Il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo non è sfavorevole a livello economico quanto a livello politico
Un’affermazione che potrebbe far sobbalzare dalla sedia i sovranisti che dell’immigrazione ne hanno fatto il proprio cavallo di battaglia politico. E che certamente non mancheranno di strumentalizzare anche questi dati per aizzare il consenso del proprio elettorato in barba a qualsiasi analisi critica.
Eppure, con buona pace dei rappresentanti di destra, l’Università Bicocca ha condotto una vera e propria mappatura nazionale del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, in collaborazione con Actionaid e Openpolis. Gli autori dello studio sono MariaPia Mendola, docente di economia Politica, Sara Giunti e Francesco Campo, due assegnisti di ricerca del Center for european studies (Cefes) del dipartimento di Economia dell’Università Milano Bicocca.
Lo studio della Bicocca nel dettaglio
Tra il 2014 ed il 2017, nel cosiddetto periodo della “crisi dei rifugiati”, più di 3 milioni di richiedenti asilo sono giunti in Europa. La maggior parte di essi fuggivano dal conflitto siriano o da difficili contesti tra Medio Oriente e nord Africa.
Circa 150 mila persone all’anno hanno avanzato richiesta d’asilo anche in Italia. Nella maggior parte dei casi hanno potuto usufruire dei servizi previsti dalle politiche pubbliche sul sistema di accoglienza.
L’indagine, costata nove mesi di lavoro, ha preso in considerazione i dati di 106 prefetture. Sono proprio le prefetture a gestire il piano nazionale di riparto su cui si basa il sistema di centri di accoglienza straordinaria (CAS). Sistema che, sino ad oggi, ha permesso di ospitare circa l’80 per cento dei richiedenti asilo arrivati in Italia.
L’analisi dettagliata dei dati ha dunque permesso agli economisti di mostrare l’evoluzione nella distribuzione dei richiedenti asilo nei comuni italiani. Durante gli anni della “crisi dei rifugiati”, sono stati coinvolti più del 40 per cento dei comuni italiani con circa 15 mila CAS distribuiti su tutto il territorio nazionale. Si tratta prevalentemente di un sistema di accoglienza “diffusa”, poiché il numero medio di richiedenti asilo ospitati nei singoli CAS si aggira intorno a 25.
L’aspetto più rilevante dello studio riguarda senza dubbio l’impatto economico versus quello politico del sistema di accoglienza
Contrariamente alle aspettative di molti, è emerso che ospitare richiedenti asilo non comporta un aumento dei costi di breve periodo a livello locale. Così come non comporta variazioni in termini di reddito pro-capite o in termini di welfare. Favorisce invece il ripopolamento dei comuni con un più alto tasso di popolazione anziana.
Nonostante ciò, le elezioni nazionali del 2018 hanno evidenziato una significativa variazione sulle preferenze elettorali nei comuni con meno di 25 mila abitanti. Ciò significa che in questi comuni la presenza di richiedenti asilo ha favorito uno spostamento del consenso elettorale verso i partiti di destra.
Il favore verso le politiche anti-immigrazione della destra non si regge dunque su basi economiche, bensì culturali.
L’analisi d’impatto del sistema di accoglienza suggerisce che è necessaria una maggiore attenzione alle politiche di inclusione e sensibilizzazione sul territorio, dove il coinvolgimento delle amministrazioni locali è di vitale importanza se si vuole che gli immigrati possano contribuire con le loro capacità e conoscenze alla crescita e allo sviluppo economico di lungo periodo.
– commento della docente MariaPia Mendola
Carola Varano