Bistrot parigini minacciati dai fast food chiedono aiuto all’UNESCO

Quando si visita la capitale francese non ci si può non fermare a mangiare presso i tipici bistrot parigini, quegli angoli di autenticità di cui lo stesso Ernest Hemingway scriveva: “Parigi è festa perchè esistono i suoi bistrot e i suoi cafè”. Questi posti della tradizione però rappresentano oggigiorno solamente il 14% dei ristoranti. Proprio per questo motivo la Francia ha deciso di inviare un dossier all’UNESCO per dichiarare questi luoghi Patrimonio immateriale dell’Umanità.




L’idea è partita da un’associazione di esercenti parigini che ha già trovato l’appoggio di personalità importanti nel mondo della cultura e dello spettacolo. Il dossier di candidatura verrà depositato al Ministero della Cultura che nel 2019 lo potrà presentare all’UNESCO. Come si legge dal rapporto redatto da Alain Fontaine, proprietario del bistro Mesturet:

“I bistrot e le terrazze di Parigi scompaiono a favore di sandwicherie, fast food e ristoranti esotici. Con assi purtroppo scompaiono l’arte di vivere, la condivisione, il mescolamento etnico, confessionale e sociale.”

Che cos’è veramente un bistrot parigino?

L’iscrizione nell’elenco dell’UNESCO come patrimonio immateriale pone ovviamente subito l’interrogativo su quale fosse la vera natura di questi famosi bistrot parigini, ma soprattutto cosa hanno di diverso rispetto ad un normale ristorante o ad un cafè.

Henry Miller li descriveva così:

“L’inferno è probabilmente molto simile alla maggior parte dei bistrot a Parigi. Un po’ troppo caldo, in qualche modo troppo affollato e un po’ troppo rumoroso per i miei gusti. Senza dubbio i camerieri ti tratterranno in modo scortese e i cassieri aggiungeranno sempre qualche franco in più al conto, ma il cibo…sarà meraviglioso.”




Ciò nonostante la differenza sostanziale dagli altri luoghi di ristorazione si rifà principalmente alla tradizione. I gestori dei bistrot parigini infatti rivendicano l’apertura continua e non esclusiva solamente durante gli orari dei pasti. All’interno è infatti possibile bere un caffè, mangiare un piatto caldo o freddo, leggere il giornale o dilettarsi in un libro. Storicamente erano frequentati da chi vive e lavora nel quartiere e dagli habituè.

I bistrot come patrimonio dell’UNESCO




L’iniziativa parigina di inviare il dossier all’UNESCO è molto azzardata. Le voci critiche fanno infatti notare come questa decisione sia una sorta di contraddizione interna poichè al cliente non interessa se quel determinato luogo sia patrimonio dell’umanità, ma si preoccupa piuttosto se viene trattato in maniera cordiale. Questa denominazione dunque andrebbe a snaturare i veri bistrot rendendoli dunque delle banali brasserie o zone prettamente turistiche.

Silvia Barbieri

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