in una sede internazionale sarebbe un ulteriore danno per la popolarità di Bolsonaro, già in caduta secondo gli ultimi sondaggi.
Davanti al tribunale dell’Aia si troverebbe ad occupare la sbarra a cui si sono trovati anche “illustri” predecessori, come Pol Pot, Noriega o Videla. Potrebbero sembrare accostamenti azzardati, ma le cifre della gestione dell’emergenza covid parlano chiaro e fanno paura. Sarà poi, eventualmente, il tribunale a stabilire quante e quali sono state le responsabilità del presidente. Secondo le parole del rapporto della Commissione Bolsonaro è accusato di aver “deliberatamente esposto la popolazione a un concreto rischio d’infezione di massa”, influenzato da un gruppo di consiglieri non ufficiali che sostenevano la ricerca dell’immunità di gregge.
Il presidente ha bollato il tutto come “una pagliacciata“: vedremo se anche questa volta se la caverà con la sua dialettica aggressiva. O dovrà rispondere delle sue azioni davanti ai brasiliani e alle leggi internazionali.
Simone Sciutteri