Il 25 maggio di ogni anno si celebra la giornata internazionale dei bambini scomparsi: una ricorrenza, questa, creata per sensibilizzare l’opinione pubblica nei riguardi di un fenomeno drammatico in largo aumento.
Istituita negli Stati Uniti come National Missing Children’s Day nel 1983, in memoria della scomparsa del piccolo Etan Patz, un bambino di 6 anni rapito a New York il 25 maggio del 1979, è divenuta presto una data che ha coinvolto tutto il mondo.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha voluto creare un canale che potesse unire le Forze dell’Ordine con tutte le altre organizzazioni a tutela dell’infanzia, in modo da garantire assistenza alle famiglie dei bambini scomparsi.
Solo nel 2019, in Italia, sono state 8.331 le denunce di scomparsa di minori di cui 5.376 stranieri e 2.955 italiani. Un aumento vertiginoso riscontrato da Telefono Azzurro, in prima linea da oltre 10 anni a supporto del sistema di segnalazione e ritrovamento di bambini scomparsi, che ha visto raddoppiare il numero delle scomparse rispetto al 2018. Il Professor Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro, ha commentato:
I bambini e gli adolescenti scomparsi si ritrovano in molti casi in un territorio diverso da quello in cui sono scomparsi. Spesso sono vittime di tratta o sfruttamento e quindi occorre una solida cooperazione a livello internazionale, che favorisca la collaborazione, anche sull’aspetto della prevenzione della scomparsa, tra le Istituzioni e il mondo del No Profit.
Secondo i dati pervenuti in collaborazione con il Ministero dell’Interno e le Forze dell’Ordine, Telefono Azzurro ha constatato la fascia di età più a rischio compresa fra gli 11 ed i 18 anni e la Federazione Europea per i bambini scomparsi e sfruttati sessualmente (Missing Children Europe), ha dichiarato oltre 250.000 dispersi ogni anno nell’UE, praticamente un bambino ogni due minuti.
https://youtu.be/_j7vIwLgW2w
Ma come fanno a sparire nel nulla questi minori?
I bambini scompaiono per ragioni differenti, alcuni lo fanno volontariamente, magari per fuggire a situazioni di abuso o bullismo: scappano dalla propria famiglia, dall’istituzione in cui sono stati collocati o dalle persone responsabili delle loro cure e vengono definiti i Runaways. Vi sono poi i casi di rapimenti parentali, in cui il minore viene portato dal genitore o dal suo tutore, in un paese diverso dalla sua residenza contro la sua volontà, ma i casi più eclatanti sono quelli dei bambini che emigrano dal paese di origine in cerca di sopravvivenza all’estero.
Secondo l’unità Britannica il 60% dei bambini migranti, ospitati nei centri di assistenza sociale, non viene più ritrovato e solo in Europa i minori scompaiono entro 48h dalla loro collocazione presso il centro di accoglienza.
Insomma, la situazione è drammatica ed occorre intensificare costantemente i protocolli di controllo e tutela dei minori, inoltre è indispensabile creare ulteriori canali di cooperazione tra le varie organizzazioni affinché si riesca ad agire nell’immediato.
Sensibilizzare la collettività su un tema così delicato è fondamentale, ma non basta parlarne una volta l’anno per arginare il fenomeno che sta negando ai giovani la possibilità di avere un futuro. I bambini scomparsi non devono essere dimenticati e noi non possiamo voltarci dall’altra parte.
Silvia Morreale