Essere bambini nel Sahel: la vita tra violenza, fame e morte

bambini nel Sahel

La situazione dei bambini nel Sahel diventa ogni giorno più tragica. I cambiamenti climatici, che si manifestano sotto forma di siccità, di inondazioni e in generale di condizioni meteorologiche estreme, la povertà e gli incessanti conflitti hanno provocato una gravissima crisi umanitaria di cui le prime vittime sono proprio i più piccoli. Un’analisi condotta da Save The Children mostra come a causa delle violenze il numero di bambini sfollati nel Sahel centrale raggiunga oggi l’assurda cifra di 1,8 milioni.

I bambini nel Sahel sono le prime vittime della crisi umanitaria

Questo è quanto riporta l’organizzazione non governativa Save The Children dopo aver condotto un’analisi sui dati presentati dall’UNHCR (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Dal 2019 ad oggi i bambini che hanno dovuto abbandonare la propria casa in Mali, Burkina Faso e Niger è quintuplicato, a causa soprattutto delle continue violenze perpetrate dai gruppi militari che si contendono il controllo dei territori. Secondo il report della ong sarebbero circa 1,8 milioni i bambini nel Sahel centrale che sono sfollati, contro i 321 mila di cinque anni fa.

La crisi del Sahel centrale, in gran parte dimenticata, rimane una delle peggiori emergenze umanitarie al mondo, resa ancora più devastante dal fatto che si tratta di una crisi che colpisce Paesi con popolazioni tra le più giovani a livello globale. Milioni di bambini, che già vivevano in uno dei luoghi più difficili al mondo, sono in fuga da una violenza inimmaginabile, dopo aver perso le loro case, le loro comunità e tutto ciò che conoscevano”. Queste le parole di Vishna Shah, direttrice regionale di Save the Children. Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite i bambini rappresentano il 40% della popolazione sfollata nel mondo, arrivando fino al 58% nei tre paesi del Sahel centrale.



Oltre alla crisi climatica, alla povertà estrema e alla insicurezza alimentare che causano migliaia di morti, i bambini nel Sahel sono anche soggetti agli attacchi e ai tentativi di reclutamento da parte delle milizie locali, che nel corso degli anni sono diventate sempre più brutali; si oppongono all’istruzione gestita dallo stato, bruciano scuole, sabotano le reti idriche, rapiscono, uccidono e mutilano i bambini. Gli echi del conflitto si estendono però anche ai paesi confinanti con il Sahel centrale, in particolare la Costa d’Avorio ha visto aumentare enormemente il numero dei minori che cercano rifugio nel paese a seguito delle violenze in Mali (da circa 2.400 a fine 2022 a 29.700 oggi).

Una crisi umanitaria e alimentare

Se è vero che i bambini nel Sahel costituiscono la maggioranza degli sfollati, è vero anche che sono gli individui più vulnerabili alla fame e colpiti dalla malnutrizione. Tra Burkina Faso, Niger e Mali sono circa 7,5 milioni i minori che rischiano di non poter ricevere un’alimentazione adeguata durante l’estate, cioè la metà dell’intera popolazione. La mancanza di cibo e il dover adattarsi alle difficili condizioni porta spesso a problemi di salute e di conseguenza alla morte prematura dei soggetti più fragili. Il clima semi-desertico della regione inoltre non aiuta l’agricoltura, che rimane difficile da praticare per via dei cambiamenti climatici e che vede il prezzo dei suoi prodotti aumentare costantemente proprio a causa della crisi climatica ed umanitaria.

Nel Sahel sono quindi circa 15 i milioni di individui che vivono in condizioni estremamente avverse, sia dal punto di vista climatico che umanitario. Di questi la metà sono bambini, ma il numero è destinato a diminuire drasticamente se non arriveranno aiuti e se il conflitto continuerà a lungo. Le vittime sono numerosissime ma sono i bambini nel Sahel i primi a soffrire; la regione è completamente alla mercè dei gruppi armati per cui serve un monitoraggio costante da parte della comunità internazionale oltre che aiuti concreti e mediazioni per favorire una pace vera e duratura, che porti finalmente alla fine delle ostilità e delle sofferenze per milioni di persone.

Marco Andreoli

 

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