Bauman afferma che l’uomo in realtà non cerca l’indipendenza per essere davvero appagato, ma l’interdipendenza. Quest’ultima viene intesa come un rapporto di reciproca e sana dipendenza tra persone. Questo concetto è emerso nel documentario “La Teoria svedese dell’amore” di Erik Gandini del 2015.
La Svezia è uno dei paesi che gode di una tutela sociela completa, ma al contempo presenta un alto tasso di solitudine e suicidi. C’è una correlazione tra questi due fattori?
Zygmunt Bauman afferma:
“Abbiamo tutto quello che ci serve per evitare la fame, la miseria, la povertà. Una cosa che non ci può essere fornita dallo Stato è lo stare insieme agli altri, far parte di un gruppo: di questo ti devi occupare tu.”
L’individualismo contemporaneo spinge all’isolamento
La società odierna premia chi ottiene successi da solo, non contando sull’aiuto degli altri, bastandosi a se stessi in tutto e per tutto. Ma l’uomo è un animale sociale e in quanto tale necessita di sentirsi compreso e voluto dagli altri.
Questa chiusura in se stessi, secondo il sociologo Bauman, porta alla perdita della capacità di convivenza con gli altri perchè non si è più disposti ad andare incontro agli altri ed accettare compromessi.
“Le persone che sono abituate ad essere indipendenti stanno perdendo la capacità di accettare la convivenza con altra gente, perchè sono già state private della capacità di socializzare.”
Ci vogliono sforzi per mantenere delle relazioni solide e soddisfacenti, bisogna dedicarvi attenzione, avere cura nel negoziare e creare un rapporto. Ma è proprio da questo che per Bauman nasce la vera felicità, fuori dalla bolla dell’isolamento verso la quale l’uomo contemporaneo si spinge.
Le conseguenze di Internet nelle relazioni
“Dividiamo la vita tra online e offline. Quella online è priva dei rischi della vita. Non si percepisce davvero la propria solitudine e interrompere una comunicazione è estremamente facile. Quando si è offline si vede la varietà umana e si affronta il bisogno di dialogare, si accetta il fatto che le persone sono diverse e ci sono molti modi di essere umani. L’indipendenza ti priva di fare tutto questo.”
Le parole di Bauman si accostano alla visione sociologica delle relazioni sociali tipica degli anni Novanta, la quale vedeva la rete come luogo di una realtà parallela dai legami effimeri e produttrice di forme di isolamento sociale, o viceversa produttrice di nuove forme ideali di comunità.
Il tema della disconnessione e della presenza è tornato di recente a confronto e si basa sulla percezione appena descritta. In particolare, nel 2012 è uscito a riguardo “Insieme ma soli” di Sherry Turkle.
L’autrice sostiene che le persone siano unite nelle connessioni a distanza ma sole nel mondo fisico. Gli utenti si illudono di essere parte di una rete sociale solida ma essa si rivela liquida e poco autentica, producendo una nuova forma di isolamento.
La felicità non è sinonimo di indipendenza per Bauman
Bauman smentisce che la felicità sia sinonimo di una vita senza problemi poichè afferma, in questo estratto, che la vita felice provenga dalla gioia derivante dal superamento delle difficoltà. Al contrario, se aumentano le comodità ci si sente persi e disorientati.
Queste comodità, che possono essere date a livello statale come nel caso svedese, portano ad un isolamento dagli altri perchè si pensa che tutto possa essere risolto in autonomia.
Il sociologo invece sostiene che gli ostacoli possano essere affrontati anche chiedendo aiuto agli altri, mettendo da parte se stessi e provando a guardare in modo autentico l’altro, cercando di conoscerlo nella sua interezza.
“L’indipendenza non porta alla felicità. Alla fine l’indipendenza porta a una vita vuota, priva di senso, e a una completa assoluta inimmaginabile noia”.
“Più sei indipendente, meno sei in grado di fermare la tua indipendenza e sostituirla con una piacevole interdipendenza”.
Valentina Volpi