La Banca d’Italia ha presentato il rapporto relativo al 2018 sull’Economia della Sicilia. Una situazione disastrosa a partire dai dati relativi alla disoccupazione il cui tasso è rimasto al 21,5% con valori maggiori del doppio rispetto a quelli nazionali che sono del 10,6%.
La disoccupazione giovanile, nella fascia di età tra i 15 ed i 34 anni, è cresciuta fino a raggiungere il 41,8%, il più alto fra tutte le regioni e con ben 17 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale.
Inoltre, per il terzo anno consecutivo, il tasso di disoccupazione di lunga durata, inteso come la quota delle persone disoccupate da più di un anno sul totale della forza lavoro, è salito al 14,8%, a fronte di una riduzione a livello nazionale e nel Mezzogiorno, rispettivamente pari al 6,2% e 12%.
Nel 2018 circa 1,9 milioni di individui residenti in Sicilia in età da lavoro erano nella condizione di disoccupato
o di inattivo pari 59,3% della popolazione, 18 punti percentuali oltre la media nazionale. Rispetto alla media italiana prevale, inoltre, una maggiore incidenza di inattivi (superiore di 11,2 punti percentuali) e tra questi di coloro che si dichiarano scoraggiati nella ricerca di un impiego (32,7 per cento, 24,4 in Italia).
Tutto ciò è stato causato dal rallentamento dell’economia siciliana nel 2018. Infatti tutti i principali indicatori dell’attività produttiva sono peggiorati. La produzione agricola è diminuita del 4,9% mentre in Italia, seppur di poco, è aumentata; la crescita del valore aggiunto industriale ha avuto un rallentamento dell’1,8% anche se in questo caso si è mantenuta in linea con l’andamento nazionale; il settore dell’edilizia ha continuato a mostrare segnali di debolezza, con le ore lavorate che si sono ridotte dell’11,9%, a livello nazionale di circa il 7%; la crescita delle presenze turistiche è stata del 2,9% a fronte di circa il 4% del resto d’Italia; la ricchezza delle famiglie siciliane è cresciuta solo lievemente e in misura più esigua della media italiana.
Si è anche esaurita la fase espansiva del settore dei servizi, mentre nell’edilizia pubblica è proseguita la riduzione dell’attività, nonostante l’aumento dei bandi pubblici negli ultimi anni. La ricchezza netta delle famiglie siciliane è cresciuta solo lievemente e in misura più esigua della media italiana.
In conclusione, secondo il Rapporto di Bankitalia, nel corso della lunga crisi economica il valore aggiunto regionale si è contratto notevolmente (-13,7% tra il 2007 e il 2014) e in misura più evidente rispetto alla media nazionale (-7,7); negli anni successivi la ripresa siciliana è stata più debole (1,6% tra il 2014 e il 2018, a fronte del 4,6 nazionale). Nel 2018 l’attività in Sicilia era ancora inferiore del 12,3% rispetto ai valori pre-crisi, riportando una flessione nettamente più ampia rispetto alla media nazionale (-3,4%).
“La Sicilia presenta una serie di indicatori negativi – ha sottolineato il direttore della sede di Palermo di Bankitalia, Pietro Raffa – e, sotto il punto di vista dell’occupazione, rappresenta il peggio della nazione“.