Bertolaso, Travaglio e la propaganda dell’ospedaletto alla Fiera di Milano

Ultima Voce Bertolaso

Disguido Bertolaso

In un periodo in cui il sistema sanitario non riesce a nascondere le crepe, ecco saltar fuori il nome di Guido Bertolaso. Prima d’esser stato nominato Consulente della Lombardia da Fontana, il suo nome è stato proposto da Renzi, da Salvini e dalla Meloni. Negli anni precedenti, il prescelto è stato lo scudo di battaglia di Silviuccio Berlusconi.

Nell’articolo “Disguido Bertolaso,” Travaglio tentò invano di renderci consapevoli del celeberrimo “medico che ha diretto la Protezione Civile e gestito le grandi emergenze del paese, dai rifiuti ai terremoti.”

Essendo stato assolto nei processi, è passata la fake news che abbia fatto tutto a regola d’arte.
Come se bastasse non commettere reati, o non farsi scoprire, per essere un fenomeno.
(Travaglio)

Consulente di Fontana

Poco importa della terribile gestione dei rifiuti in Campania. Poco importa che gli aquilani, 11 anni dopo il terremoto, provano ancora sdegno nel sentirlo nominare. Poco importa dei 400 milioni sprecati per il G8 mai avvenuto alla Maddalena.

Sulla figura di Bertolaso si potrebbero scrivere saggi immensi, dalle molteplici ambiguità. Il Governatore della Lombardia, in tutto ciò, ha deciso comunque di nominarlo suo Consulente. L’obiettivo di Bertolaso: fornire direttive per allestire un centro di terapia intensiva alla Fiera di Milano, entro 10 giorni, in modo da trovar posto per 600 posti letto.

Bertoleso

Circa una settimana dopo è giunta la brutta notizia: Bertolaso è risultato positivo al Coronavirus. Il direttore de Il Fatto Quotidiano  non tardò a scrivere un articolo a riguardo (Bertoleso). Come sempre, scoppiò subito la polemica.

Altro veleno di Travaglio” oppure “Travaglio oltre ogni limite” recitò il prestigioso quotidiano dei fasci (Secolo d’Italia). D’altra parte, per i nostalgici dei pezzi grossi come il Duce, prendere le difese di Bertolaso a confronto è poca roba.

Al di là del titolo ironico (Bertoleso), nella prima riga dell’articolo Travaglio ha chiarito: “Tutto ci divide da Bertolaso, tranne il sentimento di umanità che ci fa tifare per lui,” senza dimenticarsi di augurargli lunga vita.

La negligenza di Bertolaso

A noi, per sconsigliarne l’ingaggio, bastavano i precedenti” (Travaglio) ma ciò che segue è roba da strapparsi i capelli: “un filmato immortala Bertolaso con la mascherina sbagliata e resa comunque vana dalle allegre strette di mano senza guanti.”

Pazienza, ma non finisce qui: si scopre che Bertolaso è mezzo sordo, dunque per parlare con gli altri deve necessariamente avvicinarsi a essi e tendergli l’orecchio. Probabilmente il Consulente per l’emergenza Coronavirus non sapeva che “se non c’è distanza di sicurezza di almeno un metro, il virus può attaccare.” I bambini ne sono consapevoli; l’ex capo della Protezione Civile no.




Non poteva dirlo prima che, oltre a essere a rischio per i suoi 70 anni, è pure audioleso e affetto dal raptus compulsivo delle strette di mano?
(Travaglio)

Tutta la mia vita è stata dedicata ad aiutare chi è in difficoltà,” dichiarò con ardore Bertolaso al momento dell’incarico. Peccato che le negligenze menzionate abbiano messo in pericolo lui e tutti quelli che ha incontrato, sbattendoli dritti alla quarantena.

Ospedale alla Fiera di Milano: obiettivo raggiunto?

A priori dalle simpatie per Bertolaso o meno, in principio ci siam detti: ben venga l’intento di contribuire a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. D’altra parte, il suddetto era già stato ingaggiato, dunque non sembrò il momento di polemizzare. Non dobbiamo mica ispirarci a Salvini, a Renzi, oppure alla Meloni.

Poi, la notizia sulla negligenza di Bertolaso ci ha fatti arrabbiare ancor di più, ma ci siam detti: the show must go on. Ed ecco giungere la bella notizia di Deborah Bergamini di Forza Italia: l’ospedale alla Fiera di Milano è stato costruito. “Tempo realizzazione: 10 giorni. Promessa mantenuta […] grazie a Bertolaso e al suo team.”

Libero Quotidiano  intervenne immediatamente: “E Travaglio, muto.”

La parola a Travaglio

I 600 posti di terapia intensiva promessi sono scalati a 200. Giulio Gallera alla fine ha dichiarato che i posti saranno 50, ma che possono diventare 200 in poco tempo. Travaglio ha precisato che, al momento dell’inaugurazione, l’ospedale avrà “14 posti letto secondo alcuni e 24 secondo altri.”

Il direttore de Il Fatto Quotidiano  ha fatto notare che, rispetto alle promesse e alle donazioni da 50 milioni, sicuramente ci si aspettava di più. “È normale che ogni posto letto costi 4 o 2 milioni?” Ciò non ha impedito a Fontana di organizzare una conferenza stampa alla Fiera di Milano, nella quale si è creato “un contagioso assembramento di assessori, politici, giornalisti, fotografi e professionisti del buffet accalcati l’uno sull’altro.”

Quando il vanto della propaganda è preferibile alla prudenza e alla sostanza…

Prima la sostanza, poi la parata

In un paese dove i tagli alla sanità si sono presto rivelati pericolosissimi, persino 14 o 24 posti letto sono da considerarsi sacri, specie se in Lombardia (la regione più colpita dal Coronavirus). Ciò che Travaglio definisce una pagliacciata è quella tendenza a “trincerarsi” dietro le (presunte e non) eccellenze del nostro paese, al fine di nascondere “i veri cancri.”

Se “i posti di terapia intensiva della sola Lombardia sono passati in un mese da 700 a 1600,” vantarsi di aggiungerne 14 o 24 è fuori luogo.

Il Sant’Orsola di Bologna, in soli 6 giorni, ha creato un nuovo padiglione di terapia intensiva da 30 posti […] senza tanto clamore e senza consultarsi con Fontana & Bertolaso.
(Travaglio)

Come Consulente, avrebbero dovuto nominare Travaglio,” ironizza qualcuno, prendendo le cece difese di Bertolaso, Fontana e compagnia bella. Ma Travaglio non ha promesso nulla, se non la spudorata e disinibita verità. Ben venga; un giornalista non deve avere peli sulla lingua, poiché si occupa d’informazione.

Il direttore de Il Fatto Quotidiano  conclude chiarendo che “gli ospedali, anche di un solo posto letto, sono utilissimi; purché i mercanti in fiera non li trasformino in baracconate elettorali.”

La solidarietà non è sinonimo di assoluzione

Viene in mente il lontano ’63, quando “La Ricotta” di Pier Paolo Pasolini venne denunciato per vilipendio alla religione. I titoli di testa recitarono un pezzo del vangelo secondo Giovanni:

Spazzò via le monete dei banchieri e buttò all’aria i banchi, e ai venditori di colombe disse:
“Portate via di qua, e della casa di mio padre non fate un mercato.”

La solidarietà di oggi deve camminar a pari passi con la lucidità. Nessuno scherza sulla salute; parlare del profilo lavorativo è un’altra cosa. Assolvere del tutto Bertolaso per il proprio passato, soltanto perché versa in una delicata situazione, vorrebbe dire condividere una bizzarra cultura della morte. Vorrebbe dire promuovere la denigrazione in vita e la benedizione in malattia, e questo non va bene.

In tutto ciò, auguriamo lunga vita a Bertolaso… e lunga memoria agli italiani.

 

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