La Procura ha avviato lo sgombero di CasaPound dalla sua sede di Bari. All’interno sono stati ritrovati il busto di Mussolini, il Mein Kampf di Hitler e una bandiera della X Mas.
Lo sgombero di CasaPound significa una cosa soltanto: la Legge Scelba può ancora essere applicata. La Procura indaga trenta militanti di estrema destra per “aver partecipato a pubbliche riunioni, compiendo manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e di aver attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica”. E sottolinea il ‘concreto’ pericolo di nuove, premeditate, violente aggressioni.
Cause del sequestro: aggressioni premeditate e riorganizzazione del partito fascista
Le indagini risalgono allo scorso 21 settembre quando, durante un corteo antirazzista contro il ministro Salvini, i militanti di CasaPound hanno aggredito alcuni manifestanti. Quattro persone rimasero ferite da sfollagente, manubri, manganelli, cinture dei pantaloni, chiaro segnale di un atto premeditato che non è passato inosservato agli occhi della Digos.
A incastrare gli estremisti di destra sono state le telecamere di videosorveglianza attive al momento degli scontri. Quella sera nella sede barese di CasaPound, “solitamente frequentata da poche persone” erano giunti estremisti di destra da tutta la regione pugliese. L’appuntamento per i militanti era “nel luogo e all’orario coincidente con il transito del corteo”, per poi “schierarsi a braccia conserte di traverso alla via” come ad attendere i manifestanti.
Il gip Marco Galesi nel provvedimento di sequestro preventivo parla di “spedizione punitiva”, “azione violenta unilaterale”, di “feroce esplosione di violenza ai danni di persone inermi e del tutto incapaci di qualsiasi reazione”. Due sono, per l’appunto, i nomi da ricordare: Roberto Rossi, il procuratore che ha fatto scattare il sequestro preventivo, e Marco Galesi, colui che lo ha disposto. I trenta di Casapound devono tutti rispondere di ‘riorganizzazione del disciolto partito fascista’ e ‘manifestazione fascista’ . Dieci di loro anche di aver materialmente compiuto l’aggressione.
Ilaria Genovese