Laura Boldrini si trova di fronte all’ennesima accusa da parte dei propri avversari politici.
Questa volta la terza carica dello stato è stata messa alla gogna per non essersi espressa su uno stupro avvenuto sulle spiagge di Rimini. A fomentare la polemica, la presunta nazionalità nordafricana degli aggressori.
Immediata la replica del Presidente della Camera che ha definito lo stupro come
“uno degli atti più abominevoli che esistano ai danni di una donna. Un crimine esecrabile che lascia conseguenze permanenti, distrugge l’esistenza di una persona”.
Le dinamiche che hanno portato la politica di Macerata a diventare un capro espiatorio per chi vede nell’arrivo degli immigrati l’origine di tutti i suoi mali restano ignote. Tuttavia questo fenomeno non sembra aver intenzione di arrestarsi ed il livello di odio nei confronti del Presidente della Camera continua a salire.
Lo stupro di Rimini è stato immediatamente strumentalizzato per rincarare la dose di insulti. Un leghista di San Giovanni Rotondo si chiede, impaziente “Quando succederà alla Boldrini e alle donne del PD?”
Giorgia Meloni parla di “silenzio per omaggiare il multiculturalismo”. Per non dimenticare la bambola gonfiabile di Salvini e l’augurio di violenza carnale da parte di un immigrato di colore che ha infiammato il web poche settimane fa.
La Boldrini costretta a difendersi ancora:
“Ogni giorno purtroppo abbiamo notizie di violenze, non faccio dichiarazioni di condanna su ogni singolo episodio. Non è il mio lavoro, di professione non commento gli accadimenti del giorno. Faccio una battaglia contro tutte le violenze, in special modo su quelle delle donne. Qualcuno può dubitare del mio impegno in questo ambito? Se lo fa è sicuramente in malafede e con intento strumentale.”
Chissà se gli aggressori della Boldrini percepiscono la prossimità tra la loro violenza verbale e quella fisica dei (presunti) immigrati che hanno violentato due turisti a Rimini?
Grigorij Silaev
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