Lo sport dovrebbe unire, lo sport dovrebbe essere prima di tutto condivisione, sostegno e integrazione. E subito dopo attività agonistica. Tutto quello che non è stato il calcio per un bambino con sindrome di Down che è stato costretto dai “suoi compagni”, dentro lo spogliatoio di una società di calcio a Ripoli, a mangiare una schiacciatina che prima era stata messa sotto le docce.
Il motivo? Deridere e ferire un ragazzo come loro. La solita logica da “branco” dove tutti sono fighi se sono “uguali” agli altri. A volte questa mediocrità morale e intellettiva può essere espressa con i vestiti e altre volte nell’adottare lo stesso atteggiamento.
Fortunatamente uno dei ragazzi presenti, durante quell’atto di bullismo vero e proprio nei confronti del rragazzo con sindrome di Down, ha scelto di non essere come gli altri ma di decidere in maniera autonoma, intervenendo a favore del 13enne tanto da arrivare a rimproverare i compagni.
Quando la maturità non è dettata da una cifra ma dall’educazione e dalla sensibilità di ognuno di noi.
La madre del ragazzo “bullizzato” è intervenuta in maniera decisa attraverso un post su Facebook: “La risposta ai tre compagni di squadra str… che negli spogliatoi del calcio ti hanno fatto uno scherzo orribile…Anzi un vero e proprio atto di bullismo, è la tua faccia Amore mio! Alta, fiera e timida come sei tu, che chiami amici anche quei tre che amici non sono!”.
La signora, inoltre, ha voluto chiarire con una foto che mostra la quotidianità che vive il figlio con sindrome di Down, come la rasatura dei primi baffi, che nonostante l’atto vile perpetrato nei confronti del figlio: “ hai deciso di rasarti come i grandi, perché ora tu sei grande. Alla faccia di loro tre, che chissà se da ciò che hanno fatto potranno mai crescere… Glielo auguro. E lo auguro soprattutto alle loro famiglie! Noi dalla parte nostra, Amore mio, abbiamo la Forza della vita che ci ha già messo alla prova tante e tante volte. E tutte le volte Te e noi che siamo la Tua famiglia, abbiamo fatto un passo in più. Cambiamolo questo mondo…”.
Un mondo, una mentalità, una società che deve ripartire da chi alza la voce di fronte atti di una cattiveria inaudita, come il compagno intervenuto a favore del 13enne bullizzato e a cui la mamma dedica un sentito ringraziamento: “A tutti i miei amici genitori dico che per fortuna ci sono ancora ragazzini che non si piegano ai soprusi, che denunciano, che chiedono giustizia, che mettono a repentaglio la loro tranquillità, per un Amico! Grazie M. Hai dimostrato un coraggio, una correttezza, una forza che quei tre messi insieme non avranno mai!”.
Dorotea Di Grazia