Un social che esce definitivamente dall’ottica del raggiungimento della perfezione: BeReal è la piattafoma di condivisione foto dove la spontaneità non solo è ben accetta, ma è obbligatoria. La fotografia sui social potrebbe finalmente vedere risvolti costruttivi e la BeReal terapia potrebbe aiutare i giovani a superare le ansie da prestazione.
L’immagine è un veicolo espressivo cardine in questo periodo storico, il grande riferimento in termini di accettazione sociale ed espressione della propria personalità. Questo è il motivo per cui oggi ci si dedica a una ricerca spasmodica dell’immagine più adeguata da far circolare sui social network e da diffondere nel mondo virtuale e non. Una forma di fotografia meditata e rielaborata, pulita da ogni sbavatura e che si adatti al contesto, che rifletta una filosofia, un momento di vita, i propri obiettivi e il proprio valore.
Inutile specificare che si tratta di una realtà distorta. Non esclusivamente nel caso della volontaria manomissione del prodotto iniziale tramite app di editing, ma anche in conseguenza della puntigliosa selezione che precede la scelta finale e dell’eliminazione di tutto ciò che non era considerato abbastanza.
La fotografia ci mostra un momento che è realmente esistito. Eliminando una foto stai dicendo che quella parte di te non va bene. E pensi che si possa eliminare, ma non si può eliminare una parte di sé. (Cristina Nuñez, artista e ideatrice del metodo SPEX di arte terapeutica)
Riflessi nella nostra immagine
lo psicanalista Jacques Lacan spiega che il processo di riconoscimento di sé in un’immagine costituisce un momento cruciale per la crescita dell’individuo e per la creazione della sua identità. Per Lacan lo “stadio dello specchio” è determinante, in particolare, nella fase di autoidentificazione del bambino come individuo a sé stante. In quel momento il bambino riconosce sé stesso in un’immagine esterna alla sua essenza ontologica, ma che gli permette di percepirsi in quanto singola persona. Questa dinamica rappresenta la base di tutte le altre eventuali identificazioni a cui l’individuo va incontro nel percorso della vita.
La costante ricerca della perfezione imposta dai moderni social network porta alla volontà di riconoscersi in un’immagine che rispecchi le aspettative di una società altamente competitiva e tendenzialmente superficiale. Il confronto con la perfezione ostentata sul web porta alla volontà di eliminare quelle parti di sé che non si adeguano allo standard auspicato e di conseguenza a voler cestinare anche le immagini e le fotografie che ritraggono i momenti in cui non si è performanti al 100%.
Immagini che distruggono, immagini che riparano
La difficoltà di raggiungimento di un modello così irrealistico ha un importante impatto psicologico sugli individui. In particolare grava sugli appartenenti alle nuove generazioni, coloro che hanno vissuto fasi cruciali della crescita costantemente sottoposti alla necessità di riconoscersi in una precisa immagine sociale (o social) e non solo nella propria immagine riflessa allo specchio. Stando ai dati raccolti da una ricerca interna a Facebook del 2021 e trapelata nel Wall Street Journal, le dinamiche interne alla community di Instagram creano stati di ansia e depressione in una ragazza su tre.
Allo stesso modo in cui le immagini destinate ai social hanno assunto un ruolo tanto determinante da causare ansie, insicurezze e paure, possono rappresentare una potenziale arma per ottenere il risultato opposto e invertire la tendenza.
Le fotografie, in base all’utilizzo che se ne fa e al significato che si attribuisce loro, possono forse essere in grado di marginalizzare la dilagante crisi identitaria che affligge i giovani d’oggi (e non solo). E come sfruttare meglio questa caratteristica se non attraverso il social, lo strumento controverso per eccellenza? La BeReal terapia anti-Instagram spopola ormai da alcuni mesi.
Come funziona BeReal
Suona l’allarme e il social richiede di postare una foto, che verrà scattata sia con la fotocamera esterna che con quella interna. Di una si ha il controllo, dell’altra no. Se non si completa l’azione entro qualche minuto tutti gli utenti verranno a conoscenza del ritardo. Che questo ritardo sia dovuto a impegni lavorativi, famigliari o personali o che sia una strategia per sistemate acconciatura e outfit in vista dello scatto non è dato saperlo, si lascia il beneficio del dubbio.
La fotografia, una volta scattata, può essere cancellata e ripetuta. Non si tratta, però, di una grossa agevolazione ai fini del click perfetto, dal momento in cui si può tentare di risolvere il problema di eventuali sfocature, si può cambiare inclinazione o inquadratura dell’obiettivo, ma il risultato totale sfuggirà sempre e comunque al controllo in tempo reale dell’utente.
Se il BeReal non viene postato, non sarà possibile accedere alla community, non si potranno visualizzare gli scatti degli utenti amici e non si potranno aggiungere reaction a questi ultimi.
La BeReal terapia inverte la rotta
Gli utenti attivi su BeReal sono già molti e particolarmente soddisfatti del funzionamento della piattaforma. L’entusiasmo risiede proprio nell’aver trovato un luogo dove le persone iscritte si interessano alla realtà altrui nella sua immediatezza e spontaneità, mettendosi a nudo a propria volta e mettendo in gioco anche un buona dose di autoironia.
Sebbene le modalità siano scherzose e goliardiche, gli utenti riescono a riconoscersi più facilmente nelle immagini spontanee, vedono l’immediatezza delle proprie esperienze e gioiscono dell’apprezzamento che ricevono per una rappresentazione realistica di sé che esula completamente dai canoni degli altri social network.
Gli ambienti poco chic diventano quotidianità, la stanchezza, i disagi, le risate spontanee e le situazioni “imbarazzanti” si riscoprono contenuti perfetti da condividere per una BeReal terapia di gruppo. Le fotografie condivise servono a esorcizzare quel senso di inadeguatezza che si tende ad attribuire, per assurdo, alle scene di vita “normali”.