Dopo l’appello palestinese il Barcellona ha deciso di annullare l’amichevole che vedeva i catalani in campo contro il Beitar Jerusalem. Cosa faranno Inter e Atletico Madrid per la partita in programma l’8 agosto in Israele? Il conflitto tra Israele e Palestina si sposta sui rettangoli di gioco.
L’appello delle squadre palestinesi
Noi, sottoscritte società sportive palestinesi, vi scriviamo per esortarvi a cancellare la vostra partita “amichevole” nell’Israele dell’apartheid, prevista per l’8 agosto 2021. Come vostri colleghi e come atleti che condividono la passione per lo sport e il fair play, non vogliamo vedere la vostra passione e il vostro nome abusati da nessuno, specialmente dalla propaganda dell’Israele dell’apartheid nel suo disperato tentativo di mascherare con lo sport le continue violazioni del diritto internazionale e i crimini contro il nostro popolo palestinese
Con queste parole inizia la lettera d’appello delle 200 squadre palestinesi affinché Inter e Atletico Madrid non giochino il match amichevole in programma l’8 agosto in Israele.
Le proteste palestinesi hanno convinto il Barcellona ad annullare la propria sfida contro il Beitar Jerusalem, non creando qualche polemica da parte delle istituzioni israeliane. Le valutazioni dei catalani sono state di carattere politico e culturale non solo per il conflitto spinoso tra Israele e Palestina, ma anche per la vicinanza del club di Gerusalemme all’estrema destra israeliana, che per le proprie posizioni non ha mai comprato un giocatore arabo.
Cosa faranno Inter e Atletico? Probabilmente la partita verrà giocata. Questo non stupisce, gli incassi in termini di sponsor e pubblicità all’estero fanno gola in periodo di crisi. Giocare però in una terra di guerra, schierati dalla parte del potere, non fa altro che far perdere i valori di solidarietà e lotta alle discriminazioni di cui i club europei si fanno portavoce. Stupisce soprattutto la posizione dell’Inter, che tradisce l’atto costitutivo della società fondata nel 1908.
Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo.
L’ipocrisia del ritiro
Il Barcelona non sapeva di giocare in una città occupata dal 1967 dalle forze israeliane con un atto non riconosciuto dalla comunità internazionale? I dirigenti in sede di accordi non si sono informati sulla storia del Beitar? Quel che pare è che queste amichevoli, come anche partite più importanti, siano organizzate nel silenzio e nella segretezza generale. Servono successivamente delle proteste per poter convincere giocatori e dirigenti di tirarsi indietro.
Questo ragionamento lo si può applicare ad un’amichevole, ma anche ad un campionato mondiale di calcio. In Qatar, dove sarebbero morti circa 6000 operai nella realizzazione degli impianti sportivi che ospiteranno le partite del Mondiale 2022, giocheranno le più importanti nazionali del globo. Possiamo credere che solo ora nazionali, le poche che prendono posizione ora, come la Norvegia (che difficilmente al momento si qualificherà) e l’Olanda si accorgano e pensino al boicottaggio dopo anni dall’assegnazione del Mondiale delle violazioni dei diritti umani nello stato qatariota? Non crediamoci. In un calcio dove ogni singola banconota vale più di ogni altra cosa, quando fa comodo e non costa sacrifici si annullano le amichevoli. Quando invece c’è in palio molto di più, si chiude un occhio e non si vede il sangue sotto il manto erboso dei campi da gioco.
Matteo Abbà