Blocco del cibo a Gaza: la decisione di Israele contro l’UNRWA

Blocco del cibo a Gaza Israele

Mentre l’occupazione israeliana in Palestina porta con sé sempre più crescenti tensioni nella Striscia di Gaza, Israele ha recentemente annunciato un blocco del cibo a Gaza, in particolare un blocco delle spedizioni di aiuti alimentari verso la regione settentrionale della Striscia. Questa mossa, comunicata da Philippe Lazzarini, Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi – UNRWA -, ha scatenato una serie di reazioni internazionali e ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo alla situazione umanitaria già critica nella zona.

Attraverso un posto su X, Philippe Lazzarini definisce questa mossa “oltraggiosa”, in quanto un ostacolo deliberato all’assistenza vitale in un momento di grave crisi umanitaria, richiamando Israele a revocare il blocco di cibo a Gaza immediatamente.

Critiche all’azione di Israele

La decisione di Israele sul blocco di cibo a Gaza è stata pesantemente criticata da Lazzarini e altri funzionari internazionali, che la definiscono “scandalosa” e avvertono delle conseguenze drammatiche sulla popolazione palestinese già vulnerabile. L’UNRWA, che svolge un ruolo cruciale nell’affrontare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, ha visto il suo lavoro compromesso da queste restrizioni.



La preoccupazione è molto più alta infatti perché Israele ha deciso di limitare il Nord della Striscia, molto più a rischio rispetto al Sud – in cui è compresa anche la città di Rafah – che è generalmente più raggiungibile. L’invito, e non l’obbligo, che è stato avanzato dalla comunità internazionale, è quello di far ritirare a Tel Aviv il blocco del cibo a Gaza.

La decisione di Israele di porre un blocco del cibo a Gaza è arrivata subito dopo uno scontro con il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, che è stato accusato di antisemitismo a seguito di alcune sue dichiarazioni. 

Reazioni della comunità internazionale dopo il blocco del cibo a Gaza

Il blocco del cibo a Gaza ha scatenato una reazione immediata da parte della comunità internazionale. Il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom, ha sottolineato l’urgente necessità di consentire e accelerare le consegne di cibo per evitare una catastrofe umanitaria ancora più grave.

Accuse e controversie

Le azioni di Israele sono state precedute da accuse rivolte ai dipendenti dell’UNRWA riguardo al loro presunto coinvolgimento negli attacchi di Hamas del passato. Alcune decine di dipendenti dell’URNWA sono stati infatti accusati, dal 7 ottobre, di complicità con Hamas. Queste accuse sono state però contestate come parte di una più ampia disputa tra Israele e l’UNRWA, con alcuni paesi occidentali che hanno sospeso temporaneamente i finanziamenti all’agenzia.

Un copione delle relazioni internazionali che va avanti da mesi

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si appresta a votare una risoluzione che chiede un cessate il fuoco umanitario durante il mese sacro del Ramadan, evidenziando la crescente pressione sulla comunità internazionale per trovare una soluzione alla crisi in corso.

Sono però gli stessi passi, gli stessi auspici e gli stessi pronostici che la comunità internazionale si appresta a comunicare: un cessate il fuoco, portato avanti in questa maniera, non è sufficiente e non lo è mai stato. Lo Stato di occupazione continuerà fino alla fine della stessa comunità palestinese, fino a che Israele avrà interlocutori e finanziatori a cui appoggiarsi.

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant si recherà negli Stati Uniti per incontri cruciali con funzionari chiave; intanto, la deputata statunitense Alexandria Ocasio-Cortez ha sollevato la questione del conflitto in corso e chiesto azioni più decise da parte del governo americano.

Scene di solidarietà e speranza

Nonostante le tensioni, la Domenica delle Palme è stata osservata a Gerusalemme con una processione tradizionale, mentre un ponte umanitario ha portato una famiglia palestinese in fuga dalla Striscia di Gaza nella regione italiana dell’Umbria, offrendo una speranza di pace e solidarietà internazionale in mezzo alla crisi.

Ma sappiamo bene quanto non serva romanticizzare queste forme d’aiuto che, per quanto importanti e necessarie, non riusciranno mai a salvare l’intera terra e Stato di Palestina. Il popolo palestinese ha diritto alla propria terra e alla propria autodeterminazione e in questo momento, l’ennesimo dal 7 ottobre, Israele è il responsabile di un genocidio senza precedenti, con gli occhi della comunità internazionale che, pur avendo il potere di fermarlo, mette al primo posto la geopolitica e gli interessi dell’economia mondiale. 

Lucrezia Agliani

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