Un fatto gravissimo, che dovrebbe farci riflettere sul nostro paese e sull’educazione all’odio delle nuove generazioni. Un bambino italo-congolese di due anni vittima delle prepotenze di ragazzi più grandi in uno scivolo a Piacenza. E questa volta non sono ragazzate.
“Ad uso delle persone bianche”, queste erano le frasi scritte sui cartelli che tappezzavano Johannesburg durante gli anni dell’apartheid. “Ad uso delle persone bianche”, esattamente come quello scivolo di Piacenza, nella deviata mente di dodicenni non colpevoli. Il problema non è più evitabile, il razzismo non è una costruzione mediatica e queste non sono ragazzate, basta giustificare.
Il fatto
Succede inaspettatamente, senza preavviso, in un candore imbarazzante. Succede che un bambino vorrebbe andare sullo scivolo, esattamente come ogni suo coetaneo. Dei ragazzi più grandi di lui decidono però che non può farlo, soltanto perché il suo colore della pelle non è uguale a quello dei prepotenti.
D’ora in poi non leggerete più notizie sulla nazionalità, le origini o il colore della pelle del bambino. Non è importante, e non va valutato. Anche perché la parte più scioccante del fatto deve ancora arrivare. Il peggio accade quando la madre del piccolo di appena due anni ha provato ad intervenire e parlare con i ragazzi.
Il bambino da cui era arrivata la sentenza ha risposto che aveva deciso che lo scivolo fosse solo per bianchi. Questo perché gli era stato detto che le persone di colore puzzano, derubano e soffiano il lavoro agli italiani. Prendetevi un attimo per riflettere su tali parole.
Le responsabilità di tale gesto
Sembra banale dire che un ragazzo di 12 anni non sia responsabile di parole tanto pesanti. Esattamente come non è cosciente del peso che tali parole possono avere. La responsabilità va quindi cercata altrove, a monte. Gli hanno detto che rubano il lavoro, ma chi glielo ha detto?
La responsabilità maggiore è probabilmente della famiglia. Non ci è dato sapere la conformazione o l’orientamento politico dei genitori dell’aspirante razzista, ma è difficile pensare si respiri aria di inclusività. Instillare tali pensieri in un ragazzo tanto giovane potrebbe portare a conseguenze gravissime nel prossimo futuro.
Sarebbe importante ricordare anche che l’incitamento all’odio e l’istigazione alla violenza sono reati puniti penalmente nel nostro Stato. Difficilmente in questo caso arriverà una condanna, ma va ricordata la natura di determinate azioni. Educare il proprio figlio al razzismo è a tutti gli effetti un’istigazione alla violenza e all’odio.
Davanti a gesti del genere bisogna coraggiosamente dire a pieni polmoni: ci siamo stancati! E’ il momento di affrontare seriamente il problema del razzismo in Italia, a tutti i livelli. E’ il momento di capire che personaggi pubblici come Salvini non possono poter diffondere messaggi di odio dalle pagine dei giornali o dagli schermi dei nostri televisori.
Basta
Attenzione, non stiamo parlando di ideali, o di orientamento politico, stiamo parlando di diritto alla vita. Si parla di migliaia di persone morte o disperse nel mare, che danno in mano a dei criminali tutti i loro risparmi e la loro vita precedente, per comprare la speranza di una vita nuova. Ci riferiamo a bambini giornalmente bullizzati, picchiati ed emarginati, per una paura non più accettabile nel 2021.
Tutti abbiamo il diritto di vivere la vita che vogliamo ed inseguire i nostri sogni, aldilà della sessualità, l’orientamento religioso o il colore della pelle. Parole come quelle di Piacenza non fanno male soltanto ai genitori del fortunatamente ignaro bambino, fanno male a tutte le persone morte in nome dell’uguaglianza, a tutti quelli che soffrono giornalmente e a tutti coloro che vogliono poter essere liberi.
Non basta dire di essere tutti fratelli per esserlo davvero, e non basta leggere la Bibbia e baciare il rosario per essere una brava persona, qualcuno lo dica agli intolleranti della destra italiana.
Marzioni Thomas