Blocchi di cemento per proteggere il centro di Torino

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Arrivano anche a Torino le barriere in cemento come protezione da potenziali attacchi terroristici. La giunta comunale ha deciso di intervenire con cinquanta fioriere che verranno installate nelle prossime 48 ore per impedire l’accesso dei mezzi pesanti all’interno delle ztl.

I blocchi avranno lo scopo di limitare l’accesso a Via Garibaldi, proteggere le due principali piazze pedonali (Castello e Carignano) e limitare la circolazione nelle zone limitrofe alle principali stazioni ferroviarie di Torino. In via Roma e Piazza San Carlo le misure di sicurezza già adottate negli scorsi mesi verranno implementate.

L’assessore Finardi ha rassicurato i torinesi che temono una precipitosa modifica della viabilità:

Non si possono sistemare gli ostacoli a caso, tanto per dare una risposta ai timori di tutti. Ma di creare percorsi all’interno delle zone protette che abbiano un senso, che consentano cioè il passaggio dei mezzi di soccorso, delle forze dell’ordine, delle ambulanze. Bisogna tenere conto di quanto serve ad un’autopompa dei vigili del fuoco per immettersi nelle aree sotto protezione. Con la consapevolezza che è letteralmente impossibile coprire tutte le varianti di un attacco firmato Isis. Immaginarsi una fila di fioriere che bloccano del tutto il traffico in una delle vie d’accesso al centro sarebbe ridicolo. La circolare va interpretata nel segno del buon senso.

Il pacchetto sabaudo contro il terrorismo prevede anche un incremento degli agenti in borghese nelle zone più a rischio. Le strutture ad alta affluenza saranno munite di metal detector di ultima generazione, in grado di scannerizzare il contenuto di zaini e borse.

L’ennesima minaccia dello stato islamico all’Italia ha scatenato provvedimenti simili a quello torinese per tutta la penisola. Basteranno le barriere in cemento e qualche camionetta in più per far sentire i cittadini delle metropoli europee al sicuro?

Una cosa è certa: gli attentati degli ultimi mesi cambieranno le nostre abitudini ed il nostro stile di vita. Proprio quello che speravano i mandanti di queste stragi.

Gregory Silaev

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