Secondo uno studio condotto da un team della Lancaster University e pubblicato su Nature per alcune delle barriere coralline minacciate il primo provvedimento da adottare per salvarle sarebbe sterminare i topi che infestano le isole adiacenti.
Sia chiara una cosa: qui (perlomeno negli articoli firmati col mio nome) si parlerà sempre di scienza, si parla di tutela dell’equilibrio ambientale mentre per posizioni animaliste non c’è spazio, quindi se per ristabilire un equilibrio si devono abbattere animali non c’è nessun problema, né se si tratta dei poco “pucciosi” ratti neri né per qualsiasi altro animale, però una cosa bisogna dirla, l’infestazione di topi in alcuni di questi paradisi tropicali è opera dell’uomo, arrivarono con le navi nel tardo 1700, primo 1800 e non avendo predatori naturali che ne controllassero il numero si sono moltiplicati.
Ma veniamo al dove, al come gli scienziati hanno stabilito che i ratti minacciano le barriere coralline e a in che modo questi topi nuocciono alla barriera corallina.
Il dove sono le isole Chagos un arcipelago che si trova nell’oceano indiano a sud delle più famose isole Maldive e a nord-est delle Mauritius. Il come: essendo alcune di queste isole infestate dai ratti neri ed altre totalmente esenti (probabilmente quelle infestate sono isole dove approdarono navi in quel periodo storico mentre le altre rimasero incontaminate) si tratta di un perfetto laboratorio naturale. Un piccolo arcipelago formato da atolli corallini, il mare è identico, tutte le altre condizioni sono identiche, l’unica differenza è la presenza dei topi in alcune di esse. Prendendo campioni di suolo, di alghe e contando il numero di pesci vicino a sei isole infestate e sei libere hanno potuto constatare che quelle che ospitano i topi se la passavano decisamente peggio, quindi il danno portato dai topi si estendeva ben oltre le isole, fino in mare.
Il meccanismo non è misterioso o complicato, semplicemente i ricercatori si sono resi conto di quanto gli uccelli che popolano questi atolli corallini siano importanti, questi uccelli marini si vanno a nutrire in alto mare, poi tornano nelle isole dove depositano il loro guano, un guano ricco di nutrienti come azoto e fosforo, finora si era sottovalutato quanto questa concimazione fosse importante per le isole e le adiacenti barriere coralline, perché dove l’azoto è più abbondante arriva fino in acqua e nutre le alghe. I ratti neri fanno strage di uova, pulcini e persino uccelli adulti, danneggiando la popolazione di uccelli marini delle isole infestate con conseguenze a cascata sulla catena che ho appena illustrato.
Il professore associato Aaron MacNeil, coautore dello studio insieme all’autore principale il Professor Nick Graham, dice senza mezzi termini che la tutela dell’ambiente può essere a volte una faccenda sanguinosa, c’è un tempo per uccidere e per questi ratti neri il tempo è giunto.
Roberto Todini