Sono diversi giorni che si sente parlare del famigerato “blocco Euro 3“, ma i modi e i tempi variano a seconda del luogo, così che riguardo a questo tema si è generata soltanto una totale confusione. Partiamo dal motivo che ha portato a questo accordo tra il Ministero dell’Ambiente e le regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto: secondo un decreto legislativo, nel caso in cui in una zona si registrano superamenti dei valori limite della qualità dell’aria, le Regioni e le Province autonome devono adottare un piano che agisca sulle principali sorgenti di emissione, in modo da raggiungere i valori limite nei termini prescritti. Già in passato l’Italia non ha provveduto ad assicurare che il valore di inquinamento non superasse il limite fissato, e per questo la Commissione Europea ha avviato due procedure di infrazione nei confronti del Paese. Tuttavia anche per motivi geografici quali la scarsità di venti e le temperature, le Regioni del Bacino Padano sono particolarmente prolifiche nell’accumulare aria inquinante.
Di conseguenza, la soluzione a cui si è giunti per diminuire l’inquinamento (ma non la rabbia dei cittadini), è limitare la circolazione per le autovetture ed i veicoli commerciali di categoria N1, N2 ed N3 ad alimentazione diesel, di categoria inferiore o uguale ad “Euro 3”, dal 1 ottobre 2018 al 31 marzo 2019. Inoltre, entro il 2020 la limitazione sarà estesa alla categoria “Euro 5” ed entro il 2025 saranno omesse anche le vetture classificate come “Euro 5”. Questa norma verrà applicata innanzitutto nei comuni con più di 30.000 abitanti, “presso i quali opera un adeguato servizio di trasporto pubblico locale“, cita il provvedimento, anche se questo requisito sembra non esser stato preso assolutamente in considerazione.
Nello specifico, in Lombardia non potranno circolare le auto a benzina fino a Euro 2 e diesel fino a Euro 3, dalle 7.30 alle 19.30 dei giorni feriali, escludendo le giornate festive in cui il blocco viene sospeso.
In Emilia Romagna si è ancora più restrittivi: le auto a benzina da Euro 2 a Euro 6 potranno circolare, ma per quanto riguarda il diesel, saranno ammessi soltanto gli Euro 5 ed Euro 6, dalle 8.30 alle 18.30 dei giorni feriali, più la prima domenica di ogni mese.
In Veneto lo stop concerne i diesel fino a Euro 3 e i benzina Euro 0 e 1, che non potranno transitare dalle 8.30 alle 18.30 dei giorni feriali. La Regione però rende esenti dal blocco tutti coloro che non possono recarsi a lavoro con mezzi pubblici, i veicoli guidati da automobilisti con più di 70 anni e i cittadini che hanno dimostrato un Isee pari o inferiore a 16.700 euro.
In Piemonte il provvedimento verrà introdotto con una settimana di ritardo, in modo che ci sia il tempo di inserire precisamente alcune deroghe indispensabili per gli ambulanti e residenti o lavoratori in aree irraggiungibili con i mezzi di trasporto pubblico. In ogni caso, nel territorio subalpino i veicoli diesel Euro 1 e 2 non potranno circolare dalle 8 alle 19 per un anno, così come gli Euro 3, per i quali però il blocco varrà “solo” per sei mesi, fino al 31 marzo 2019.
Paese che vai, misura anti smog che trovi. In Norvegia ad esempio, il Parlamento continua a dare incentivi per la diffusione delle auto elettriche, “educando” gli automobilisti, facendo loro capire la responsabilità e agevolando l’acquisto di auto a zero emissioni o ibride con tasse ridotte e parcheggi gratuiti. La Germania, anch’essa accusata di aver un eccessivo livello di smog, sta sperimentando in alcune città un servizio di trasporto pubblico gratuito.
L’inquinamento è senza dubbio un problema sempre più serio, ma il blocco del traffico non è funzionale, e potrà portare un esito positivo soltanto per un periodo a breve termine, per poi dover tornare al punto di partenza.
Roberta Rosaci