La cabina di regia e il ruolo della ZES Unica
La Zona Economica Speciale (ZES) unica per il Mezzogiorno si propone come una svolta strategica per rilanciare lo sviluppo economico del Sud Italia. Durante una recente riunione a Palazzo Chigi, avvenuta ieri 23 dicembre, la premier Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, definendola “una delle più grandi aree economiche speciali in Europa”.
L’obiettivo primario è attrarre investimenti attraverso semplificazioni burocratiche e vantaggi fiscali, integrando le risorse già disponibili come il PNRR e i fondi di coesione. Inoltre, la presidente del Consiglio ha l’intenzione di proseguire, nel prossimo anno, una lunga serie di incentivi, investimenti e strategie con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo nel Sud Italia.
Dal primo gennaio 2024, sono state rilasciate 415 autorizzazioni uniche per progetti dal valore complessivo di 2,4 miliardi di euro, creando circa 8.000 nuovi posti di lavoro. Questi risultati superano gli investimenti delle otto ZES precedenti, ora unificate, mostrando un significativo aumento di interesse verso le opportunità offerte dal Sud Italia.
Opportunità e critiche: un bilancio contraddittorio
Nonostante l’entusiasmo della premier, il progetto della ZES unica ha suscitato perplessità. L’opposizione e alcuni amministratori locali, come il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, hanno evidenziato che il paragone tra la ZES Unica e le precedenti otto aree economiche non è realistico.
Emiliano ha dichiarato che il maggiore territorio coperto dalla nuova ZES non giustifica il trionfalismo, poiché l’aumento degli investimenti è proporzionalmente limitato.
Le più grandi perplessità che sono state espresse, riguardano tutte la reale crescita economica del Mezzogiorno, e quindi il risultato di questi piani strategici. I numeri positivi, raccolti dal primo gennaio 2024, celano problematiche strutturali, come l’aumento dei lavoratori poveri e la stagnazione della produttività, che continuano a frenare un vero rilancio economico.
Un modello contestato: il Decreto Caivano
Oltre alla ZES Unica, il governo ha esteso il “modello Caivano” ad altre aree problematiche del Sud. Il decreto, nato per affrontare le difficoltà del quartiere campano di Caivano, prevede misure come la costruzione di infrastrutture sociali e interventi contro la criminalità minorile. Tuttavia, queste iniziative sono state criticate da associazioni per la loro presunta inefficacia preventiva e per l’inasprimento delle pene.
Nonostante l’impegno, molti dubitano che queste misure possano portare a un reale miglioramento delle condizioni sociali ed economiche del Sud.
Le regioni del Sud: un ruolo chiave nella ZES
La Regione Siciliana, ad esempio, sta riorganizzando le aree di sviluppo economico all’interno della ZES Unica. Attraverso un maxiemendamento incluso nella legge di stabilità 2025-2027, la Sicilia mira a individuare aree industriali, portuali e aeroportuali che possano beneficiare di procedure semplificate e regimi fiscali favorevoli.
Queste aree, definite come “Aree a burocrazia semplificata e legalità controllata”, saranno supervisionate da tre assessorati regionali. L’obiettivo è promuovere lo sviluppo economico mediante investimenti mirati e garantire la legalità attraverso protocolli con le Forze dell’Ordine. Tuttavia, anche questo piano ha sollevato interrogativi sulla reale estensione e gestione di queste aree.
Una visione di lungo termine per il Mezzogiorno
Il governo Meloni considera la ZES Unica solo uno dei tasselli di una più ampia strategia per rilanciare il Sud. Entro il 15 gennaio, le amministrazioni centrali e regionali dovranno fornire un’analisi dettagliata degli interventi, per costruire una strategia condivisa e massimizzare l’efficacia delle azioni.
Parallelamente, il governo ha previsto che almeno il 40% dei fondi pluriennali per gli investimenti venga destinato al Mezzogiorno. Questa allocazione mira a colmare il divario infrastrutturale e a incentivare la competitività delle regioni meridionali.
Nonostante l’ambizione del progetto, rimangono dubbi sulla capacità del governo di trasformare il Sud in una “locomotiva d’Italia”, come affermato dalla premier. Le critiche riguardano sia la sostenibilità degli investimenti sia la reale capacità di generare crescita economica duratura.
Se implementata con successo, la ZES Unica potrebbe rappresentare una svolta per il Mezzogiorno, integrando le risorse disponibili e valorizzando il potenziale economico delle regioni meridionali. L’equilibrio tra entusiasmo politico e pragmatismo sarà cruciale per determinare il successo di questa iniziativa. Resta comunque in dubbio le questioni lavorative e le ridistribuzioni economiche sul territorio.