Barbara Deming, l’attivismo non-violento che nasce dal senso di comunità

Barbara Deming nata a New York il 23 luglio 1917, scrittrice e giornalista americana, fautrice e simbolo della resistenza e dell’attivismo femminista non-violento, ha attraversato il XX secolo partecipando attivamente all’azione militante e sviluppando le sue teorie in diverse pubblicazioni, alcune delle quali apparse su Vogue, New Yorker e Liberation, della quale diventa la prima donna ad assumerne la direzione.

Barbara Deming, attivista e scrittrice americana, è nota per aver applicato la filosofia della non-violenza al movimento femminista. Cultrice delle arti e critica cinematografica, agli inizi degli anni ’60 si avvicina agli ambienti promotori della resistenza non-violenta e partecipa a New London ad un vero e proprio training  per Peacemakers. Il viaggio in India del 1959, la lettura di Gandhi e il contatto con questa nuova realtà saranno l’inizio del suo percorso da attivista. Come lei stessa scriverà su Nation poco tempo dopo: ‘La non-violenza è un’esplorazione appena iniziata’.

Gli addetti al training sono donne e uomini, bianchi e neri, pionieri dell’azione non-violenta. L’ambiente inclusivo e la matrice stessa del movimento, nato come strumento per contrastare il fenomeno della segregazione, saranno propulsori dell’idea di attivismo che svilupperà la Deming. Un attivismo che, anacronisticamente, potremmo definire ‘intersezionale’. Di fatto, Joanne Shehann, fondatrice della War Resister League New England, in uno studio sull’attivista afferma che “Questa connessione di lotte era un aspetto importante delle convinzioni e dell’approccio di Barbara, che ha continuato a sviluppare quando più tardi ha collegato la nonviolenza al femminismo”.

Una vita per l’attivismo

Barbara Deming prende parte a diverse manifestazioni pacifiche, come ad esempio la marcia da San Francisco a  Mosca per la pace del 1962. La sua partecipazione diretta le costa spesso il carcere, come avviene nel 1963 durante la marcia Quebec-Guantanamo per la pace e la libertà durante la tappa in Albania. Lo Stato vive in quegli anni il conflitto per il riconoscimento dei diritti delle persone nere. A Georgia, il capo della polizia Laurie Pritchett vieta alle persone nere di marciare insieme alle persone bianche. La campagna di protesta che ne segue determina numerosi arresti. L’esperienza della detenzione diventa spunto di riflessione per l’attivista che scrive diversi articoli a riguardo.  Tra il 1966 e il 1967 è in Vietnam e negli anni ’70 partecipa al giovane movimento in difesa dei diritti degli omosessuali e si avvicina al femminismo.

 Il pensiero che si evolve

L’approccio di Deming, come afferma ancora una volta l’attivista Johanne Shehann, non è un approccio statico nel tempo. Riflette una personalità in grado di mettere in discussione le proprie convinzioni, in un processo che è in continuo movimento. Una visione legata all’esperienza diretta sul campo, per le strade, nelle prigioni, sempre a contatto con gli altri. ‘Non finge che lei, o altri, abbiano tutte le risposte. Esprimendo la sua vulnerabilità e confrontandosi con essa,  si emancipa‘. Cambiare idea diventa una risorsa, l’espressione della propria elasticità e del proprio percorso evolutivo, che riflette del contesto socio-culturale in cu si è immersi.

Di fatto, i fenomeni sociali non sono Altro rispetto a noi individui. L’individuo stesso, nel momento in cui esce dalla propria condizione privilegiata e si riconosce parte di una comunità in cui il privilegio è riconosciuto come tale, diventa politicamente rilevante. Idea centrale del pensiero della Deming, infatti, è quella di un attivismo perseguibile partendo dall’assunto che ‘il politico è personale e il personale è politico’.  Assunto di cui egli stessa è emblema, nel momento in cui il binomio vita-attivismo diventa inscindibile, in cui il binomio io-Altro è occasione di conoscenza di ciò che ci accomuna, di ciò che ci rende comunità. La Derming stessa, riassume questo concetto attraverso parole diventate celebri, danno il titolo alla sua opera più conosciuta, We are All Part of One Another (1984): ‘“Avremo bisogno di ognuno di noi. Siamo tutti parte l’uno dell’altro”.

L’eredità di Barbara Deming

Nel 1975 Barbara Deming fonda il Money for Woman Fund, un’organizzazione che nasce per ‘dare sostegno economico e morale alle donne creative’.  Dopo la morte della scrittrice nel 1984, Money for Woman Fund diventa il Barbara Deming Memorial Fund ed è attiva ancora oggi. Cresciuta in un ambiente culturalmente fervido, poetessa e critica cinematografica egli stessa, la Deming crede fermamente nell’importanza della creatività. La sua vita è di fatto votata alla scrittura, strumento che le permette di raccontare la sua storia attraverso i tumultuosi anni ’60 e ’70. Grazie ai suoi scritti siamo in grado infatti di avere uno squarcio lucido sugli avvenimenti di quegli anni.

Una donna il cui sguardo critico al mondo ci parla ancora. Ci parla dell’importanza dell’ascolto, della preparazione, dell’importanza di poter cambiare prospettiva. Barbara Deming ha votato la sua vita alla battaglia per il cambiamento e rimane ancora oggi un simbolo, non opaco, ma vivido e parlante, di cosa significhi fare attivismo.

Alessandra Catalano

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