Tra alveari, specie da proteggere e aree naturali che si espandono sempre più,
l’atmosfera a Barcellona diventa un’oasi, si fa sempre più verde.
Così la natura sembra riacquisire ciò che aveva ceduto.
Il lockdown degli scorsi mesi primaverili ha imposto degli stop inaspettati per l’uomo. Le strade si sono svuotate, le atmosfere delle grandi metropoli sono state ridimensionate e così oggi Barcellona diventa un’oasi, o quasi. Si ritrova ad affrontare una straordinaria situazione nata nel cuore della città. L’uomo ha svuotato gli spazi comuni e questi sono stati ripopolati da una creatura fantastica, che a vederla ci sembra di conoscerla poco: la natura.
Barcellona diventa un’oasi di mariposas, farfalle
Pioggia, strade vuote, i progetti dell’uomo fermi per un po’. La Sagrada Famìlia è lì, imponente, arzigogolata, uno spettacolo che si unisce ad un altro spettacolo: le farfalle.
Proprio così, l’inattività della scorsa primavera ha stimolato la vegetazione e si contano un numero nettamente alto di mariposas.
Secondo i dati dell’Urban butterfly monitor scheme, vi è un 74% in più di farfalle svolazzanti per la città rispetto al 2019. Uno spettacolo velato da fortuita speranza, che comprende anche nuove specie come l’Apatura ilia o l’Hipparchia semele.
L’idea di sottoporre Barcellona ad un rewilding, riforestazione, era già presente nei progetti ante covid, ma è stata presto rimessa nel cassetto a causa dell’emergenza.
Sarà stata quindi una sorpresa inaspettata quando ci si è resi conto che la natura stava in realtà compiendo un ritorno in grande stile.
Una condizione nuova per un futuro diverso
L’amministrazione vuole però che ci sia chiarezza su questi prossimi mesi in cui Barcellona sarà lasciata, con le giuste accortezze, a questo restyling.
Così, Francisco Bergua, presidente dell’Associazione spagnola dei parchi e dei giardini pubblici (AEPJP) precisa che tale capovolgimento naturale non è un paravento ad una politica di negligenza, anzi esso dovrebbe essere percepito con uno spirito decisamente green perché il futuro del mondo è nelle mani di questa lateralità.
E afferma:
“Nessuno considera un fiore che cresce su un muro di pietra in montagna come qualcosa di brutto, ma lo stesso fiore che cresce su un muro di una città è visto come un segno di abbandono.”
Un giardino naturale
Parlando di fiori, l’architetto Sergio Carratalà, con il suo studio MataAlta, ha creato un giardino su un edificio del XIX secolo.
Carratalà ha messo in pratica la sua concezione di architettura, dove la riforestazione è una forma di decostruzione dell’ambiente costruito. Basandosi su ciò, ha piantato sul tetto 10 000 piante autoctone che sono resistenti alla siccità e compatibili agli impollinatori, questo garantisce una fioritura perenne durante l’anno e la possibilità di alimentare e creare nidi per gli uccelli.
Le parole dell’architetto sul Covid
“il virus ci ha fatto vedere come viviamo e come in realtà vogliamo vivere. Da qui, non si torna indietro”.
È un input che cogliamo quello di Carratalà per entrare in sintonia con un paesaggio urbano differente. Questi acquisisce elementi nuovi, molto più verdi, con un’aria diversa e con infrastrutture che siano adeguate e, perché no, siano parte integrante della natura (e non più viceversa). Come spiega anche Lorena Escuer, gestore di una società sui parassiti naturali (Hydrobiology):
“Le persone vanno rieducate, l’idea che hanno di uno spazio pulito è un luogo dove non c’è vita, dove l’ecosistema è morto. C’è questa idea che la natura sia qualcosa fuori, che in una città naturale non ci debba star nulla”.
Pieghe di progetti che si sviluppano in una Barcellona che diventa un’oasi
Dove la questione ambientale si fa sempre più preponderante, l’architettura organica e la ripresa di spazi sembrano quindi essere concetti che aleggiano concretamente nella mente delle classi politiche. Che sia questo l’inizio di una svolta o è una delle tante prospettive destinate a disperdersi?
I dati non lasciano pensar male: si stanno realizzando 783.300 metri quadrati di nuovi spazi verdi, tra cui un’area intorno alla Sagrada Família, e 49mila metri di corridoi verdi. Inoltre, metteranno a dimora 40 alveari, costruiranno 200 torri per ospitare uccelli e pipistrelli, e 80 aree fiorite diventeranno veri e propri “hotel per insetti”.
La metropoli potrebbe diventare così un esempio europeo, insieme ad altre città, di avanguardia architettonica e naturalistica.
Maria Pia Sgariglia