Bristol è terra di arte, musica, festival e, oltre che dei Massive Attack, è la città che ha dato i natali a Banksy, il writer più famoso e, forse, più talentuoso del nuovo millennio.
Lo street artist per eccellenza, il maestro dello stencil, lo sconosciuto che riesce a deridere, con dei meravigliosi graffiti impressi sui muri, le nostri costrizioni sociali e la schifosa mercificazione dei nostri tempi. L’uomo, che ha sempre rifiutato ogni tipo di apparenza celando sempre la sua identità, che a forza di spray ed idee geniali, riesce sempre a rimettere in discussione il pragmatismo della nostra vita e la maledetta poca voglia di pensare alle cose importanti, che ormai è la costanza dei nostri giorni.
Le opere del Genio sono sparse in tutto il mondo. Dalle più importanti città europee fino ad arrivare sulla striscia di Gaza con quei graffiti contro l’aberrante guerra d’invasione di Israele ai danni dello Stato di Palestina. In Italia le opere di Banksy sono, anzi, meglio dire, erano solo due, entrambe pitturare sui muri di Napoli.
La prima opera rappresentava una reinterpretazione dell’ “Estasi della beata Ludovica Albertoni” del Bernini, con l’aggiunta però di una porzione di patatine e un panino, stretto nelle mani della figura, aggiungendo alla splendida opera una sacrosanta critica al consumismo quotidiano.
Ve la sto descrivendo con verbi al passato perché non esiste più. Già, avete capito bene. Qualche altro “writer”, poco rispettoso e probabilmente molto invidioso del talento dell’artista giunto da Bristol, ha deciso di crossare –coprire l’opera di Banksy- con un suo enorme murales.
Fortunatamente non sono tutti così stupidi o rosiconi in quel di Napoli ed il secondo capolavoro di Banksy, che si può trovare in Piazza dei Gerolomini, poco distante da via Benedetto Croce, non solo è ancora è visibile ma è stato addirittura protetto da una lastra affinché non corresse il rischio di rovinarsi col tempo.
La Vergine di Banksy, revolver al posto dell’aureola, guarda in alto, verso un’altra Madonna, che era raffigurata in una edicola, ora scomparsa, che era posta vicino al muro dove è presente il primo graffito.
Grazie all’impegno ed al lavoro di Mariano Russo, amministratore di condominio per professione, mecenate per passione, il graffito di Banksy è stato coperto con una lastra, montata scostata dal muro, per permettere all’aria di circolare ed evitare la formazione di condensa.
Da quest’azione di salvataggio dell’amministratore di condominio napoletano, nasce un grande insegnamento di civiltà e cultura. “Potevo tranquillamente rimanere anonimo – spiega ai microfoni dell’ANSA – per me non sarebbe stato assolutamente un problema. Pero’ mi interessava raccontare questa breve storia per dimostrare che tutti possiamo fare qualche cosa, anche piccola, ma certamente utile. A chi mi chiede ‘perché’ lo hai fatto?’ rispondo semplicemente: ‘ne sentivo l’esigenza'”
Matteo Ferazzoli