Basilicata, sversamento di petrolio: arrestato dirigente Eni

Basilicata sversamento petrolio

Fonte pixabay.com

La fuoriuscita contaminò il “reticolo idrografico” della Val d’Agri. Agli arresti domiciliari il direttore dello stabilimento all’epoca dei fatti.

 

Basilicata, per la vicenda dello sversamento di petrolio finisce agli arresti domiciliari Enrico Trovato, dirigente dell’Eni che all’epoca dei fatti era responsabile del Centro Oli di Viggiano. Finito agli arresti proprio nell’ambito dell’inchiesta sullo sversamento di petrolio, in Basilicata, tra il 2016 e il 2017 che contaminò il reticolo idrografico della Val’Agri.

Il gip di Potenza, su richiesta della Procura, condanna agli arresti il dirigente e indaga 13 persone, fra i quali anche componenti del comitato tecnico regionale della Basilica, il cui compito era proprio quello di controllare l’attività estrattiva e la stessa società petrolifera.




I reati ipotizzati dai magistrati sono i reati di disastro, disastro ambientale, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale

La vicenda

I fatti risalgono all’inizio del 2017, quando in un depuratore viene trovato del petrolio. Arriva così il sequestro del pozzetto.  Nell’aprile dello stesso anno la Regione decide per la sospensione delle attività del Centro Olio di Viggiano, per il mancato rispetto di alcune prescrizioni ambientali.

Si accertò che il petrolio era passato nella rete fognaria. Da lì poi alla rete idrografica circostante, a due chilometri dalla diga del Pertusillo, che fornisce acqua alla Puglia e, per l’irrigazione, ad oltre 35 mila ettari di terreno. Il petrolio era fuoriuscito dai serbatoio di stoccaggio, e le perdite non erano “mai state comunicate agli organismi competenti”. Così l’Eni, solo successivamente, decide di dotare i propri serbatoi di doppifondi.

Secondo la Procura di Potenza, la società petrolifera ha tenuto un atteggiamento di “sostanziale inerzia” nelle vicende delle perdite di greggio, mentre quella del comitato tecnico regionale – organo di vigilanza sugli impianti a rischio di incidente rilevante – fu una “consapevole inerzia ” perché prima prescrisse maggiori controlli ma poi non si preoccupò di sanzionare la loro mancata attuazione.

Massima collaborazione

Assicura l’Eni dopo l’arresto. In una nota si legge che “Eni prende atto dei provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria”.  La nota poi prosegue che “Eni ritiene di essere intervenuta tempestivamente e di aver posto in essere tutti i migliori interventi di Messa in Sicurezza di Emergenza con l’obiettivo di contenere, perimetrare e rimuovere la contaminazione“.

La fuoriuscita di petrolio contaminò 26 mila metri quadrati di suolo e sottosuolo a Viggiano.

Francesca Peracchio

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