Con la bella stagione strade e aree verdi si animano di runner o aspiranti tali, e ormai, anche nelle nostre città, non è improbabile scorgere tra questi qualcuno che si cimenta a farlo lasciando a casa le classiche scarpe da corsa
E’ in forte aumento infatti il numero dei cosiddetti “Barefooters” che amano camminare, correre o addirittura vivere a piedi scalzi
Il Barefooting – o Gimnopodismo – è una pratica che ha origine in Nuova Zelanda, diffusasi negli ultimi anni, attraverso l’Oceania prima e l’America poi, anche in Europa.
Nel verde arcipelago- che i Māori chiamano “Aoteaori” Terra dalla lunga nuvola bianca – noto per la sua vocazione verso uno stile di vita ecologico e rispettoso dell’ambiente, è facile imbattersi in persone che svolgono le più’ svariate azioni della propria quotidianità a piedi nudi, anche nelle grandi città, come se fosse la cosa piu’ naturale.
E in effetti, riflettendoci, lo è. L’uomo nasce scalzo, per milioni di anni ha sempre camminato sfruttando semplicemente la crescente resistenza della pianta del piede, e fino agli anni ’60 non era difficile trovare persone che per scelta facevano a meno delle calzature.
Se l’idea può far storcere il naso ai più, andiamo a vedere quali possono essere i benefici per la salute e non solo.
Camminare a piedi nudi consente una corretta distribuzione dei carichi rafforzando la muscolatura del piede, aiuta a prevenire patologie della colonna vertebrale e delle ginocchia, favorisce la traspirazione, e la pelle si ispessisce creando una naturale barriera contro le infezioni da funghi e batteri, per i quali l’ambiente buio, anaerobico e umido ricreato dalle scarpe rappresenta un perfetto incubatore.
Ancora viene stimolata la circolazione e la naturale termoregolazione del piede, evitando il ristagno sanguigno e linfatico periferico, e quindi l’insorgere di problemi quali gonfiori, dolori, varici, o le deformazioni legate alla forma spesso costrittiva delle calzature.
L’elenco potrebbe continuare, ma ciò che realmente spinge ad intraprendere questa pratica è qualcosa di più profondo, legato al desiderio di riconnessione con la natura, alla riscoperta delle sensazioni ancestrali che a contatto con questa scaturiscono, alla voglia di liberarsi dalle costrizioni che il buoncostume ci impone.
Per questo il movimento neozelandese sta vivendo un boom, se non di praticanti, quantomeno di curiosi, affascinati da quella che è una vera e propria filosofia di vita, più che una disciplina.
In diverse città Europee sono nati veri e propri parchi tematici. Ad esempio in Germania, nazione che stando alle statistiche maggiormente ha sposato questa pratica, ne sono presenti ben tre: il “Dornstetten”con percorsi su tronchi, muschio e pigne, il “Bad Wunnenberg”, con ponte tibetano per immergersi nel fango, ed il “Bad Sobernheim” con sassi, idroterapia e feet-wash.
Ma anche l’Italia conta i primi siti di riferimento, come il “Parco 5 sensi” di Viterbo, dove è possibile praticare un percorso sensoriale degno di una Spa, ma rigorosamente a piedi nudi nel bosco.
Certo, qualche perplessità resta, e non è difficile immaginare quali possano essere i rischi di questa pratica soprattutto in ambiente urbano, ma se fate fatica a ricordare quanto piacevole possa essere la sensazione che si prova a contatto con l’erba soffice o la sabbia umida, vale davvero la pena pensare di mollare quantomeno per un giorno le scarpe a casa, e lasciarsi andare ad un momento di libera felicità.