La notizia arriva dall’università di Buffalo, perché le autrici della ricerca sono le biochimiche Zhen Q. Wang della suddetta università e Michelle C. Y. Chang dell’Università della California, Berkeley.
La ricerca pubblicata su Nature Chemistry documenta la scoperta di un nuovo processo per ottenere uno degli idrocarburi che compongono la benzina usando dei batteri che consumano zucchero.
Voi direte: un idrocarburo è solo uno degli innumerevoli contenuti nella benzina, vero, ma il metodo potrà essere adattato per ottenerne altri e dunque il giorno in cui davvero si ricaverà benzina dai batteri potrebbe non essere lontano.
Il processo ideato dalle due ricercatrici è composto da due fasi in cui secondo le loro parole hanno combinato quello che la natura può fare meglio con ciò che la chimica può fare, infatti dai batteri non esce direttamente l’idrocarburo a questo si arriva tramite l’utilizzo del catalizzatore nella seconda fase.
Questa la notizia a grandi linee adesso entriamo nello specifico per chi vuol capirci qualcosa di più.
I batteri in questione sono un ceppo di Escherichia Coli non pericoloso per gli esseri umani e che, ha scherzato la Wang, sono più ghiotti di zuccheri dei bambini.
I batteri sono stati modificati geneticamente per far loro produrre quattro enzimi che convertono il glucosio in composti chiamati acidi grassi 3-idrossi.
Nel secondo passo è stato usato come catalizzatore un composto inorganico chiamato pentossido di Niobio (formula chimica Nb2O5) per tagliare le parti indesiderate ed ottenere l’idrocarburo in questione che è un olefina, fa parte di questo gruppo di idrocarburi conosciuti anche come alcheni.
Il processo è più ecologico di quel che potrebbe sembrare, ottenere benzina da zuccheri significherebbe (in attesa di farne a meno del tutto) innescare un processo circolare in cui il carbonio e quindi gli idrocarburi prodotti provengono da zuccheri sintetizzati dalle piante tramite fotosintesi che è un processo basato su acqua, energia solare e anidride carbonica che le piante sottraggono dall’ambiente.
Roberto Todini