Bike sharing, ecco i primi grandi risultati in Italia

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Bike Sharing: la rivoluzione a due ruote

Scegliere di girare per la propria città in bici anziché in automobile o in moto fa bene all’ambiente: dopotutto, ci arriverebbe anche un bambino. Ridurre le emissioni inquinanti e limitare la congestione del traffico è una sfida che le amministrazioni locali di tutto lo stivale si ritrovano ad affrontare. Una soluzione che soltanto nell’ultimo biennio sta prendendo quota è il bike sharing: la condivisione di un mezzo a basso impatto ambientale come la bicicletta rappresenta uno di quegli strumenti di mobilità alternativa che ci proiettano direttamente nel futuro, in un mondo nel quale l’utilizzo dell’auto privata diventi sempre più marginalizzato. Che l’Italia abbia accolto questa novità con netto ritardo rispetto a paesi come Olanda, Danimarca, Inghilterra e Francia, non è certo un segreto. Dopodiché, a sorpresa, ci siamo classificati primi in Europa nel 2018 per numero di servizi di bike sharing attivi. Città come Bolzano, Ferrara, Trento e Pesaro seguite a ruota da centri come Ravenna, Rimini, Piacenza, Novara, Padova, Reggio-Emilia, Bologna, Firenze e non solo.

Il colosso cinese

La più grande piattaforma di bike sharing al mondo, nonché monopolista del settore in questo momento in Italia, è Mobike. La start-up cinese, fondata nel 2015 dalla Beijing Mobike Technology Co, ha segnato una vera e propria rivoluzione grazie al “free floating” o “dockless“, ovvero l’avvento di sistemi di condivisione che prevedono il prelievo e il rilascio della bici in qualsiasi punto della zona in cui il servizio è attivo. Tutte le altre imprese che avevano fino a quel momento utilizzato il sistema degli stalli per il parcheggio, risultando più scomode sia per gli utenti che per i Comuni, sono state infatti costrette a lasciare il mercato. In poco tempo Mobike, che è da anni molto radicata a Singapore, Amsterdam e Londra, ha conquistato anche l’Italia. Il successo commerciale è stato tale che esattamente un anno fa la start-up è stata acquistata dal colosso Meituan Dianping per 2 miliardi e mezzo di dollari.



Come funziona Mobike?

Utilizzare una delle ormai famosissime biciclette arancioni è semplicissimo: basta avere uno smartphone. Attraverso l’app ufficiale, in pochi minuti si ricarica il credito e, una volta trovata una bici, è possibile sbloccarla e utilizzarla subito. Il costo è leggermente diverso per ogni città (a Bologna 1 euro per 30 minuti, ndr). Attraverso la mappa presente sull’applicazione, è possibile individuare la bici più vicina ed effettuare una prenotazione. Una delle ultimissime novità consiste nello sconto applicato a tutti coloro che parcheggiano la bici – che comunque è possibile lasciare più o meno ovunque – nelle stazioni apposite.

I primi grandi risultati a Firenze

Dopo due anni di Mobike nel capoluogo toscano, il sensazionale risultato: la banca dati del gruppo registra 3,13 milioni di utilizzi, equivalenti a 500 tonnellate di Co2 risparmiate, che potrebbero essere rapportate a circa 23mila alberi piantati. Per l’occasione, Mobike Italia ha regalato 20 pass da 90 giorni a 20 persone che hanno utilizzato il servizio nella giornata del 24 luglio. “Dal lancio del sistema di bike sharing ad oggi, abbiamo registrato numeri impressionati, con enormi benefici per l’ambiente“,  ha commentato l’assessore all’ambiente fiorentino Cecilia Del Re.

Ha festeggiato anche Alessandro Felici, amministratore delegato di Evlonet, che gestisce e distribuisce Mobike in Italia: “Siamo entusiasti di vivere il secondo anniversario di quello che oggi è diventato un vero e proprio sistema di mobilità urbana per la gestione degli spostamenti quotidiani delle persone, che siano lavoratori, studenti o turisti – poi continua – Questo grazie ad un lavoro svolto in sinergia con le amministrazioni comunali e ad un team attento e presente in 10 città italiane. La nostra ambizione è quella di sostituire circa il 10% degli spostamenti con le auto private“.

Continuare così

La speranza è che le soluzioni relative alla mobilità alternativa, compreso il bike sharing, vengano prese in maggiore considerazione anche al sud Italia, dato che in gran parte delle città il servizio non è attivo o, addirittura, si fa ancora troppa fatica anche a destinare parte del manto stradale alle piste ciclabili. Il bike sharing è un successo commerciale di cui il nostro pianeta ha dannatamente bisogno.

Pietro Colacicco

 

 

 

 

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