Dopo il caso della guida alpina fermata per aver soccorso una migrante incinta e dopo la tragica morte di Destinity, respinta al confine con la Francia, il Paese d’oltralpe è protagonista di un altro episodio legato all’emergenza immigrazione.
Ieri sera, intorno alle 21, alcuni agenti della polizia della dogana francese sono entrati in un centro migranti di Bardonecchia, gestito dalla ong di Torino Rainbow4Africa che sin da quando è cominciato l’inverno ha soccorso decine di migranti bisognosi d’aiuto, tra cui quanti vengono riportati indietro dal confine e quanti cercano di attraversare il colle della Scala, che divide Francia e Italia.
L’irruzione degli agenti è avvenuta senza alcuna autorizzazione da parte degli organi competenti, la sala in cui sono entrati viene gestita dal Comune, il sindaco Francesco Avato ha protestato contro quanto compiuto dai gendarmi:
«Non avevano il diritto di entrare, nessun diritto. Questa sarà la prima e ultima volta. Sono molto arrabbiato e amareggiato per quello che è successo».
Difatti, all’ingresso della sala, è apposto un cartello su cui si precisa che l’accesso alla stessa è riservato solo ai mediatori culturali del Comune e ai volontari di Rainbow4Africa. Ed è per questo che il primo cittadino ha fatto presente quanto accaduto alla questura e alla prefettura.
Ad aggravare la situazione ha contribuito il fatto che gli agenti francesi avessero preso un uomo di colore appena sceso da un treno della stazione e lo hanno costretto a sottoporsi ad un test antidroga. Detto in altre parole, hanno usato la saletta del centro migranti per prelevare le sue urine e controllare che fosse ‘a posto’. Alla richiesta di delucidazioni su quanto stesse avvenendo, i presenti non hanno ricevuto risposta alcuna. Una ragazza intervistata ha così esposto la vicenda:
“Erano tutti molto turbati, non si era mai verificato in passato un episodio così brutale. Il ragazzo è stato portato con la forza nella stanza dell’associazione per la sola ragione che non aveva la pelle bianca”.
Ma il ragazzo nigeriano preso letteralmente ‘a caso’ dalla polizia francese non è un clandestino e non cercava di fuggire in Francia. Aveva il biglietto ferroviario come tutti gli altri passeggeri ed era diretto a Napoli.
“In cinque l’hanno fatto scendere dal treno e nello stanzino della stazione gli hanno fatto il test delle urine. I volontari hanno provato a impedirglielo dicendo che si trattava di una violazione dei suoi diritti ma non ci sono riusciti. Quando il test è risultato negativo gli hanno detto che poteva andare dopo aver recuperato le sue cose in stazione”.
Ma il ragazzo non ha compreso nulla di ciò che è accaduto, perché non parla la lingua francese.
Paolo Narcisi, Presidente di Rainbow4Africa, a riguardo ha dichiarato:
“Riteniamo questi atti delle ignobili provocazioni. Abbiamo fiducia nell’operato delle istituzioni e della giustizia italiana, che sono state investite della responsabilità di attuare i passi necessari verso la Francia. Il nostro unico interesse rimane assicurare rispetto dei diritti umani dei migranti”.
Condanna del mondo politico verso l’irruzione a Bardonecchia
Dal mondo politico italiano si sono levate numerose critiche nei confronti dell’operato della polizia francese. Chi grida alla violazione dei diritti umani, chi chiede l’espulsione dei diplomatici francesi dall’Italia, chi chiede maggiori tutele nei confronti dei più deboli. Nel mentre, la Farnesina ha provveduto a convocare l’ambasciatore francese a Roma, con la seguente motivazione:
“Vogliamo spiegazioni dal governo francese in Italia, attendiamo risposte chiare prima di intraprendere qualsiasi eventuale azione”.
E non si è fatta attendere la risposta di Parigi, giunta attraverso il ministro francese dei conti pubblici, Gérald Darmain, che ha il controllo sui doganieri:
“Al fine di evitare qualsiasi incidente in futuro, le autorità francesi sono a disposizione di quelle italiane per chiarire il quadro giuridico e operativo nel quale i doganieri francesi possono intervenire sul territorio italiano in virtù di un accordo (sugli uffici di controlli transfrontalieri) del 1990 in condizioni di rispetto della legge e delle persone”.
E il ministro francese ha anche precisato che la saletta di Bardonecchia è
“a disposizione della dogana francese in applicazione degli accordi del 1990 del Bureau à contrôles nationaux juxtaposés (BCNJ), dal momento che da qualche mese questo locale è stato anche messo a disposizione di un’associazione per l’aiuto ai migranti, gli agenti hanno chiesto la possibilità di accedere ai sanitari, che è stata concessa loro. Il controllo alla fine si è rivelato negativo. Tuttavia alcuni membri dell’associazione si sono risentiti per questo controllo e hanno voluto che la persona controllata restasse con loro al termine del controllo”.
E come non avrebbero potuto risentirsi per una cosa del genere? Da quando si prende il primo passeggero che capita, purché di carnagione ‘scura’, e gli si impone di fare un test antidroga?
Sul web si sono scagliati tutti contro la Francia che, a detta di molti, sembra aver dimenticato in primo luogo l’umanità e la solidarietà nei confronti dei più deboli e inoltre sembra anche aver rimosso il fatto che anch’essa è un Paese europeo, dunque anch’essa è tenuta a rispettare le norme vigenti in materia di diritti umani e di accoglienza verso i migranti.
Qualcuno dice: “Non siamo la toilette della Francia“, eppure sembrerebbe proprio di sì.
Carmen Morello