Bambini palestinesi uccisi, scomparsi, resi orfani.

bambini

I rapporti delle organizzazioni internazionali denunciano le gravissime violazioni commesse da Israele contro i bambini palestinesi a Gaza ma anche in Cisgiordania.

I rapporti di Save The Children

Il genocidio ancora in corso rende pressoché impossibile fare delle stime precise, ma secondo i dati raccolti da Save The Children, a Gaza ci sarebbero attualmente 17.000 bambini separati dalla famiglia d’origine e non accompagnati, uno specialista della protezione dei bambini di Save the Children ha dichiarato:

“ Ogni giorno troviamo più bambini non accompagnati, e ogni giorno è più difficile sostenerli.
Lavoriamo attraverso i partner per identificare i bambini separati e non accompagnati e
rintracciare le loro famiglie, ma non ci sono strutture sicure per loro – non c’è posto sicuro a
Gaza”.

Un numero imprecisato di bambini sarebbe stato deportato in Israele, nelle prigioni a sud, o
detenuto in luoghi segreti.
In un video virale sui social media, un bambino catturato e poi rilasciato dall’esercito israeliano al posto di blocco di Nitzarim, appariva malnutrito e presentava evidenti segni di violenza fisica, il piccolo a causa dei traumi subiti era incapace di esprimersi verbalmente e riusciva solo a disegnare compulsivamente soldati armati.
Sarebbero 21.000 i bambini dispersi e circa 4000 ancora sotto le macerie di case o scuole, mentre un altissimo numero, impossibile da conteggiare, è stato trovato con segni di torture ed esecuzioni sommarie, con ferite tali da ostacolare il riconoscimento o sepolti vivi dentro fosse comuni sparse in varie zone della Striscia.
Alexandra Saieh, responsabile della politica umanitaria e della difesa di Save the Children, ha
dichiarato:

“I genitori stanno affrontando l’angoscia di non sapere dove sono i loro figli, senza nessuno
che si prenda cura di loro, non essendo in grado di proteggerli o dare loro sepolture
dignitose. Le famiglie sono torturate dall’incertezza del luogo in cui si trovano i loro cari.
Nessun genitore dovrebbe dover scavare tra macerie o fosse comuni per cercare di trovare il
corpo del proprio figlio. Nessun bambino dovrebbe essere solo, non protetto in una zona di
guerra. Nessun bambino dovrebbe essere detenuto o tenuto in ostaggio”

Bambini presi di mira a Gaza e nella Cisgiordania occupata

Bragi Gudbrandsson, vicepresidente del Comitato per i diritti dell’infanzia ha dichiarato che la morte violenta dei bambini palestinesi a Gaza non ha precedenti nella storia, “non credo che abbiamo visto prima una violazione così massiccia come abbiamo visto a Gaza. Queste sono violazioni estremamente gravi che non vediamo spesso”, ha detto.
Il CRC, l’organismo internazionale che monitora il rispetto dei diritti dell’infanzia da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite, ha manifestato preoccupazione per tutti i bambini uccisi, feriti, mutilati, vittime della malnutrizione e resi orfani, sfollati e scomparsi, ha altresì esortato Israele a rilasciare i bambini detenuti arbitrariamente e ad “abolire il sistema istituzionalizzato di detenzione e l’uso della tortura e del maltrattamento contro di loro in
tutte le fasi del procedimento giudiziario”.
Secondo il rapporto di DCIP (Difesa Internazionale per l’Infanzia – Palestina) dal titolo “Colpire l’infanzia: Minori palestinesi uccisi dalle forze israeliane e dai coloni nella Cisgiordania Occupata”, il 20% dei bambini uccisi dal 2000 dall’esercito d’occupazione, sarebbe stato ucciso dopo il 7 ottobre 2023, circa un minore ogni due giorni. In base a testimonianze dirette, filmati di videosorveglianza e referti medici, è stato possibile appurare che prendere di mira i minori con l’intento di sottoporli a trattamenti degradanti fino a causarne la morte è una prassi consolidata da parte delle autorità israeliane nei territori occupati in West Bank.
L’esercito d’occupazione impiega cecchini addestrati per colpire bambini disarmati, secondo le stime di DCIP dal 7 ottobre 2023 al 31 luglio 2024, sono 116 i minori assassinati secondo queste modalità.
Entro lo stesso lasso di tempo, 25 bambini sono rimasti uccisi in attacchi aerei mirati o in aree densamente abitate. Nel 43% dei casi analizzati l’esercito d’occupazione nega le cure mediche ai bambini feriti in questi attacchi ostacolando intenzionalmente l’arrivo di ambulanze e sparando su medici e paramedici.
Sono stati documentati altresì 18 casi in cui i corpi dei bambini palestinesi assassinati nella Cisgiordania occupata, sono stati trattenuti e confiscati senza mai essere restituiti alle famiglie in violazione del Diritto Internazionale Umanitario e Penale.

Le testimonianze raccolte da The New Arab sui bambini orfani a Gaza

Save The Children e UNICEF sono concordi nel ritenere che 17.000 bambini a Gaza, circa l’1% del totale degli sfollati a causa del genocidio, sono rimasti orfani.
Il giornale The New Arab racconta alcune delle migliaia di storie di bambini di Gaza, la cui infanzia è stata negata.
Osama Al-Qrinawi è nato l’11 dicembre 2023, dieci giorni dopo la sua nascita, la casa dove vivevano i genitori, Mohammed e Ilham, è stata distrutta da un bombardamento israeliano, nell’attacco sono rimasti uccisi il padre, uno zio e i nonni.
Dopo essere stati estratti vivi dalle macerie, Osama e sua mamma trovarono rifugio nella scuola Khadija di Deir al-Balah, nel mese di marzo il piccolo Osama venne però privato della figura materna, anche la madre infatti perse la vita in uno dei centinaia di attacchi israeliani contro le scuole di Gaza adibite a rifugio per gli sfollati.
I bambini più grandi rimasti orfani invece hanno visto improvvisamente interrompersi l’infanzia per passare all’età adulta, con tutte le responsabilità che ne conseguono.
Venendo a mancare le figure genitoriali, i fratelli e le sorelle maggiori sono gravati dal compito di prendersi cura dei fratellini più piccoli e provvedere alle loro esigenze, come vestirli, lavarli e dargli da mangiare.
Questo è il caso di Mohammed al-Yazgi, un bambino di 13 anni, quando un anno fa la madre e altri familiari rimasero sepolti sotto le macerie della loro casa, il padre portò lui e i suoi sei fratelli all’ospedale Al-Shifa per poi partire alla ricerca del corpo della moglie. A causa del successivo sfollamento dell’ospedale, Mohammed non rivedrà più suo padre e da quel momento in poi sarà costretto a rivestire il ruolo di genitore per i suoi fratellini più piccoli.
Quando la sorellina di appena un anno l’ha chiamato “papà” per la prima volta, il ragazzino si è reso conto di essere cresciuto di almeno dieci anni in un anno.
A TNA Mohammed ha dichiarato:

“Quando mi ha chiamato papà, ho pianto molto e mi sono chiesto quanti anni sono cresciuto?
Quando sono diventato padre dei miei fratelli?”

Mohammed ha solo 13 anni ma sente di vivere un’età diversa da quella anagrafica, con compiti e responsabilità diverse da quelle proprie dell’infanzia, si ritrova ad essere un genitore, un punto di riferimento per i suoi fratelli, ma lui stesso ha bisogno di una figura che provveda alle sue necessità non solo materiali ma anche emotive.
“Ero un bambino e avevo bisogno che i miei genitori si prendessero cura di me […] Ora, sto lottando per mantenere a galla i miei fratelli ottenendo cibo per loro da istituzioni di beneficenza. È difficile mantenere i miei fratelli calmi mentre io stesso non posso fare lo stesso”, ha detto.

Già prima dell’inizio del genocidio a Gaza, erano 33.000 i bambini orfani a causa delle precedenti cinque offensive militari dal 2008, i 4 orfanotrofi, allora funzionanti e oggi trasformati in rifugi per gli sfollati, e le varie organizzazioni umanitarie, provvedevano a fornirgli un riparo, assistenza, istruzione, cibo e vestiti, oltre all’erogazione di un’indennità mensile ad hoc.
Secondo Ghada Hirzallah, direttore dei Villaggi dei Bambini SOS a Gaza, l’assenza di strutture e servizi nella Striscia, a causa del genocidio in corso, priva i bambini rimasti orfani delle cure e del sostegno di cui hanno bisogno per affrontare il dolore e lo shock della guerra che stanno vivendo.
A TNA ha infatti dichiarato:

“Il benessere psicologico e sociale dei bambini a Gaza ha raggiunto livelli preoccupantemente bassi, lasciando tutti i bambini bisognosi di cure psicologiche e non solo gli orfani”.

Jenny Favazzo

Exit mobile version