La multinazionale mineraria BHP è al centro di una disputa legale in Australia, dove un gruppo di donne ha avviato una class action presso la Corte Federale. Le querelanti denunciano di aver subito molestie sessuali e discriminazioni di genere durante un periodo che si estende per oltre vent’anni, dal novembre 2003 al marzo dello scorso anno.
Le accuse rivolte a BHP includono comportamenti inappropriati che spaziano da avances indesiderate ad episodi più gravi di aggressione sessuale. Le donne in questione sostengono che l’azienda non abbia adottato misure adeguate per prevenire tali comportamenti né per proteggere le vittime da ulteriori abusi o ritorsioni.
In risposta alle accuse, BHP si è scusata nei confronti di chi ha subito comportamenti irrispettosi e ha dichiarato di aver identificato le molestie sessuali come un rischio significativo per la salute e la sicurezza sul lavoro già nel 2018, impegnandosi a trattare tali comportamenti con la stessa serietà riservata ad altri rischi professionali.
Come si può vedere sul suo sito, il colosso minerario ha una pagina dedicata alle discriminazioni di qualsiasi genere, dove all’identificazione di tali fenomeni si accompagnano una serie di raccomandazioni per i propri lavoratori:
«Riconosciamo che gli squilibri di potere possono essere presenti sul posto di lavoro e possono a volte essere utilizzati in modo improprio per perseguire relazioni. Ciò è inaccettabile e può minare gli sforzi per creare un posto di lavoro sicuro e rispettoso per tutti.
Parla se vedi, senti o subisci comportamenti irrispettosi o discriminatori nei tuoi confronti o nei confronti di chiunque altro […] Non discriminare qualsiasi individuo o gruppo in base ad attributi personali non correlati alle prestazioni lavorative.»
L’azienda, nel press statement rilasciato subito dopo la presentazione della class action, ha anche affermato di aver implementato politiche e procedure per affrontare e prevenire episodi di molestie, razzismo e bullismo all’interno dei propri siti operativi. Nonostante ciò è chiaro che tali misure siano state insufficienti e inefficaci nel garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso per tutti i dipendenti.
Un mondo “tutto al maschile”
Questo procedimento legale emerge contestualmente a un periodo in cui l’industria mineraria australiana è sottoposta a un crescente scrutinio riguardo alla cultura sul posto di lavoro, ancora intrappolata in paradigmi tossici e retrogradi.
In particolare, il settore minerario australiano è caratterizzato da una forza lavoro a predominanza maschile e per questo ha dovuto impegnarsi negli ultimi per migliorare tale squilibrio.
Già nel 2021, un’inchiesta parlamentare in Australia occidentale aveva rivelato che BHP aveva licenziato 48 dipendenti per molestie sessuali nelle sue miniere più remote con modalità “fly-in, fly-out” a partire dal 2019. Nello specifico, l’inchiesta ha portato alla luce 6 casi di violenza sessuale che includevano due capi d’accusa di stupro e un episodio di “tentata penetrazione non consensuale”.
Parallelamente, altre grandi aziende minerarie sono state coinvolte in scandali simili: di recente, Rio Tinto ha pubblicato un rapporto indicando un aumento delle segnalazioni di tentativi di aggressione sessuale e stupro nelle proprie operazioni negli ultimi due anni, nonostante gli sforzi per eliminare tali comportamenti tramite una politica di “zero tolleranza”. Un’indagine commissionata sempre da Rio Tinto nel 2022 ha poi rilevato che 21 donne avevano subito stupri o tentativi di aggressione sessuale nel corso di cinque anni.
L’avvocato Joshua Aylward che sta seguendo la vicenda ha condiviso le testimonianze toccanti delle donne che hanno intentato la causa:
«Sono state esposte a uomini che si abbassavano i pantaloni e defecavano davanti a loro e poi ne ridevano […] Gli uomini le palpeggiavano, si strusciavano contro di loro e facevano commenti di natura pornografica.»
È emerso anche che molte aziende del settore erano solite utilizzare degli accordi di non divulgazione per silenziare le vittime di abusi sessuali, una pratica ricattatoria purtroppo ancora troppo diffusa.
Infrangere il silenzio, scardinare un sistema secolare
Le azioni legali di questo genere sono sintomo di una maggiore consapevolezza e intolleranza verso comportamenti inappropriati sul posto di lavoro: queste cause possano fungere da catalizzatore per cambiamenti significativi nelle politiche aziendali e nelle pratiche operative, promuovendo una cultura più inclusiva e sicura nel settore minerario.
Dal punto di vista legale, in Australia le molestie sessuali sono considerate una forma di discriminazione di genere e sono vietate sia a livello federale che statale. Le vittime hanno il diritto di presentare reclami presso organismi come la Commissione Australiana per i Diritti Umani e possono intraprendere azioni legali per ottenere risarcimenti per i danni subiti. Le aziende, inoltre, sono obbligate a creare un ambiente di lavoro sicuro e saranno ritenute responsabili qualora non siano capaci di prevenire o affrontare adeguatamente episodi di molestie sessuali. Ciò però non basta e i passi da fare in avanti sono ancora molti: è ora che le grandi multinazionali prendano responsabilità delle proprie azioni.
Le implicazioni economiche di questa vicenda saranno molto probabilmente significative: le aziende coinvolte potrebbero affrontare sanzioni finanziarie sostanziali, oltre a danni reputazionali che potrebbero influenzare negativamente il valore delle azioni e la fiducia degli investitori. Le azioni di BHP, infatti, hanno già registrato una leggera flessione nei mercati azionari.
Si spera che ciò porti a una revisione delle normative e delle linee guida del settore, con l’introduzione di standard più rigorosi per la prevenzione e la gestione delle molestie sessuali sul posto di lavoro insieme ad investimenti maggiori in formazione, politiche di inclusione e meccanismi di segnalazione degli abusi per contrastare la diseguaglianza di trattamento tra uomini e donne in ambito lavorativo.
Va riconosciuto il diritto delle donne di tutto il mondo ad un ambiente di lavoro sicuro e libero dagli abusi, improntato al benessere, al rispetto e all’uguaglianza.