Shot heard ‘round the world: Tu dov’eri quando i russi facevano esplodere la loro prima bomba atomica?
È il 3 ottobre 1951 al Polo Grounds, New York. Giants contro Dodgers, la partita più importante del campionato. I Giants sono in casa ma i Dodgers tengono la partita per 4 – 1 all’ultimo inning.
Ralph Branca è pronto a lanciare, Bobby Thomson va a battere.
Sono momenti tesissimi per i Giants: a quel punto solo un miracolo può cambiare le sorti della partita, e lo sanno tutti. Lo sanno i tifosi allo stadio, a casa, per via, sui tetti ad ascoltare la radiocronaca di Russ Hodgers.
“Non è un bel lancio da battere, alto e interno, ma Thomson ruota su se stesso e colpisce la palla con un colpo fortissimo dall’alto in basso e tutti, tutti, stanno a guardare”.
È il 1997 quando Don DeLillo pubblica il suo romanzo “Underworld“, un romanzo universo incentrato sulla storia americana da quel giorno, da quel momento leggendario, da quel motivo d’essere per i newyorkesi, fino a più o meno il 1996.
“Tutti si ricordano dov’erano quando Bobby Thomson fece quel fuoricampo”
Il 3 ottobre 1951, mentre Thomson faceva il suo Grand Slam per il rotto della cuffia e i Giants ribaltarono il risultato nel modo più spettacolare, da qualche parte in mare vicino al Kazakistan, i russi facevano esplodere la loro prima bomba atomica a fissione all’uranio nell’esperimento chiamato “Primo Raggio”.
Si dice che DeLillo abbia avuto lo spunto per questo incipit che mette a paragone i due “Shot”, dalla prima pagina di un giornale di quell’anno, che incolonnava parallelamente le due notizie: da una parte il trionfo del baseball e dall’altra quello della morte e cioè la bomba atomica, ancora, di nuovo, sempre.
I romanzi cosiddetti postmoderni, prestano molta attenzione e danno molto spazio alle vicende del 1945, e in questo libro da molti definito il capolavoro di DeLillo l’autore colora tutto il proseguire della storia con l’idea, con l’ansia se vogliamo, della bomba nella metafora della palla da baseball colpita da Bobby Thomson.
Well long, tall Sally She’s built for speed
Come si fa a dare un senso alla bomba? Come si può accettare questa atrocità, quest’arma inutile che lo stesso Oppenheimer definisce “shit” ?
DeLillo ha provato con l’arte. Nel primo capitolo della prima parte di Underworld, facciamo la conoscenza di Klara Sax, artista contemporanea creatrice di “Long tall Sally” una installazione artistica contro la guerra, creata con i resti di bombe B-52 sui quali musi i soldati erano soliti realizzare figure, per personificare le bombe e fingere che non si trattasse davvero degli orrori della guerra ma di un gioco, di un passatempo come un altro, che presto avrebbero incontrato questa Sally spilungona con cui divertirsi la sera.
Klara fa un discorso, o meglio quel genio di DeLillo le fa dire che c’è solo un modo per dare senso alla guerra, solo un motivo per cui la bomba può esistere: l’equilibrio.
“Ma le bombe non sono state sganciate. I missili sono rimasti sotto le ali, inesplosi. Gli uomini sono tornati e gli obiettivi non sono stati distrutti. Capisce. Tutti noi abbiamo cercato di pensare alla guerra ma non sono sicura che sapessimo come farlo. […] Perché avevano introdotto nel mondo qualcosa che andava aldilà della capacità di immaginazione della mente. Non sapevamo neanche come chiamarla, la prima bomba. La cosa, l’arnese o roba del genere. E Oppenheimer disse, è merde. userò il francese. J. Robert Oppenheimer. È merde.”
È il 29 marzo 2022, i Giants e i Dodgers non esistono più, Thomson e Branca sono rimasti nella storia e DeLillo è uno degli scrittori migliori del nostro tempo, e ancora si parla di bomba atomica.
Non vogliamo chiudere gli occhi e fingere che il mondo sia un giardino fiorente dove scorre latte e miele, sappiamo tutti che le guerre e le violenze e le supremazie e le oppressioni e i terrorismi e gli attentati e la merde (userò il francese) sono all’ordine del giorno, ma adesso qui e ora, con la Russia e l’Ucraina, la NATO e tutto il resto, qual è il senso che possiamo dare ai fatti? Come si fa a dare senso alla bomba?
Maura Vindigni