Negli ultimi giorni in Italia c’è stata la prima transizione commerciale effettuata tramite una piattaforma blockchain a firma Unicredit.
La tecnologia blockchain risale agli anni 70 con la prima creazione di licenze d’uso per software. Una stringa di codice che in modo sintetico e veloce controllava le condizioni necessarie per l’utilizzo del software, (durata, scadenza, pagamenti, etc.) garantendo al tempo stesso il venditore e l’acquirente. Con i Bitcoin questa tecnologia ha subito un incremento e un’attenzione senza precedenti.
Ma di cosa si tratta ?
Blockchain
Tradotto letteralmente significa “catena di blocchi” che in sé non ci spiega molto. Immaginiamo un registro pubblico in cui sono annotati acquirenti e venditori. Questo registro informatico è presente al tempo stesso su tutti i dispositivi degli utenti. Per ogni utente vengono registrati tutti i movimenti, in termini di acquisti, vendite, adempimenti, tempistiche, etc. Tutti questi elementi vengono istantaneamente, attraverso complessi algoritmi, “scritti” sui registri, che sono, come detto, presenti sui dispositivi di tutti gli utenti. Quindi garantendo trasparenza, sicurezza e affidabilità.
La tecnologia Blockchain è entrata di forza nel mercato globale
Negli Stati Uniti è ormai una realtà concreta da miliardi di dollari, innestata da qualche anno anche in Europa, con Regno Unito e Germania in testa con investimenti da milioni di euro per lo sviluppo tecnico e normativo.
Anche l’Italia sta seguendo questo trend, soprattutto per la spinta data da Enel, che sta partecipando a un progetto a livello europeo per lo sviluppo di piattaforme Blockchain. Questa tecnologia sarà alla base del mercato unico digitale. Per esempio, grande impatto avrà sul diritto d’autore, dalla creazione alla distribuzione. Tramite blockchain e smart contract, sarà possibile creare meccanismi di certificazione delle fonti. Capaci di identificare gli autori, gestire la remunerazione degli stessi, controllando in modo istantaneo l’uso da parte dei media dei contenuti soggetti a diritto d’autore e la loro tracciabilità. In quanto garantisce modelli capaci di certificare istantaneamente i dati e i processi durante la distribuzione, creando una sorta di fiducia condivisa.
La Blockchain è anche alla base degli Smart Contracts, cioè i cosiddetti “contratti intelligenti” che stanno destando grande agitazione fra avvocati e notai.
Pensiamo a un contratto, un accordo scritto fra due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale. Il contratto ha libertà di forma, ma soggetto ovviamente a diverse condizioni normative, ferma restando la totale libertà dei contraenti (ovviamente previa liceità del negozio). In genere per redigere, firmare o “tradurre” un contratto si ha la necessità di un individuo terzo capace di garantire sicurezza, affidabilità e competenze tecniche: un avvocato o un notaio.
Con gli Smart Contracts e la tecnologia Blockchain il soggetto terzo viene eliminato
Gli Smart Contracts sono tipici e immodificabili, adeguati alle diverse esigenze in cui si innestato. Capaci automaticamente di verificare clausole e condizioni, e di eseguire in automatico le azioni. Verificare automaticamente le garanzie dei contraenti tramite il sistema dei blocchi. Garantendo, quindi, trasparenza, tracciabilità e certificazione delle date. Tuttavia i timori di avvocati e notai sono basati sulla paura dei cambiamenti. Un contratto smart, che ha per caratteristiche fondamentali la tipicità, la semplicità di comprensione e di adempimento, con la previsione di clausole di adempimenti e risoluzione, avrà comunque la necessità di un supporto normativo per la propria stesura, ma non per l’applicazione e interpretazione.
La fiducia sicuramente esce dallo studio legale e dalla figura del giurista per associarsi a quella del programmatore e della piattaforma, ma alla base sarà comunque necessario un supporto normativo. Si ridurranno così i costi di azioni legali, in quanto grazie al costante e immediato aggiornamento dei movimenti e delle azioni si avranno pubblicamente tutte le informazioni sulle date e sugli adempimenti in modo trasparente e certificato.
La Blockchain dai software di licenze d’uso, passando per le cripto valute, è entrata di forza nel mercato finanziario.
Trasformando il diritto contrattuale con gli Smart Contracts, e ora iniziando la propria ascesa nel diritto bancario, nel diritto finanziario, informatico, e nel diritto assicurativo.
I campi di utilizzo di questa tecnologia come visto sono innumerevoli e vantaggiosi. Per esempio tramite software applicati sulle auto, una polizza assicurativa che prevede determinate condizioni, clausole e adeguamenti annuali, potrà controllare il comportamento dell’automobilista così da verificare la sua affidabilità e adeguare quasi in tempo reale il costo della polizza.
Ormai questa tecnologia, un po’ complessa, ma che mira alla semplificazione, è entrata nella politica europea, soprattutto sulla scia della creazione di un mercato unico senza frontiere.
Il parlamento europeo sta già studiando una normativa unica per la regolarizzazione di questo fenomeno. Certamente la sua ascesa dovrà essere preceduta da una previsione normativa unica per tutte le nazioni. Infatti, l’utilizzo degli smart-contracts attraverso la tecnologia Blockchain pur presentando notevoli vantaggi, si scontra con una normativa (in Italia, e in Europa) che non ne consente una agevole applicazione. Per esempio nei casi di contratti che richiedono la forma scritta ad substantiam, o che richiedono altre formalità quali la presenza di testimoni, la forma pubblica etc.
Leandro Grasso