Ero uno dei migliori studenti con i voti più alti…
adesso taglio le stoffe in una fabbrica. (Shrivan, 14 anni)
Ero molto felice a scuola! Ma… all’improvviso la mia scuola fu demolita…
un aereo da guerra aveva colpito la mia scuola. (Rajab, 13 anni)
Per aprire questo pezzo mi sono affidata alla parole di due bambini siriani, rifugiati in Turchia dopo essere scappati dal conflitto che si trascina ormai da 7 anni. Chi sia il buono e chi il cattivo, con chi prendersela e contro chi imprecare, non ha più importanza. In questo conflitto siamo tutti responsabili. I civili muoiono, i bambini siriani muoiono, chi porta aiuto muore. Benvenuti in Siria, benvenuti all’inferno.
Anno 2017, muoiono quasi 3000 bambini siriani
Se volete ridurre la guerra a numeri, in vostro soccorso viene il sito IamSyria che ci porta i numeri reali ed aggiornati di questo conflitto. Solo nell’anno 2017 a perdere la vita sono state 11.321 persone. Ma a spaventarci di più deve essere il numero di morti collaterali, quelle dei civili: 10.204. Di questi 10 mila, 1.536 sono donne e 2.998 bambini siriani. Strappati ai giochi, strappati alla vita. Vittime che tutti dovremmo piangere.
Poiché in questa guerra non c’è più un buono e nemmeno un cattivo, ma restano solo i cadaveri dei civili a terra, voglio analizzare per voi i dati di 3 giorni presi a caso dal calendario della morte.
- 11 febbraio 2018: il network siriano per i diritti umani (SNHR) documenta la morte di 11 civili, inclusi 2 bambini e 2 donne. Di cui 9 sono i civili uccisi dalle forze del regime siriano, 2 da altri partiti.
- 14 febbraio 2018. Buon San Valentino anche a voi. Quest’anno un regalo alternativo: le forze del regime siriano vi regalano 2 cadaveri di civili; le forze russe, più generose, abbondano a 4, inclusi quello di una donna e 2 bambini; non poteva certo mancare l’ISIS con l’uccisione di un civile.
- 16 febbraio 2018: le forze del regime siriano uccidono 8 civili, tra cui 3 bambini e una donna; l’ISIS un civile; le forze curde un civile e un altro civile muore per mano di altri. In un giorno qualunque, 11 civili hanno perso la vita.
Siria ovvero l’ “all you can eat” del Medio Oriente
Dal 2011 ad oggi, la Siria si è trasformata in un moderno banchetto all you can eat. Resistere alla tentazione di andare lì e sganciare una bomba è difficile. E così, accanto ai gruppi autoctoni come le forze del regime di Bashar al-Assad e la controparte ribelle, a questo banchetto partecipano anche la Russia, Israele, l’ISIS, la Turchia.
Sì, la Turchia ha lanciato l’operazione Ramoscello d’ulivo e ha attaccato la zona siro-curda di Afrin, nel nord della Siria. Assad non è rimasto certo a guardare e ieri, 20 febbraio 2018, le truppe vicine al suo regime sono arrivate all’enclave di Afrin. Erdogan per tutta risposta ha coordinato una serie di bombardamenti aerei.
Turchi a nord, russi a sud. E i bambini siriani muoiono
Sempre nella giornata di ieri, 20 febbraio 2018, si è registrata un’altra pagina nera nella già sporca storia di questo conflitto. Nel territorio di Ghoutha, a sud di Damasco, i raid aerei dell’aviazione russa e dell’artiglieria governativa hanno ucciso oltre 100 persone. Come gli attivisti hanno fatto notare, è stato
il peggior giorno dal 2015.
Non ci sono parole per la mattanza dei bambini siriani
I numeri di bambini che perdono la vita sotto le bombe nell’inferno siriano sono così elevati da aver lasciato senza parole persino le Nazioni Unite.
Nel comunicato del direttore regionale dell’UNICEF si legge:
AMMAN, 20 Febbraio 2018- “Nessuna parola renderà giustizia ai bambini uccisi, alle loro madri, ai loro padri e ai loro cari.”[1].
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Fine-
[1] L’UNICEF rilascia questo comunicato vuoto. Non abbiamo più parole per descrivere la sofferenza dei bambini e la nostra indignazione.
Coloro i quali infliggono questa sofferenza hanno ancora parole per giustificare i loro atti barbarici?
Chi scrive non si sente di aggiungere altro, se non riportare una citazione di Paolo Galimberti come invito a te, lettore, a riflettere:
C’è davvero il rischio che Damasco diventi la Sarajevo del secolo Duemila, la miccia di un conflitto che si allarga per cerchi concentrici fino a diventare globale? Non è più una domanda astratta o retorica. Ma un quesito di un drammatico realismo.
Lorena Bellano