Il Dalit che ha perso le sue membra per aver protestato contro stupro di gruppo di sua figlia

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L’India è un paese bellissimo, ma allo stesso tempo, è un paese dove difendere la dignità di tua figlia potrebbe portarti via gambe e braccia, questo è quello che è successo a Bant Singh.

La società può essere divisa in modi diversi, alcuni di questi sistemi risalgono a 3.000 anni fa e continuano ad esistere, quasi come se per l’essere umano sia necessario rappresentare in qualche modo gli status sociali, come se vantarsi per uno status superiore sia un’esigenza.

Associate a sistemi cosi arcaici e insensibili, ci sono storie caratterizzate da una crudeltà inumana, come quella che Bant Singh racconta da un po’ di tempo in prima persona non più solo nella sua India.

La struttura delle caste indiane divide la società in quattro gruppi principali. Queste quattro caste sono costituite dai Bramini, che rappresenta soprattutto la casta sacerdotale, Kshatriya, casta riguardante chi governa o è incaricato alla protezione degli altri, Vaishyas, la casta dei mercanti, e infine gli Shudra, gli operai indiani. Ma non è finita, recentemente si è formato un quinto gruppo, quello dei Dalit, individui che svolgono attività molto umili, considerati impuri e intoccabili. Basti pensare che se toccati da loro, o se addirittura la loro ombra dovesse cadere su un membro di casta superiore, quest’ultimo dovrebbe ricorrere a dei rituali di purificazione.

Bant è uno dei tanti Dalit, appartenente allo stato indiano del Punjab, dove in 5 gennaio 2006 perse entrambe le braccia e la gamba sinistra dopo una brutale aggressione da parte di “uomini” appartenenti a una casta superiore, intenzionati a punire il tentativo riuscito, da parte di Bant, di dare un volto e un nome agli uomini che il 6 luglio del 2002 violentarono sua figlia.

Diventare il simbolo della resistenza degli oppressi nel Punjab, grazie al raro caso in cui un Dalit appartenente a una casta inferiore (un intoccabile) riuscì a far condannare i colpevoli all’ergastolo costò molto caro a Bant, che si ritrova a vivere con un solo arto funzionante.

Oggi canta e scrive la resistenza degli “intoccabili”, provoca indignazione e presa di coscienza collettiva grazie alla storia che l’ha travolto e a quelle che tuttora non sono state chiarite. Bant Singh trasmette il suo messaggio, la sua angoscia e le sue emozioni attraverso canzoni, è diventato un cantante prolifico che ha avuto un profondo impatto sui suoi ascoltatori che vedono in lui il rappresentante degli oppressi e della lotta di classe.

Il coraggio di quest’uomo deve spronare ognuno di noi a fare la nostra parte, per ricordare e impedire con qualsiasi mezzo che la discriminazione possa far parte del 21° secolo in India e in qualsiasi altra parte del mondo.

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