Battaglia tra Instagram e Alessandra Mussolini che denuncia di non poter aprire un account sul famoso social network con il proprio cognome poiché considerato non allineato con la propria policy. Durante l’arco della stessa giornata, Meta ha risolto il problema, consentendole di aprire l’account e scusandosi del “disservizio”.
“Un pregiudizio che diventa violenza”
Lo scorso mercoledì, l’eurodeputata Alessandra Mussolini, vice capodelegazione di Forza Italia al Parlamento Europeo, ha postato sui social, dal suo ufficio di Strasburgo, due video per denunciare l’impossibilità di aprire un nuovo account Instagram a causa del suo cognome, considerato contro la policy interna del social network. In realtà, la Mussolini disponeva già di un account su Instagram, provvisto del suo cognome ed anche del verificato della spunta blu, ma, come sottolineato anche in uno dei video postati, il suo intento era aprirne uno dedicato alla sua attività parlamentare, essendo oggigiorno i social network fondamentali per il lavoro. In particolare, la mattina di mercoledì scorso Alessandra Mussolini ha spiegato:
“Sono qui per denunciare un fatto: io da ieri sto tentando (per lavoro perché queste piattaforme sono ormai fondamentali per lavorare) di aprire un mio account Instagram con il nome “Alessandra Mussolini” e mi viene bloccato. Mi è stato detto che non viene accettato per la policy della community. Io allora ho messo nomi come Alessandra Gramsci, Alessandra Berlinguer al posto di Alessandra Mussolini. E il mio cognome non lo prendono. Questo è un pregiudizio che diventa violenza e adesso assieme al capodelegazione Fulvio Martusciello scriveremo alla presidente Metsola. Questa è una limitazione grave della possibilità anche di agire politicamente. Al di là del fatto che sono un deputato europeo, perché non posso aprire un profilo Instagram col mio cognome?”
Interrogazione prioritaria alla Commissione Europea
L’eurodeputata, infatti, ha subito annunciato di inoltrare un’interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta alla Commissione europea, per chiedere quali misure abbia adottato l’esecutivo Ue «per monitorare e affrontare limitazioni e violazioni della libertà fondamentali sulle piattaforme online», quali iniziative intenda intraprendere «per garantire che le piattaforme di social media rispettino i diritti fondamentali degli utenti, inclusa la libertà di espressione» e, infine, quali azioni la Commissione stia mettendo in campo «per promuovere la trasparenza e la responsabilità delle piattaforme di social media nei confronti degli utenti».
Vittoria per Alessandra Mussolini
In un ulteriore video-aggiornamento la Mussolini fa riferimento a dei sotterfugi per poter aggirare l’ostacolo e riuscire finalmente ad aprire un account, scorciatoie che ovviamente non ha voluto prendere in considerazione. Nel video infatti sostiene: “Allora io dovrei scrivere, per aggirare l’ostacolo, m.ussolini o mussolin (trattino) i. È come se uno ti dicesse: Ma va (trattino)…”, concludendo il video mandando praticamente a quel paese Meta e i suoi escamotage. Dopo poche ore, però la situazione si è risolta. Attraverso un terzo ed ultimo video, Alessandra Mussolini ha annunciato di essere stata contattata da Meta, casa madre di Instagram, che scusandosi per il disservizio, le ha finalmente consentito di poter aprire un account con il suo cognome. “Si sono messi in contatto con me. Si sono scusati del disservizio, perché c’è stato un fraintendimento. E quindi mi hanno aperto l’account Instagram. Vittoria” ha riferito.
La battaglia tra Instagram e Alessandra Mussolini
Questo, comunque, non è l’unico episodio in cui Alessandra Mussolini è stata bersaglio del ban di Instagram. Ricordiamo infatti come nel 2019, a causa di alcune foto postate sulla tomba della sua famiglia a Predappio, dove è sepolto suo nonno Benito mussolini, Instagram le disabilitò il profilo. Anche in quel caso la nipote del dittatore denunciò l’accaduto sui social network, in particolare su Facebook, dove scrisse:
“Questa vera e propria discriminazione offende non tanto sul piano politico (in un momento importante della campagna elettorale mi viene impedito l’utilizzo dei social), ma soprattutto dal punto di vista personale. Evidentemente, questo è il grado di democrazia e di libertà che viene garantita alle persone perbene: quelle che insultano, minacciano, inveiscono ogni giorno coperte dall’anonimato vengono invece coperte e tutelate”, garantendo alla fine “Ovviamente non mi fermeranno, né ora, né mai”.
In realtà, come abbiamo ben visto, un’altra battuta d’arresto per l’eurodeputata di Forza Italia da parte di Instagram c’è stata, nonostante sia stata definita un “disservizio” e un “fraintendimento” e Meta si sia apparentemente scusato con lei e, molto probabilmente, questa non sarà neanche l’ultima.