Lukašėnka e i migranti: cosa accade in Bielorussia

Lukašėnka  Migranti che muoiono

Lukašėnka e i migranti al confine: disperazione, filo spinato, morte. Per capire però cosa sta succedendo bisogna fare qualche passo indietro perché in questa storia di cattivi ce ne sono persino troppi.




Aljaksandr Lukašėnka 

Aljaksandr Lukašėnka è il Presidente della Bielorussia. Lo è dal 1994, ininterrottamente. Quando la Bielorussia diventa indipendente dall’Unione Sovietica e il Paese va a votare. Vince Lukašėnka con oltre l’80% di voti favorevoli. Secondo i politologi queste saranno le ultime vere libere elezioni della Bielorussia: da allora la nazione viene consegnata elezione dopo elezione nelle mani di Lukašėnka, come un pacco regalo. In 26 anni di governo autoritario, definito come l’ultima dittatura d’Europa, il popolo inizia a sobbollire come in una pentola a pressione. I primi disordini si hanno nel 2015 ma  l’anno scorso la protesta è divampata violentissima.

La rivoluzione delle ciabatte

Durante le elezioni del 2020, il candidato dell’opposizione Sergei Tikhanovsy afferma che Lukašėnka “è uno scarafaggio” del tutto simile al cattivo nella fiaba per bambini  “Il potente scarafaggio”,  molto popolare in Bielorussia.  Pertanto “è da schiacciare alle urne”. Non avviene. Lukašėnka – con l’aiuto e l’interferenza costante e silenziosa di Putin – resta saldo al Governo del Paese. E contro “lo scarafaggio” si scatena la Rivoluzione delle Ciabatte. Proteste, cortei, scioperi, disordini e blocco dei sistemi informatici. A cui Lukašėnka risponde con la violenza: soltanto nei primi giorni  si conteranno 5 morti tra i manifestanti, 50 persone scomparse, più di cento feriti e 450 casi di tortura. Si sprecano inoltre gli abusi e le violenze sessuali.

Il volo Ryanair FR4978 

Il 23 Maggio del 2021 il volo Ryanair FR4978 viene dirottato dal Governo di Lukašėnka. Il volo era diretto in Lituania e portava a bordo diversi cittadini considerati dissidenti: politici dell’opposizione e giornalisti.  Il volo viene fatto atterrare a Minsk, capitale della Bielorussia, e tutti i passeggeri vengono arrestati. L’Unione Europa si alza in protesta, non riconosce la presidenza di  Lukašėnka e gli consegna il primo pacchetto di sanzioni per violazioni dei diritti umani. Ad oggi il numero è salito a cinque. Da quel momento si è aperto un corridoio migratorio che dalla Bielorussia porta alla Polonia e alla Lituania: disperati che scappano dalla fame, dalla povertà e dalla violenza militare di Lukašėnka.

I migranti usati come arma da Lukašėnka 

Lukašėnka non fa niente per fermare l’esodo. Anzi. Con l’aiuto di una massiccia opera di comunicazione e l’apertura delle sue stesse frontiere, spinge alla migrazione anche dai Paesi vicini. Usa i migranti come vere e proprie armi di distrazione, di distruzione. 4mila iracheni sarebbero stati aiutati ad entrare illegalmente in Polonia e in Lituania dallo stesso Lukašėnka e dai Governi a lui solidali. Vere e proprie promesse di una vita migliore e autobus che ammassano i migranti al confine per portarli, talvolta persino armati, a ridosso dell’Europa. Un’Europa già poco tollerante ed inclusiva la quale ovviamente oppone resistenza, usando violenza a sua volta. Di queste ore l’approvazione di 25milioni di euro da parte dell’Europa per il rafforzamento dei confini. Tradotto vuol dire forze armate, muri e barriere di filo spinato. Contro i migranti. In questa storia di buoni ce ne sono davvero pochi.

Partita a scacchi con la morte

In questa partita a scacchi tutta politica a fare le spese sono i migranti stessi. Dietro di loro la fame e la violenza da cui fuggono; davanti i muri e il filo spinato e i cannoni ad acqua con cui la Polonia sbarra loro la strada. Ai fianchi Lukašėnka e Putin che li utilizzano per fare pressioni sull’Europa, come un ricatto. Intorno a loro il freddo pungente dell’inverno in Bielorussia, che ha causato negli ultimi giorni già 11 morti. Tantissimi sfollati a ridosso dei confini sono bambini, donne e anziani.  Una partita a scacchi di mosse misurate, fredde, tra i potenti della Terra. Dove le pedine sono le persone. La posta è la vita. Ad aver già perso è la nostra umanità.

Alice Porta

 

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