Quando andavamo a scuola, capitava che periodicamente ci fossero delle esercitazioni anti-incendio o anti-sismiche: l’allarme dell’avvenuta emergenza veniva dato dalla campanella e le maestre ci facevano uscire in fila indiana e seguendo delle istruzioni, c’era l’alunno che faceva da apri-fila, quello che faceva da chiudi-fila e così via e per ogni ruolo era previsto anche un sostituto, in caso di assenza dell’alunno a cui spettava.
Bimbo con l’epilessia in classe: la maestra addestra gli alunni
Ma se l’emergenza che si verifica in classe fosse una crisi epilettica, come ci si dovrebbe comportare? La risposta ad una domanda così delicata l’ha trovata una maestra d’italiano. Questa maestra si chiama Elena Cecchini ed insegna presso la 3D della scuola elementare “Annika Brandi” di Riccione. L’idea di approntare un vademecum anti-crisi epilettiche le è venuta dopo che uno dei suoi alunni è stato colpito da un ‘black-out’ durante una lezione. Era una mattina di novembre del 2017, quando il bimbo con l’epilessia è stato colpito da un attacco che gli ha causato delle convulsioni, facendogli perdere conoscenza. Viene portato in fretta all’ospedale, ancora non si sapeva del suo problema, ma dopo alcuni approfondimenti clinici si scopre che è affetto da “Anomalie epilettiformi interessanti”. Dopo una permanenza durata alcune settimane nella struttura ospedaliera, Pietro (nome di fantasia dato dai giornali a questo bimbo) torna a scuola. Nel frattempo, la maestra ha preparato gli altri alunni e, dopo aver spiegato loro cosa sia l’epilessia e come si manifesti in chi ne soffre, ha stilato un prontuario di istruzioni in caso di altre crisi epilettiche. Un cartello posto all’entrata della classe recita: “Incarichi di emergenza” e su di esso sono annotate le procedure da seguire e a chi spetta il compito di attuarle. Ogni azione viene cotraddistinta da un colore diverso (rosso, blu, rosa, viola, arancio), mentre i nomi dei bambini che devono svolgerla sono in verde scuro.
Ognuno ha un compito ben preciso e per ogni compito è stato anche previsto un sostituto, qualora il ‘titolare’ di quel ruolo fosse assente. Così nessun compito rimane scoperto, inoltre gli incarichi vengono cambiati di mese in mese, difatti la maestra ha approntato dei turni mensili, in modo che tutti sappiano fare tutto.
I ringraziamenti della mamma del bimbo con l’epilessia
«Trovarsi ad affrontare a nove anni attacchi così potenti è difficile. Quando all’improvviso scoppiano le crisi di epilessia, mio figlio non è più lo stesso: si irrigidisce, gli si capovolgono gli occhi, perde saliva dalla bocca. Entro cinque minuti bisogna bloccare la crisi, e lo si può fare solo collaborando tutti insieme. I compagni di classe di mio figlio gli hanno fatto una sorpresa incredibile. Lo stanno aiutando ad accettare la sua situazione. E sono pronti a salvarlo. L’insegnante di mio figlio ha parlato ai bambini, spiegando loro cosa sia l’epilessia. Ha detto che non si può arginare il problema, ma lo si può affrontare insieme, ognuno con un compito da svolgere e la propria missione da vincere. Questi ragazzi stanno dando prova di un altruismo immenso. Un domani non esiteranno a dare una mano a chi incontreranno in difficoltà lungo la loro strada. È l’esempio che la scuola è davvero una palestra di vita. Io ho il magone in gola perché so che in classe non vedono l’ora di avere il nome scritto lì sopra. Noi famigliari insegniamo a casa certi valori e principi ma poi è di fondamentale importanza che anche la società segua un certo percorso. Questo foglio per me è la Vita, è amore per il prossimo, è altruismo. Quando una maestra può fare un’enorme differenza. Mio figlio sta vivendo tranquillo non solo per noi a casa che cerchiamo di fare un cammino amorevole ma anche perché ha risposte così meravigliose dall’ esterno ma che è sempre un ambiente dove vive. Grazie è poco maestra Elena Cecchini».
Queste sono le parole con cui la madre del bimbo con l’epilessia ha raccontato l’iniziativa presa dalla maestra Elena e messa in atto dai compagni di classe di Pietro in un post condiviso su un gruppo Facebook. I genitori di Pietro (Barbara e Denis) erano ignari degli ‘Incarichi d’emergenza’, li hanno scoperti casualmente quando si sono recati ad un incontro scuola-famiglia: entrati in classe hanno visto il cartello con i nomi dei custodi di loro figlio.
Episodi come questo scaldano il cuore e lasciano sperare che la scuola sia ancora in grado di insegnare e trasmettere dei valori a quelli che saranno gli adulti del domani. Soprattutto, in un periodo in cui si sente troppo spesso parlare di bullismo ai danni di compagni di classe, a volte anche diversamente abili, o di violenze da parte degli studenti nei confronti degli insegnanti e di genitori che difendono i figli, anche se colpevoli di aggressioni ai docenti; fa piacere constatare che ci sono classi in cui regna un clima di serenità e di solidarietà verso chi ha bisogno d’aiuto. Piccole donne e piccoli uomini crescono fra i banchi di scuola, guidati da maestre esemplari.
Carmen Morello