La casa sull’albero: L’ospedale pediatrico di Renzo Piano
La casa sull’albero è un progetto ideato dall’architetto Renzo Piano. Si tratta di un ospedale pediatrico che verrà realizzato entro tre- quattro anni. I lavori partiranno dall’autunno 2017 e l’idea è quella di costruire una struttura sospesa, una casa sull’albero. La struttura sorgerà a Bologna affianco all’ospedale di Bellaria.
Chi da bambino non ha sognato di vivere in una casa sull’albero? Con questo progetto si vuole unire la scienza medica con l’umanità. Afferma Renzo Piano, presentando il progetto al Mast di Bologna:
“…si ritrovano due dimensioni che si alleano: quello della scienza medica, sana e importante, e tocca ripeterlo in un momento in cui la gente non si fida, e quello della scienza umana, che fa immergere i bambini nella bellezza”
La struttura sarà completamente immersa nella natura, e si cercherà in questo modo di dare sollievo ai piccoli pazienti.
L’ospedale infatti ospiterà i bambini con malattie rare ed incurabili e i loro genitori. L’ambiente, diverso dai normali ospedali asettici, sarà utile per alleviare il dolore e migliorare le giornate permettendo ai pazienti di essere in contatto con la natura in un’atmosfera più rilassante. L’impianto sarà ecosostenibile. Sarà realizzato con pannelli fotovoltaici e i padiglioni saranno collegati tra loro da gallerie trasparenti. In questo modo ai bambini sembrerà di stare in mezzo agli alberi. Renzo Piano infatti afferma che :
“Si è fatta subito strada l’idea di una casa sull’albero, perché richiama quello che è il sogno di ogni bambino. Gli alberi sono poi metafora di guarigione, danno l’idea del “sollevare”, cioè tolgono peso al dolore”.
Finanziato dalla Fondazione hospice Maria Teresa Chiantore Seràgnoli, l’ospedale verrà inserito nel piano di servizio sanitario nazionale e sarà completamente gratuito. Tutto questo per favorire la cura dei bambini e di quelle malattie incurabili che portano lentamente alla morte. Far dimenticare che si è “diversi” dagli altri a causa di una malattia e permettere ai pazienti di giocare, di vivere una certa quotidianità con i coetanei che soffrono insieme a loro, e godere di questo luogo nel verde cercando di non pensare costantemente al male che li perseguita.
SILVIA ROSIELLO