Un’importante operazione antimafia, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Agrigento, ha portato all’arresto di 29 persone accusate di reati gravi come associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione e danneggiamento. L’operazione che ha poi portato al blitz antimafia nell’Agrigentino, avvenuto questa mattina, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo e ha coinvolto individui legati alle cosche mafiose delle aree di Porto Empedocle, Villaseta e altre zone della provincia di Agrigento.
Le accuse contestate
I fermi, disposti dalla DDA dopo il blitz antidroga nell’Agrigentino, riguardano accuse di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, danneggiamenti e favoreggiamento personale. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Claudio Camilleri, Giorgia Righi e Luisa Bettiol, hanno ricostruito le dinamiche criminali di gruppi legati alla mafia agrigentina.
L’operazione antimafia è in corso da questa notte e ha coinvolto, oltre ai due comuni siciliani di Agrigento e Porto Empedocle, anche altre località. Il blitz antimafia nell’Agrigentino è stato disposto dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, guidata dal Procuratore Maurizio de Lucia.
I protagonisti del sistema mafioso
Tra i nomi di spicco emergono il 4enne Fabrizio Messina, presunto capo della famiglia mafiosa di Porto Empedocle e fratello dell’ex latitante Gerlandino Messina, e Pietro Capraro, ritenuto a capo del clan di Agrigento-Villaseta e che ha già alle spalle 15 anni di carcere per accuse di associazione mafiosa.
Sono stati inoltre fermati Gaetano Licata, Guido e Nicolò Vasile, padre e figlio già noti per precedenti inchieste su mafia ed estorsione, e altri individui coinvolti in vicende legate alla criminalità organizzata. Altri che sono stati fermati questa mattina sono Samuel Pio Donzì e Giuseppe Sottile, anch’essi coinvolti in altre vicende a carattere mafioso e criminale.
I danni e la strategia criminale
Oltre al traffico di droga, i reati contestati comprendono anche numerosi episodi di danneggiamento e minacce. La rete mafiosa individuata gestiva affari illeciti sia attraverso intimidazioni che con un controllo capillare del territorio, sfruttando la complicità di affiliati nelle aree di Agrigento, Porto Empedocle, Favara e Canicattì, oltre a Gela.
I risultati delle indagini
Dalle lunghe indagini nel corso del tempo e prima del decisivo blitz antimafia nell’Agrigentino, gli investigatori hanno raccolto prove significative grazie a mesi di appostamenti, intercettazioni e installazioni di dispositivi di sorveglianza.
Il colonnello Vincenzo Bulla, a capo del Nucleo Operativo, ha sottolineato l’importanza delle operazioni condotte per smantellare la rete criminale e individuare i responsabili. Nonostante l’alto numero di fermi, un indagato è tuttora irreperibile.
Le famiglie mafiose coinvolte
La famiglia mafiosa di Porto Empedocle, guidata da Fabrizio Messina, è ritenuta responsabile di gran parte delle attività criminali rilevate. A Villaseta, invece, l’influenza di Pietro Capraro, coadiuvato da Licata e i Vasile, ha segnato un consolidamento del controllo territoriale. Altri nomi, come Michele Bongiorno, Gaetano Licata e Giuseppe Sottile, sono già noti alle forze dell’ordine per precedenti reati, inclusi omicidi e criminalità secondaria.
Implicazioni per la sicurezza locale
Il blitz antimafia nell’Agrigentino rappresenta un duro colpo alle organizzazioni mafiose della provincia di Agrigento, che da anni operano con impunità sfruttando una rete di complicità locali. Tuttavia, gli arresti non segnano la fine del fenomeno mafioso nella zona. Le autorità ritengono che sia necessario un ulteriore rafforzamento delle operazioni investigative per evitare la riorganizzazione dei clan.
L’inchiesta, simbolo dell’impegno dello Stato contro la criminalità organizzata, ha fatto luce su dinamiche mafiose in evoluzione, mostrando come vecchi e nuovi volti della mafia continuino a intrecciare i loro interessi con il traffico di droga e altre attività illecite. Restano aperte le sfide per garantire la sicurezza e la legalità in un territorio da tempo martoriato dalla piaga mafiosa.