Il nuovo report delinea un quadro complesso e diversificato su tutto il territorio nazionale. Inconfutabile l’importanza di una collaborazione costante tra istituzioni e cittadini, per migliorare il benessere degli animali e contrastare il fenomeno del randagismo.
Il XII rapporto di Legambiente, presentato in occasione della Giornata del Cane Randagio, riporta i dati aggiornati sul fenomeno del randagismo in Italia, che ancora registra numeri preoccupanti. Inoltre, dal documento si evince la necessità di una maggiore e costante collaborazione tra tutte le parti coinvolte, istituzionali e sociali, affinché il benessere degli animali domestici in città raggiunga livelli ottimali, purtroppo ancora lontani.
Animali in città
Il documento analizza i dati del 2022 relativamente alla performance di Comuni e Aziende sanitarie nella gestione degli animali nelle città. Gli indicatori selezionati sono numerosi e specifici per le sette macroaree di indagine coinvolte, rispettivamente così suddivise:
- per le Amministrazioni comunali, quattro macroaree e 36 indicatori;
- per le Aziende sanitarie locali, tre macroaree e 25 indicatori.
Nella valutazione, al fine di rendere i dati il più realistico possibile, sono stati integrati due fattori compensativi per i Piccoli Comuni (PIC) e per i Piccolissimi Comuni (PIS), che risentono particolarmente del minor numero di abitanti e del grado di urbanizzazione.
La performance in numeri
Legambiente aveva progettato due questionari differenti, cui ha risposto il 7% del campione scelto per le Amministrazioni comunali, quindi il 21,9% della popolazione italiana, e il 33,9% di quello individuato per le Aziende sanitarie, dunque il 42,2% degli Italiani. Le percentuali indicate fanno riferimento esclusivamente ai dati provenienti dagli Enti, che hanno correttamente completato il questionario.
Tra le Amministrazioni comunali raggiungono una performance uguale o superiore alla sufficienza 218 città su 552, pari al 33,5% del campione. Invece, sono 36 su 38 le Aziende sanitarie posizionate nel range sufficiente-ottimo, ovvero il 94,7%.
Esempi virtuosi
Nonostante le diverse problematiche rilevate, ci sono alcune città meritevoli per i servizi offerti, anche in termine di prevenzione. Nel 2023, la migliore si è rivelata Milano, mentre il Premio Animali in città è stato assegnato a Modena, Verona e Ferrara. Invece, delle 38 Aziende sanitarie esaminate si aggiudicano il podio: l’AUSL Toscana Centro, vincitrice, l’ASL Vercelli e l’ATS Brescia.
In occasione della pubblicazione del Report, sono state premiate anche le Unità cinofile Antibracconaggio dell’Arma dei Carabinieri e la Fondazione Cave Canem, per l’impegno offerto alla società civile.
I costi nella PA
Le Amministrazioni comunali hanno dichiarato una spesa pubblica pari a 36.971.714,00 euro/anno nel 2022, con un costo medio di 3,1 euro/cittadino. Tuttavia tale cifra si riferisce solo alle realtà che hanno correttamente compilato il questionario e, infatti, si stima un’uscita globale di 181.256.301,2 euro/anno 2022, non equamente ripartita tra tutti i Comuni.
Invece, le aziende sanitarie hanno affrontato una spesa di 15.028.287,34 euro/anno, con un costo medio di 0,82 euro/cittadino. Anche in questo caso, non avendo partecipato tutti presidi, è stata calcolata la stima per tutte le 112 aziende nazionali, pari a 48.222.271,28 euro/anno.
La spesa pubblica per la gestione della popolazione canina, aggravata anche da eventi quali incidenti stradali e danni all’allevamento per cani vaganti, ammonta a 229.478.572,5 euro. Si tratta di cifre importanti, spesso superiori a quelle impegnate per la gestione di tutti i parchi nazionali o per la cura degli animali selvatici.
La gestione dei canili
Nonostante la maggior parte dei costi sia assorbita dalle attività nei rifugi, i risultati sono fallimentari, perché non soddisfano gli obiettivi prefissati sul benessere animale. I dati, aggiornati al 2023, riportano l’ingresso in canile di oltre 101.309 esemplari, un numero non bilanciato dalle adozioni che si fermano a circa 33.981.
Nel solo 2022 la stima degli abbandoni ammonta a 71.000 con una flessione dell’1% rispetto all’anno precedente, il 2021, che ha però risentito particolarmente delle conseguenze della pandemia.
La piaga del randagismo
Per l’anagrafe canina ci sono almeno 2 milioni di cani fantasma, di cui tra i 700 e 400 mila sono vaganti su tutto il territorio nazionale, mentre circa 300-250 mila sono randagi, ovvero senza proprietari. Numeri che preoccupano in tutta Italia e soprattutto al centro-sud, soprattutto in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lazio.
In merito ai cani liberi controllati , è fondamentale una continua e propositiva gestione delle responsabilità tra Amministrazione comunale, Azienda sanitaria e cittadini, affinché ci sia un’equa ripartizione dei compiti e, soprattutto, venga coinvolto un numero di persone adeguato in rapporto ai cani liberi sul territorio.
Tutelare il benessere degli animali
Il Report suggerisce un incremento dei controlli, affinché si metta in essere una vera e e propria azione di contrasto al randagismo. In particolare, è opportuno sensibilizzare i cittadini sull’esistenza di un’anagrafe canina, la cui iscrizione non è discrezionale, ma obbligatoria per legge.
Inoltre, per agevolare le adozioni, sarebbe opportuno regolamentare meglio le agevolazioni fiscali per chi decide di adottare, in quanto, ad oggi, solo il 6% dei comuni ha intrapreso questa strada.
Il controllo demografico
“Sul lato sterilizzazione i numeri sono ancora lontani, se si vuole portare ad una seria politica di controllo demografico.” Sebbene ci sia stato un incremento del 3% rispetto al 2021, le Aziende sanitarie registrano un numero di operazioni veramente basso, rispetto a quello di ingressi nei gattili e nei canili. Nel primo caso, solo il 14% dei felini è stato sterilizzato, mentre nel secondo si arriva appena al 18%.
Salute e benessere umano, animale e ambientale sono inestricabilmente interconnessi e devono essere affrontati in modo coerente e olistico, consapevoli che le malattie infettive di origine zoonotica sono sempre più comuni.
Monitoraggio, regolamentazione e controlli sono i tre punti focali emersi dal Report, su cui le amministrazioni sono caldamente invitate ad intervenire. Randagismo, adozioni, sterilizzazioni e controllo anagrafico sono tra gli aspetti più urgenti, tuttavia ci sono altri elementi da non sottovalutare. Ad esempio, numerose città hanno le colonie feline, la cui corretta gestione limita i possibili conflitti con i cittadini che non vogliono le cucciolate “di strada”, legate alla mancata sterilizzazione.
La biodiversità urbana
Nelle aree urbane non ci sono solo cani e gatti, ma anche tutta una serie di animali domestici e non con cui imparare a convivere. Ad esempio, la costruzione di sotto e sovrappassi limiterebbe il rischio di incidenti tra automobilisti e fauna. Inoltre, un maggiore controllo sanitario sarebbe estremamente utile per contrastare il fenomeno dello zoonosi, che, come dimostra la recente pandemia da Covid-19, può avere conseguenze importanti a livello globale.
Le aree cani
In genere nelle città ci sono degli spazi dedicati ai quattro zampe, dove i proprietari possono lasciare liberi i loro amici in sicurezza. Stando ai dati, solo il 36,95% dei Comuni ha dichiarato di avere delle aree cani, una percentuale non equamente distribuita sul territorio. Infatti, ancora una volta diversi centri urbani del Mezzogiorno riflettono una situazione particolarmente critica, rispetto a città come Grignasco, La Thuile e Savona.
Uno sguardo al futuro
Legambiente propone soluzioni per migliorare le criticità e garantire il benessere degli animali che vivono con noi. Tra le iniziative proposte ci sono:
- l’assunzione con stabilizzazione di 10.000 veterinari pubblici;
- rendere efficiente il Sistema Informativo nazionale degli Animali da Compagnia (SINAC), ovvero un’anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutti gli animali d’affezione;
- attivare, entro il 2030, almeno 1.000 strutture veterinarie pubbliche, divise tra canili e gattili;
- potenziare le aree cani in tutta Italia;
- ottimizzare il sistema dei controlli pubblico-privato con il coinvolgimento di 15.000 guardie ambientali e zoofile volontarie a tutela del benessere degli animali.
Il cane è l’unico mammifero in grado di vivere realmente con noi, e non semplicemente accanto a noi.
Sebbene il cane sia il migliore amico dell’uomo ormai dalla notte dei tempi, la strada per una convivenza serena fuori dalle mura di casa è ancora lunga. Dalla burocrazia ad una cultura cinofila non effettivamente radicata tra gli Italiani, diverse sono le leve da muovere per migliorare il benessere degli animali domestici.
E se per gli animali domestici la sfida è agevolare il loro ingresso in più aree possibili, grazie a un lavoro parallelo e condiviso tra istituzioni e cittadini, la convivenza con gli animali selvatici è subordinata ad un vero e proprio cambio culturale, che orienti l’opinione pubblica verso soluzioni meno antropocentriche e più sostenibili.