Dopo i fenomeni di sbiancamento avvenuti nel 2016 e nel 2017, parte della Grande barriera corallina inizia a mostrare segnali di adattamento ai cambiamenti climatici. Scopriamo cosa stanno scoprendo i ricercatori.
Un team di diciotto scienziati australiani sta conducendo un importante studio. Si tratta di una missione di ricerca, avviata il 4 gennaio, che ha lo scopo di osservare, controllare e valutare lo stato di salute della barriera corallina più grande del mondo. Sarà un viaggio subacqueo di tre settimane, che si concluderà il 29 gennaio. Raccoglieranno, in particolare, dati utili per risalire alle cause dello sbiancamento dei coralli avvenuto nel 2016, le cui motivazioni sono ancora ignote.
Il team appartiene all’Aims, l’Austrialian Institute of Marine Science. E’ salpato a bordo della Solanda, la più grande nave di ricerca messa a disposizione dall’organizzazione australiana. “E’ un monitoraggio di vitale importanza”, afferma Line Bay, ricercatrice dell’Aims, “perché le barriere coralline sono particolarmente sensibili agli effetti del riscaldamento globale. Lo sbiancamento dei coralli si verifica infatti quando i coralli sono esposti a temperature dell’acqua superiori al normale e a periodi prolungati di luce solare diretta. Raccoglieremo dati generali sulla vita della barriera corallina, in particolare sulle popolazioni di pesci e squali che la abitano.”
“Non eravamo mai stati in quella parte della barriera da prima dello sbiancamento, quindi siamo tornati per osservare la salute e le condizioni delle comunità di coralli, ma anche delle popolazioni di pesci e squali”, aggiunge ancora la ricercatrice. Line Bay si è mostrata ottimista dinanzi agli studi finora condotti. “Abbiamo notato una certa resilienza da parte della barriera corallina, anche se non tutte le specie di corallo stanno reagendo allo stesso. Le risposte variano da specie a specie, e questo lo consideriamo un grande segno positivo. Se ci sono specie che fanno meglio di altre, allora c’è il potenziale per l’adattamento”.
Ilaria Genovese